Le donne non capivano il
tedesco: videro il sergente e i soldati avvicinarsi e stesero le mani
supplichevoli. Il sergente, forse per veder meglio, prese per le braccia una
giovinetta, e la tirò da parte; francesi non ce n’erano; ma quella giovinetta
era così graziosa nel suo terrore!... E il sergente era così allegro!... e i
suoi nervi così eccitati...
Se la prese fra le avide
braccia, e la rovesciò per terra. Allora, come un branco di lupi, quei soldati,
si gittarono sulle donne. Grida, gemiti, lotte brevi, rapide, di corpi che
tentavano disperatamente divincolarsi dalle strette bestiali; un ansare
mostruoso; un percotere di pugni feroci, per abbattere le resistenze. La bestia
concupiscente trionfava...
Rossi, con le nari
dilatate, ancora ansanti, lasciavan la preda abbandonata per terra, priva di
sensi; sopra la quale altri si gittavano, come assetati a una fonte di acqua.
Una fanciulla era morta: aveva il petto squarciato da un colpo di baionetta; il
sangue che le sgorgava su le vesti scomposte, non aveva impedito la
profanazione.
Il sottotenente non
aveva detto una parola. Aveva alzato le spalle, bisognava pure che quei poveri
ragazzi, che avevan combattuto da tre giorni, trovassero uno svago. Un soldato
gli aveva offerto una fanciulletta di quindici anni, che pareva un giglio; ma
egli non aveva nessuna voglia. Aveva rifiutato.
- Allora la prendo per
me! – aveva esclamato il soldato.
Parevano degli
ubbriachi, ancora coi nervi vibranti, gli occhi cupidi, i volti accesi. Non
v’era nulla a frugare: francesi non ce n’era; roba da saccheggiare neppure. Il
sergente bonaccione, che rideva soddisfatto, non volle andarsene, senza aver
prima strappato a una giovane donna, forse una sposa novella, gli orecchini,
lacerandole le orecchie.
Intanto un grave puzzo
di gas empiva l’aria; certo in quel trambusto qualcuno aveva rotto un tubo.
Il drappello abbandonò
il magazzino; vide un’altra scala, vi si lanciò con ardore, come se si
trattasse di dare la scalata a una fortezza; lì, nella penombra del magazzino,
sedute per terra o ancora abbattute, qualcuna in piedi, col volto nascosto fra
le mani, meste, sbalordite dallo spavento, dalla vergogna, con le vesti lacere
e scomposte, rimanevano quelle povere donne; e in mezzo a loro, immobile, nella
sua nudità profanata, giaceva la fanciulla uccisa; ma nel volto esterrefatto,
negli occhi azzurri spalancati e senza luce, nella bocca amareggiata dallo
spasimo estremo, v’era tutto l’orrore del misfatto; tutto lo strazio della vita
doppiamente violata; v’era qualche cosa di ineffabile che destava e confondeva
insieme una gentile pietà e un’ira profonda.
Disegno di Niccolò Pizzorno.
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