giovedì 26 febbraio 2015

Così Luigi Natoli viene presentato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930

Di lui l'Editore palermitano La Gutemberg nel 1930 scriveva:
"Oramai è vano mantenere il segreto su questo nome esotico, sotto il quale si è compiaciuto celarsi uno degli ingegni più vigorosi che onorano la Sicilia.
Quando sulle colonne del Giornale di Sicilia apparve una biografia di questo preteso inglese, con un elenco di opere... che non esistono; nessuno sospettò che si trattasse di una burla, e che uno scrittore inglese di questo nome non esisteva che nella immaginazione di chi l'aveva creato. Ma dopo le prime dieci puntate di Calvello gli uomini colti, capirono che il romanzo non poteva essere di un inglese; e che la conoscenza della storia, del costume, della topografia di palermo nel 700, della vita e dell'anima siciliana in quel tempo, era così profonda, che l'autore, per quanto camuffato da suddito di S.M. britannica, non poteva essere che siciliano.
E a poco a poco; crescendo l'ammirazione pel romanzo, si venne a questa conclusione, che di uomini i quali conoscessero così profondamente le cose siciliane non ve ne erano che due: Giuseppe Pitrè e Luigi Natoli; e che, trattandosi di un lavoro di fantasia, e non di erudizione e di scienza, William Galt non poteva essere che Maurus o Luigi Natoli.
Perchè egli abbia voluto incarnarsi in un personaggio esotico, non sappiamo. Non si domanda a uno scrittore perchè abbia assunto questo o quell'altro pseudonimo; talvolta si può indovinare. Forse, William Galt ha voluto godersi da incognito lo spettacolo del grande successo del suo romanzo. Il quale egli scrisse per una prova e per una dimostrazione.
Volle dimostrare che l'ingegno italiano può, se vuole, sostenere vittoriosamente il confronto con quello straniero in un genere di letteratura che i sopracciò dell'arte guardano spesso con ingiustificata diffidenza; e che si può scrivere un romanzo di appendice, interessante per intreccio di avvenimenti, e anche per situazioni drammatiche di effetto, che nel tempo stesso sia opera d'arte.
Opera d'arte nella creazione dei caratteri umani, reali, determinati, varii, opera d'arte nel dialogo; nella descrizione efficace e pittorica; nella rappresentazione viva, evidente, maravigliosa; opera d'arte nella forma; in quel giusto senso di misura, che è pur difficile mantenere in una tela vasta e varia.
E William Galt è riuscito: ha superato la prova. Tanti romanzi già sono usciti dalla sua penna; e basterebbe soltanto uno di essi per la fama dello scrittore. Confronti non se ne fanno, ma dinanzi a quei pasticci, che sono una offesa alla storia, al buon senso, all'arte; a quelle rifritture dei romanzi di A. Dumas, che escono dalla cucina di M. Zevaco, e dei quali pure non si vergognano di imbandire piatti indigesti al pubblico nostro editori e giornali, abbiamo il diritto di affermare la incomparabile superiorità del nostro William Galt.
William Galt o Maurus, come piacerà meglio ai lettori di chiamarlo, da ventidue anni collaboratore ricercato del Giornale di Sicilia, nacque in Palermo nel 1857; da ragazzo rilevò le sue attitudini: a quattordici anni scrisse un romanzo; a sedici anni verseggiava; a diciotto cominciò a scrivere sui giornali. Non ebbe veramente maestri; ma egli ricorda con devoto affetto il suo maestro di quarta classe, Nicolò De Benedetto (morto giovane e pazzo) che indovinò nel piccolo allievo le attitudini a scrivere, e lo incoraggiò e gli perdonò le monellerie; e il professore di ginnasio p. Ramirez, che, leggendo in pubblico i componimenti dell'alunno, gli diceva: - Spero di vivere tanto da leggere le cose vostre stampate.
Queste parole furono lo sprone che spinse il giovane nella carriera delle lettere. D'allora la sua vocazione fu ben chiara e determinata. Abbandonò le scuole, dove il suo ingegno non poteva costringersi al formalismo pedantesco; ma studiò da sè, gagliardamente, i classici latini e italiani, studiò filologia (conserva ancor manoscritta una grammatica storica del dialetto siciliano) studiò filosofia, volle anche formarsi una cultura scientifica. Ma più si appassionò della letteratura e della storia siciliana; e della sua profonda e sicura conoscenza in questo ramo di studi, non vi è chi non gli renda giustizia.
Uomo di svariata e vasta cultura, di ingegno versatile, autore di un gran numero di libri per le scuole pregevolissimi; di una infinità di articoli, di novelle, di storie e leggende saporitissime, di poesie ammirate, di monografie storiche e letterarie, importanti e citati dagli studiosi come fonti; conferenziere caro e applaudito; commediografo, lavoratore instancabile, scrittore sempre elegante ed efficace e personale, conserva sempre la stessa freschezza giovanile, e si rivela sempre con aspetti nuovi.
I suoi romanzi storici sono lo specchio delle sue doti: in essi vi è fantasia mobile e varia del poeta, l'osservazione dello psicologo, l'erudizione dello storico e la potenza efficace dello scrittore. Ecco perchè piacciono e piaceranno!
Gli Editori"
 

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