giovedì 26 febbraio 2015

Luigi Natoli - Alla guerra! La Croce Rossa...


"S’accostò al letto del ferito, gli sollevò con una mano il capo, con l’altra porse alle labbra riarse una tazza d’acqua… Poi gli acconciò le coperte; e ritornò al letto, e dopo essersi assicurata che il suo ufficiale dormiva, sedette di nuovo sullo sgabello, con le mani sul grembo, lo sguardo vagante sopra i letti, dove ogni tanto qualcuno si lamentava. Quanti ve n’erano!... E di là altre c’erano altre sale, e si intravedevano altri letti; e sopra, nel piano superiore ce n’erano ancora. Si sentivano dei passi andar su e giù; forse medici, infermieri; ogni tanto di fuori una voce impartiva ordini; si udiva un rotolare di carrette; un via vai frettoloso; poi qualche urlo di dolore; dei gemiti che levavano il cuore; frammezzati da improvvisi silenzi. A ogni aprir di porta entravano zaffate di odore d’acido fenico; e il vocìo si faceva più distinto e i gemiti più forti. Ella riconosceva la voce del capitano medico; e immaginava che medicasse altri. Forse estraeva altre palle. Improvvisamente i gemiti si mutavano in ululi di dolore che facevano rabbrividire. Si alzò e s’avvicinò alla porta; vide intorno al letto operatorio un gruppo di persone, che le nascondevano la vista del letto; uno dei chirurghi pareva intento a qualche cosa che Betty non poteva capire: vide però uno dei medici trascegliere di fra gli strumenti, una sega. Ella si sentì gelare il sangue, ma non si mosse; una curiosità folle la inchiodava lì, su la soglia, nell’aspettazione trepidante di qualche cosa orrenda. I suoi occhi spalancati erano costretti da una forza ineluttabile a seguire ogni gesto; i suoi orecchi a udire. Nessuno parlava. Solo, ogni tanto, qualche ordine breve, rapido, quasi sottovoce, ma il  ferito che stava in mezzo ai medici, e che Betty non vedeva, non taceva. Betty l’udiva: udiva un mugolìo disperato che non aveva nulla di umano, un rantolo che pareva squarciasse il petto; e si sentiva il cuore pieno di sgomento e di pietà. A un tratto vide una mano buttar in un canto, presso il tavolo degli strumenti, qualche cosa. Mandò un grido, chiudendo gli occhi; ma li riaprì subito e guardò. Era una gamba, una gamba umana, spezzata, sanguinante, nuda, col piede inerte, un piede tozzo, dalle dita ripiegate, come se un rabbrividimento li avesse contratti: una gamba divelta dal suo tronco, buttata là come una cosa inutile, come una cosa nociva; ed era carne umana…"
Disegni di Niccolò Pizzorno

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