giovedì 4 dicembre 2025

Luigi Natoli: 4 dicembre 1563. Sono venuto per ammazzarvi! - Tratto da: La baronessa di Carini. Fa parte di: Amore e morte. Storie e leggende volume 1

L’alba saliva bianca e serena dietro la curva schiena d’Ustica; un venticello freddo e sottile aveva nella notte spazzato le nuvole; solo sull’orizzonte si allungavano a strisce ineguali, due o tre lembi cinerei, che rigavano in bruno il chiarore del mattino. 
La postierla del castello si aprì, come un occhio nero sulla muraglia tetra, il cavaliere Vernagallo uscì avvolgendosi nell’ampio mantello; dietro a lui su la soglia apparve donna Caterina. Si presero per le mani, guardandosi teneramente. 
- Vedi – le disse, mostrandole il cielo dove le stelle tremolavano ancora – dopo la tempesta viene il sereno. 
Ella sorrise e sospirò malinconicamente. 
- Addio! 
- Addio! 
Col capo avvolto in un cappuccio, stretto il bel corpo in un mantello, donna Caterina seguiva con lo sguardo il trotto serrato del morello di don Vincenzo; di quando in quando esso spariva nel folto degli alberi, poi ricompariva più piccolo, meno distinto, per cacciarsi di nuovo entro le macchie cupe dei boschetti, finalmente lo perdette di vista. 
Nel silenzio del mattino l’eco delle zampe ferrate si spegneva a poco a poco; la campagna era muta; non il pigolio degli uccelli salutanti il nuovo giorno. Due corvi volarono lenti e pesanti nel cielo, gracchiando, come per desiderio di preda. 
Ella correva dietro al suo sogno, cercandolo tra le nubi dorate che erravano nel cielo; quando un frequente scalpitare di cavalli distolse gli occhi suoi. 
Guardò giù nel piano; un gruppo di cavalieri che ella non distingueva ancor bene, saliva già la collina; uno di essi andava innanzi, incitava il cavallo, come per infondergli lena; il cavallo incurvava la nobile testa sul petto fumante, ed allungava il passo su lo scosceso sentiero che serpeggiava fra le rupi. 
Donna Caterina guardava con sospettosa curiosità; chi potevano essere quei cavalieri? e quale urgenza li pungeva? e che venivano a cercare nel castello? Quando furono più vicini, il cavaliere che andava innanzi levò la testa in su. Donna Caterina trasalì; un fremito ghiacciato serpeggiò per le vene; le gambe le tremarono; stette come inchiodata dal terrore nel balcone. 
Aveva riconosciuto suo padre. 
Perché ella tremava? Non lo sapeva, al di sopra della cavalcatura le era sembrato di veder sogghignare il volto di frate Arcangelo. Era forse la punizione che giungeva?
I cavalli erano arrivati sulla spianata; il signor barone, veduta la figliuola aveva cacciato gli sproni nei fianchi del cavallo, levando il pugno minaccioso verso di lei. Ella vide i cinque cavalieri svoltare l’angolo, e poco dopo sentì risonare i ferri sul selciato della corte. Allora fece uno sforzo, entrò nella sala, e si appoggiò alla spalliera di un seggiolone: in quel momento la porta si aprì con fracasso; il barone don Vincenzo, seguito da un bravaccio balzò nella sala come l’avvoltoio sulla colomba. 
Si fermò innanzi alla figliuola, incrociando fieramente le braccia sul petto, e guardandola quasi per scoprire sul suo volto le tracce degli ultimi baci peccaminosi. 
Ella tremava, pallida, atterrita, non osando levare gli occhi su quelli del padre, sul cui aspetto leggeva chiaramente la sua condanna.
- Perché siete venuto, signor padre?
- Sono venuto per ammazzarvi! – rispose il barone cupamente, e sguainò la spada. 
Ella sentì lo stridore della lama uscente dalla guaina e un brivido gelato le corse per le vene: si buttò in ginocchio, giungendo le mani con una espressione disperata di preghiera e di dolore...



Luigi Natoli: La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue.
L'opera è la fedele trascrizione del volume Storie e leggende, pubblicato in Palermo dalla casa editrice Pedone Lauriel nel 1892. Alla raccolta è stata aggiunta la novella "La signora di Carini" pubblicata nel Giornale di Sicilia nel 1910 con pseudonimo di Maurus, "Un poemetto siciliano del secolo XVI" estratto dagli Atti della reale accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo (serie III - vol. IX - Palermo 1910) e "Storia della Baronessa di Carini (sec XVI) estratto da "Musa siciliana" con note dell'autore - Casa editrice Caddeo 1922. 
Il volume raccoglie quindi tutto quanto Luigi Natoli scrisse sul famoso "caso" della Baronessa di Carini.
Pagine 310 - Prezzo di copertina euro 21,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

mercoledì 3 dicembre 2025

Luigi Natoli: Il caso del Veneziano. Tratto da: L'interdetto. Storie e leggende volume 2

La mattina del 1 dicembre del 1588, all’angolo della casa di don Pietro Opezzinga, nel piano di Bologna si trovò un cartello che diceva così:

Chi fa lu Vicerè? dormi e s’annaca, 
e cu abiti e battismi si nutrica; 
di matutinu a vespru si imbriaca, 
cu la duchissa la notti si strica:
lu regnu? l’avi menu d’una braca,
sulu pri li gabelli s’allammicca;
vennu li turchi? di sutta c.....a
nun c’è cchiù scantu? s’arma e si minnica. 

Le prime persone che lessero, passarono via frettolose per paura di esser creduti gli autori; ma poi ferma uno, ferma un altro, si fece un gran cerchio; i versi cominciarono a correre per le bocche di tutti, e siccome il signor duca d’Albadelista, Vicerè e Capitan generale non godeva le simpatie della città, erano accompagnati da risa e commenti arguti. 
In un momento la notizia dell’epigramma si diffuse per tutta Palermo. Gli uomini del foro la recarono nei tribunali; gli impiegati della Città al Senato, alla Tavola, al Patrimonio; i notai nelle loro banche; i mercanti nelle logge, li seppero i barbieri, i lacchè, i razionali dei monasteri e dei conventi, li seppe, all’ultimo Sua Eccellenza il Vicerè, e montò in furia. 
Veramente la sua eccellenza viceregia non poteva lasciare impunita l’acerba pasquinata; era necessario dare un esempio. Ordinò tosto al suo capitano d’andare a togliere il cartello, e cominciò poi a pensare entro di sé chi mai poteva esserne l’autore. 
Fruga e rifruga gli venne a mente il nome di Antonio Veneziano. Perché avrebbe dovuto essere Antonio Veneziano e non un altro? Io non lo so, e forse nemmeno il signor Vicerè lo sapeva bene; ma Antonio Veneziano era poeta e poeta celebre per giunta; il cartello era in versi, dunque? dunque poteva darsi il caso che veramente il monrealese fosse il colpevole delle terribili ingiurie alla eccellenza del signor Vicerè!
E così fu ordinato l’arresto di Antonio Veneziano. 
Ci si recò un capitano con sei guardie, nientemeno, e trovarono Antonio Veneziano che componeva un’elegia latina...



Luigi Natoli: L'interdetto. Storie e leggende volume 2. 
Raccolta di Storie e Leggende pubblicate con pseudonimo di Maurus sul Giornale di Sicilia dal 4 gennaio al 16 luglio 1890 e fedelmente trascritte ad opera de I Buoni Cugini Editori. 
Pagine 351 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon prime e tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour) Spazio Cultura libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102) 

lunedì 1 dicembre 2025

Precisazione per i lettori sulle pubblicazioni "Storie e Leggende" di Luigi Natoli edite I Buoni Cugini Editori


A proposito delle nuove raccolte di "Storie e Leggende" di Luigi Natoli, pubblicate con pseudonimo di Maurus sul Giornale di Sicilia edite I Buoni Cugini Editori, ci teniamo a precisare che: 

- La casa editrice I Buoni Cugini Editori si sta dedicando, con un lavoro molto impegnativo e minuzioso, alla raccolta di tutte le "Storie e leggende" pubblicate da Luigi Natoli con pseudonimo di Maurus sul Giornale di Sicilia a partire dal 1889 fino al 1929.
- Al lavoro di ricerca, si aggiunge quello della fedele trascrizione dei testi, in ordine cronologico, in modo da dare al lettore la visione completa dell'opera nel modo più preciso possibile e dalle fonti originali. 
- Le "Storie e Leggende" saranno pubblicate in diversi volumi, regolandoci su un numero medio di pagine per comodità del lettore; la data d'inizio, come da Giornale di Sicilia è il 12 febbraio 1889 e il primo volume già pubblicato, dal titolo Amore e morte, raccoglie gli scritti fino al 31 dicembre 1889
- Il 10 dicembre 2025 è in uscita il secondo volume, L'interdetto, che raccoglie gli scritti dal 4 gennaio al 16 luglio 1890
- Entro febbraio 2026 uscirà il terzo volume, che comprende gli scritti da settembre 1890 a dicembre 1891

E così via, fino al 31 dicembre 1929.
Tutto questo lo scriviamo per chiarezza del lettore, affinchè sia netta la differenza tra la nostra pubblicazione e quella fatta dall'editore Flaccovio negli anni '70 e successivi; I Buoni Cugini Editori non stanno ripubblicando i volumi editi Flaccovio, ma stanno raccogliendo tutte le "Storie e Leggende" di Luigi Natoli, sia edite che inedite, per quarant'anni di pubblicazioni quasi giornaliere. 
Il nostro piano editoriale non prevede quindi soltanto quattro volumi, ma molti di più. E per ulteriore distinzione e sempre per maggiore chiarezza del lettore, stiamo dando un titolo ad ogni volume. 
Il piano dell'opera è comunque ben spiegato nella quarta di copertina, ma ci teniamo a precisarlo ulteriormente, ringraziando chi ci ha seguito e continua a seguirci nei quindici anni del nostro lavoro, ancora non concluso, per il recupero dell'opera omnia dello scrittore e storiografo palermitano Luigi Natoli. 
Per ogni ulteriore chiarimento, potete contattarci alla mail: ibuonicugini@libero.it, al whatsapp 3894697296 o al cell. 3457416697 del dott. Ivo Tiberio Ginevra responsabile vendite.


Dal 10 dicembre sarà disponibile in libreria e su tutti gli store online il secondo volume di "Storie e Leggende: L'Interdetto" pubblicate da Luigi Natoli con pseudonimo di Maurus dal 4 gennaio al 16 luglio 1890

Isbn: 979-12-5547-053-3
Pagine 351
Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno

Con questo secondo volume continua il recupero e la pubblicazione, a opera dei I Buoni Cugini Editori, di tutte le numerosissime “Storie e leggende” scritte da Luigi Natoli sul Giornale di Sicilia con lo pseudonimo di Maurus dal 1889 al 1929.
L’intenzione del grande scrittore palermitano, nei quarant’anni di vita della Rubrica quasi giornaliera, era quella di narrare la storia della Sicilia usando l’originale formula del racconto o leggenda storica:

“Volete storie di briganti? magnanimità del buon tempo di re Artù fra lo scoppio degli odii e le battaglie sanguinose? Spettacoli, torneamenti, rappresentazioni, auto da fè? Ditelo; ed io vi condurrò; e insieme penetreremo e interrogheremo tutte le vie, le case, le chiese; rievocheremo le vecchie leggende, trarremo dal sepolcro paurosi spettri ed ombre eroiche, leggeremo virtù magnanime e sanguinosi misfatti…”

Le “Storie e leggende” pubblicate in questo secondo volume, sono fedelmente trascritte seguendo il rigoroso ordine cronologico di apparizione sulle pagine del Giornale di Sicilia, affinché il lettore possa osservare l’evoluzione dello stile letterario dell’autore, godendo appieno della sua crescita verso la maturità, ove tale crescita si possa ravvisare.
Alcune “Storie e leggende” le ritroviamo negli anni seguenti sviluppate in forma di romanzo, altre sono riscritte dall’autore con delle modifiche, ma la maggior parte non ha mai goduto di una successiva pubblicazione.
Ove possibile, sono seguite dal riferimento storico trascritto da “Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo” dello stesso Natoli (I Buoni Cugini Editori, 2020) per comprendere meglio l’ambientazione dell’epoca, ad eccezione di “Il caso del Veneziano”, il cui riferimento storico è trascritto da “La Civiltà e la Letteratura Siciliana nel secolo XVI” (I Buoni Cugini Editori, 2023).
Per ben distinguere i volumi, oltre alla numerazione, diamo a ognuno il titolo di un racconto compreso nel libro: per il secondo è “L’interdetto” e comprende le “Storie e leggende” pubblicate dal 4 gennaio al 16 luglio 1890.
Una raccolta unica nella sua vasta complessità, frutto di tanto lavoro e di accurate ricerche, che nel suo insieme consegna al lettore la visione integrale del grande Luigi Natoli che tanto amò la sua Sicilia.

Nel presente volume:

Capitan Montesoro
Lepanto
Il re della Bocceria
Il veltro rapito
Arcadia felice
I funerali di un principe
Sinan Bassà
Potenzano il grand’uomo
Una corsa
Che si possa rompere il collo!
Tra principe e bandito
Auri sacra fames
L’interdetto
La cassa misteriosa
La baronessa di Miserandino
Il caso del Veneziano
La pelle dei giudici
La figlia del Diavolo
Fra Diego La Mattina

Disponibile dal 10 dicembre 2025

lunedì 24 novembre 2025

Luigi Natoli: 18 novembre 1189, muore a trentasei anni Guglielmo il Buono, fra il compianto universale. Tratto da: Storia di Sicilia

Fra l’una e l’altra campagna avvenivano le nozze di Costanza, figlia postuma del re Ruggero e zia di Guglielmo II, con Arrigo, figlio di Federico Barbarossa. Guglielmo non aveva figli: della casa reale non vi era altra discendenza legittima e diretta che Costanza; Arrigo, quindi, alla morte di Guglielmo II, avrebbe cinto la corona come marito di Costanza. Era per spirare la tregua pattuita a Venezia; l’imperatore Barbarossa si affrettò a renderla duratura, con la pace definitiva di Costanza: in seguito alla quale intavolò trattative per le desiderate nozze. Guglielmo consultò i suoi consiglieri; l’arcivescovo Offamilio, forse corrotto e lusingato dal Barbarossa, perorò in favore delle nozze; il Gran Cancelliere Matteo de Ajello le combattè strenuamente, prevedendo la fine dell’indipendenza del Regno e la servitù dell’Italia alla barbara Germania. Prevalsero i consigli dell’Offamilio straniero, e la paura dell’anarchia baronale che si sarebbe contesa la successione: e le nozze furono conchiuse. Costanza bella, gentile, aveva poco più di trent’anni, Arrigo venti: le nozze furono celebrate a Milano con grande pompa il 27 gennaio 1186. Urbano III papa, che, prevedendo il danno che ne avrebbe sofferto il Papato, aveva cercato di ostacolare il matrimonio, interdisse il patriarca d’Aquileia, che lo aveva benedetto; e forse avrebbe provocato una guerra, se l’annunzio della caduta di Gerusalemme non avesse suscitato in tutta Europa profonda commozione. Fu bandita una nuova Crociata: Federico Barbarossa prese la Croce, e con grande esercito andò in Terra Santa: lo seguirono i re di Francia e d’Inghilterra. Re Guglielmo vi partecipava fornendo navi e armi; una sua flotta capitanata da Margarito, soccorreva Tiro di viveri e di armati, costringendo l’armata di Saladino a togliere l’assedio; indi a Tripoli la sbaragliava e obbligava Saladino a ritirarsi (1188): le due vittorie salvavano Antiochia. Nuove armi il Re apparecchiava, quando la morte lo colpiva il 18 novembre 1189, a trentasei anni, fra il compianto universale. E forse nessun re è stato mai così sinceramente pianto, come Guglielmo il Buono.
Il qual titolo esercitò pel governo interno. Guglielmo non fu un grande legislatore; le costituzioni da lui promulgate, riconfermano o chiariscono per lo più quelle di Ruggero II; ma diede opera a elevare la giustizia sopra tutto, e fu rigido nel punire i delitti secondo le leggi, non crudele. Non vessò i sudditi; mantenne tranquillo il baronaggio; assicurò il vivere civile al Regno: «ciascuno», scrisse un cronista, «era contento della sua sorte; pace e sicurezza dovunque; nè il viandante temeva insidie di ladroni, nè il navigante assalti di corsari». Nelle cose esterne talvolta non ebbe fortuna; tuttavia non diminuì la preponderanza politica del Regno, assicurò la navigazione, seppe stringere vantaggiosi accordi; dar lustro e rinomanza. Protesse le arti e le lettere, e sotto il suo regno il dialetto progredì; e non è ardito attribuire al suo tempo certi componimenti poetici ora popolari.
La sua corte fu aperta ai virtuosi di qualunque razza e religione. Gareggiando con l’avo, condusse a fine la reggia, eresse il magnifico tempio di Monreale e il chiostro; fondò il Duomo di Palermo, la chiesa di Santo Spirito, dove avvenne il Vespro; la chiesa della Magione, quella di S. Cataldo, e molte altre; favorì la fondazione di monasteri; dotò riccamente chiese e vescovati. Condusse a fine il castello della Zisa, incominciato dal padre, ed eresse quello della Cuba.
Cristiano, fu tollerante non solo per interesse, ma anche per umanità: pio, fu rispettoso dell’autorità del Papa, ma mantenne integri i diritti della Corona. La bontà fu la legge della sua vita; e per bontà, per evitare lo spettro della guerra civile affacciatagli dall’arcivescovo Offamilio, commise il suo più grande errore politico: il matrimonio di Costanza.


Luigi Natoli: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo. L'opera è la fedele trascrizione del volume originale, pubblicato dalla casa editrice Ciuni nel 1935
Pagine 509 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile: 
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, spedizione a mezzo corriere o raccomandata postale)
Su tutti gli store online. 
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mercoledì 12 novembre 2025

Luigi Natoli: Lo Steri. Tratto da: Amore e morte. Storie e leggende volume 1


Mentre tutto intorno taceva, l’orologio, il grande e mostruoso orologio che la bestialità umana attaccò tra le finestre del magnifico palazzo di Manfredi Chiaramonte, l’orologio batteva mestamente le ore. 
Gravava il silenzio luminoso del mezzogiorno; gli alberi del giardino Garibaldi, immobili sotto il sole, non spandevano che una sottile striscia di ombra; l’acqua taceva e le anitre riposavano vinte dal caldo. 
Il martello picchiava lento e sonoro sulle campane dell’orologio; i vetri delle finestre lucevano; lo Steri tristo e solitario fra le allegre mura degli alberghi e i toni freschi del fogliame primaverile, guardava e pensava.
Pareva ricercasse l’anima cui confidare i suoi lamenti. Dalle finestre murate, dalle ogive deturpate, dai fregi policromi che ornavano l’arco delle finestre, dai merli, dalle colonne, usciva come una voce di dolore, che librata sulle oscillazioni sonore della campana, si diffondeva intorno, e diffondeva la tristezza. 
“Qual colpa – diceva – io commisi, perché la mano dell’uomo mi abbia guastato e deturpato? Son io colpevole di rivolta, come il mio ultimo signore, Andrea Chiaramonte, perché nelle mie sale, fra gli archi del mio atrio, si agiri una folla di gente non ad altro devota che a gittarmi ogni giorno vieppiù nell’ignominia e nella rovina? Ah, quante sciagure ho io vedute e sofferte, e di quante vicende son testimonio. Costà dove ora sorgono alberi dolcemente ombrosi ed aiuole odoranti, era la piazza infame, dove perenne minaccia si levavano le forche per la plebe, il palco pei baroni, il palo per gli eretici!... Ah, il nome del gran redentore dei popoli, il nome di Garibaldi e le sembianze degli apostoli della libertà che si accalcano nel picciolo ma grazioso giardino, non giungono a cancellare i ricordi di sangue e di miserie che sono stampati sulle mie mura; e questi ricordi di miserie e di sangue non affievoliscono, no, le memorie della mia grandezza, e della mia magnificenza!...
“Ah, nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria!... Io non so quale architetto diresse la costruzione di queste mura, né quale artefice intagliò i capitelli, disegnò le ornamenta delle mie finestre, squadrò le travi dei miei soffitti, dipinse le belle storie nei cassettoni della travatura. 
“Ben so che la mia grande aula recava intorno le imprese dei maggiori principi della terra, e che i tre monti d’argento di Verelando e Ugo Chiaramonte non impallidivano a canto a l’Aquila d’Aragona e ai Leoni di Castiglia...
“Io ricordo sempre il giorno della mia caduta. Era di maggio, come adesso; il duca di Montblanc, quel goffo, tristo e tortuoso Martino, era col figlio e con la regina Maria entrato in Palermo. Pareva cessata la rivolta; quand’ecco i prezzolati del duca spargono calunniose voci di tradimenti e una ciurmaglia infame si scatena per le vie gridando: «Viva il re e la regina, muoiano i Chiaramonti!» e si scaglia contro di me, invade le stanze, saccheggia, rompe, distrugge i prodotti dell’arte e della saggezza... Più tardi vidi arrestare il mio signor Andrea Chiaramonte, la contessa Isabella, il figliuoletto Giovanni... 


L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

lunedì 3 novembre 2025

Luigi Natoli: 4 novembre 1918. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie

È festa, grande festa nazionale. Il 4 novembre 1918 l’esercito austriaco, sconfitto nella grande battaglia di Vittorio Veneto, volse in fuga; e il suo comando supremo dovette domandare un armistizio.
Ma già il tricolore sventolava a Trieste e a Trento, sospiro di ogni cuore italiano.
Per questa vittoria l’Italia ora è tutta quanta libera da ogni soggezione: la catena delle Alpi è tutta nostra; e nessuno straniero può più valicarla e accamparsi nelle nostre terre.
Quanti sacrifizi, però, quanto sangue è costata l’unità nazionale!
In alto il vessillo! E gridiamo gloria a coloro che ci diedero una patria unita, forte, grande.  

Il bollettino della Vittoria

Rileggi, ogni anno, il 4 novembre, il bollettino col quale il generale Diaz dava l’annunzio della vittoria. Ogni italiano deve tenerlo a mente: non per vanagloriarsi, ma per trarne ammaestramento, e adoperarsi ad accrescere grandezza alla patria con una vita virtuosa, degna di coloro che soffersero e morirono per farci liberi e grandi. Rileggi dunque:
“La guerra contro l’Austria-Ungheria, che sotto l’alta guida di S.M. il Re, Duce supremo, l’esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima, per quarantun mese, è vinta.
“La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre, ed alla quale prendevan parte cinquantun divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco-slovacca, un reggimento americano, contro 73 divisioni austro-ungariche, è finita.
“La fulminea, arditissima avanzata del 29° Corpo d’Armata su Trento, sbarrando la via della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della 7a Armata e ad oriente da quelle della 1a, 6a e 4a, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario.
“Dal Brenta al Torre, l’irresistibile slancio della 12a dell’8a e della 10a Armata e delle Divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
“Nella pianura S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta 3a Armata, anelando di ritornare sulle posizioni che dessa aveva già vittoriosamente conquistato.
“L’esercito Austro-Ungarico è annientato. Esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni di lotta, e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiali di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi.
“Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri, con interi Stati Maggiori, e non meno di cinquemila cannoni.
“I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano discese con orgogliosa sicurezza”.

Diaz

(Nella foto Clodomiro Natoli, figlio di Luigi, morto nella Prima Guerra Mondiale) 




Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Il volume è la fedele trascrizione dell'opera originale pubblicato dalle Industrie Siciliane Riunite nel 1925. Corredato dalle immagini dell'epoca.
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce quella originale. 
Pagine 210. Prezzo di copertina € 19,00
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna in tutta Italia con raccomandata postale o corriere). Contattaci alla mail ibuonicugini@libero.it 
Su tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

Luigi Natoli: Capo Feto. Tratto da: Amore e morte. Storie e leggende volume 1

“Passato il capo di Caraccà, quando si va per la città di Patti, vi è un altro capo, detto Capo Feto; e infatti, passandovi da vicino, vi si intende un certo fetore”. Così scriveva nel 1652 il dottore Vincenzo Auria, in alcune sue note di viaggio, che si conservano manoscritte nella Biblioteca comunale di Palermo. 
Ma la storia di quel puzzo che tutta l’aria ammorba, è assai paurosa, o signora bella, ed io vo’ narrarvela così, come il popolo da cui l’apprese l’Auria, la narra ancora. A proposito, avete un compare?
Sì?... perdonatemi se sono indiscreto... ma la storia si riferisce appunto a due compari: perché avete a sapere che i compari... come i cugini...
Incomincio la storia:
Massaro Peppe non aveva che una sola infelicità: la mancanza di un figlio. Del resto egli era ricco, sano, onorato; avea moglie Rosa: che similmente al fiore di cui portava il nome, sfolgoreggiava di bellezza. Nei campi, quand’ella passava con le mani sui fianchi contemplando i contadini che vangavano o i mandriani che guardavano le gregge, mandriani e contadini ristavano, e come abbagliati dal sole facean visiera agli occhi con la mano, e la guardavano estatici. Rosa sapea di questi suoi trionfi e passava dondolandosi sulle anche, e sorridendo superbamente; e in quel sorriso scopriva i denti piccoli, bianchi, uguali, stupendi a vedersi fra le labbra coralline. 
Il sole della campagna non aveva abbronzato le sue carni; soltanto, nelle ore più calde, le arrossava le guance, e i capelli biondi parevano allora fili d’oro. 
Ah come era bella nella veste turchina stretta ai fianchi, nel corpetto di panno rosso, allacciato da un cordoncino di seta nera, e con qual grazia ella annodavasi sul capo il fazzoletto di seta rossa!
Massaro Peppe era dunque felice in tutto, fuorchè nel desiderio d’aver figliuoli; e della sua felicità era geloso. Infatti nessuno era ammesso a varcare la soglia della sua casa, e gli affari li trattava nella stalla, fra le vacche che traspiravano odor di muschio e l’erbe fresche mietute pendenti sulla mangiatoia. 
Solo raisi Nino entrava nel santuario: ma raisi Nino era un vecchio amico. Vecchio per dire: egli invece era giovane ancora, poteva avere qualche anno più di Rosa, e tutti e due potevano esser figliuoli a massaro Peppe, tanto costui li avanzava negli anni. E veramente massaro Peppe aveva per raisi Nino un affetto paterno, e tutte le volte che raisi Nino ritornava dalla pesca o da qualche viaggio, pria d’andare a casa sua, recavasi a veder massaro Peppe. 
Ma un giorno massaro Peppe non era in casa: era andato a Messina e non ne ritornava che il domani. Rosa era sola...


Luigi Natoli: Amore e morte. Storie e leggende volume 1.
L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

venerdì 31 ottobre 2025

Luigi Natoli: I cosi d'i morti. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie

Un’usanza, specialmente palermitana, è quella di far trovare ai bambini e ai fanciulli giocattoli e chicche la mattina del 2 novembre: giocattoli e chicche, che si dicono portati misteriosamente dai morti durante la notte.
È quello che si fa altrove per la Befana o per la “strina”. Quando e come sia nata quest’usanza non si sa; ma dura da secoli. I fanciulli si mandano presto a letto, perché altrimenti i “morti” verrebbero a grattar loro i piedi; e si addormentano nella speranza di trovare la mattina tante belle cose. Essi sanno che i morti entrano di sotto le fessure delle porte, dicendo: Omu sugnu e furmicola diventu; ma non si domandano come mai potrebbero far passare, di sotto le fessure, giocattoli grandi e grossi.
All’alba si svegliano e cominciano la ricerca. Ma i morti qualche volta son burloni; e invece di far trovare carrettini, altarini, sciabole, bambole e che so io, nascondono sotto un letto o dentro un armadio un vassoio pieno di pezzi di carbone, bucce di castagne, stracci. Ah! La delusione e le lagrime!.. Ma poi i doni si ritrovano in un altro sito. Per le bimbe ci son bambole, vestitini, mobilucci per la casa della bambola, cofanetti con l’occorrente pei lavori d’ago; pei maschietti, altarini, schioppetti, sciabole, cavallucci, carrettini; per tutti, poi, dolciumi. E che festa allora! e che benedizioni ai morti! Che domandarsi a vicenda: 
- Che t’han portato i morti? -
E in ogni casa, per povera che sia, i cosi d’i morti non mancano; perché i morti son buoni e pensano sempre ai figli e ai nipotini vivi, e vogliono essere ricordati.



Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Il volume è la fedele trascrizione dell'opera originale pubblicato dalle Industrie Siciliane Riunite nel 1925. Corredato dalle immagini dell'epoca.
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce quella originale. 
Pagine 210. Prezzo di copertina € 19,00
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna in tutta Italia con raccomandata postale o corriere). Contattaci alla mail ibuonicugini@libero.it 
Su tutti gli store online. 
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Luigi Natoli: 2 novembre. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie

Novembre comincia dunque con una mesta cerimonia: il 2 si commemorano i defunti. I cimiteri sono affollati di gente che va a deporre fiori, ad accendere candele e lampade, e a pregare sulle tombe dei propri cari.
Quanti dolori sopiti non si ridestano? Quali rimpianti non ci amareggiano? Quanti affetti non si rinnovano? Beato chi morendo lascia di sé buona memoria! Beati i giusti, perché anche dopo morti saranno benedetti!
Ma non tutte le tombe hanno questo tributo di affetto: molte sono abbandonate; e quelle dei poveri sono senza fiori. E lassù, dove si è combattuta la grande guerra, migliaia e migliaia di sepolture sparse per le Alpi non hanno le lagrime dei parenti.
Volgiamo un pensiero a loro, che la vita offersero per riscattare le terre oppresse dallo straniero e onoriamone la memoria, consacrando le opere nostre alla grandezza della Patria. E diamo i fiori alle povere sepolture abbandonate. Chi sa che le anime di quelli che vi giacciono, non provino gioia di questo pietoso ricordo?
Alla tristezza del giorno corrisponde la tristezza della natura. Forse il cielo sarà annuvolato e piovoso; forse invece è terso, e vi risplende il sole ma gli alberi qui sono ingialliti, lì son nudi, e mostrano i rami scheletriti: la terra, rotta dell’aratro, ha un color bruno; e non ci son più fiori nei campi, né profumi nell’aria.
Che malinconia!


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Il volume è la fedele trascrizione dell'opera originale pubblicato dalle Industrie Siciliane Riunite nel 1925. Corredato dalle immagini dell'epoca.
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce quella originale. 
Pagine 210. Prezzo di copertina € 19,00
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Luigi Natoli: Novembre. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie

Novembre comincia con una festa religiosa in onore di tutti i Santi. I Santi son molti, e non tutti si trovano segnati nel calendario; perché non bastano i giorni dell’anno per consacrarne uno a ogni Santo. Perciò la chiesa li onora tutti insieme il 1° di novembre.
Alla festa dei Santi succede una cerimonia malinconica: la commemorazione dei morti; ma pochi giorni dopo, sebbene l’aspetto della natura vada via via diventando più triste, segue una festa piena di allegria, che, si può dire, precorre le feste invernali.
È quella di San Martino.
A San Martino, dice il motto, ogni mosto è vino. Si beve il primo vino nuovo, e da ciò appunto nasce la festa, le cui origini sono antiche.
Ma la campagna, i giardini pubblici, i viali, che malinconia! Gli alberi non hanno più la loro bella chioma; salvo alcuni sempre verdi, gli altri sono ingialliti, e di giorno in giorno si vanno spogliando delle foglie. Un alito di vento basta per staccare una foglia, che lenta lenta cade per terra; e giù, ai piedi degli alberi, la terra è sparsa di foglie morte, che si mescolano col fango, e che gli spazzaturai raccolgono. Il cielo è di solito nuvoloso, e il sole pare abbia timore di mostrarsi; e quando si affaccia fra le nubi, è smorto smorto. Sulle montagne ondeggiano le nebbie; e tutte le cose hanno un colore grigiastro. 
L’autunno fa presentire l’inverno.
Intanto l’agricoltore, che non ha riposo, ha già aperto i solchi; e ora, dal sacchetto del grano appeso al collo, prende manate di semente, che con un gesto largo spande nei solchi.
Poi vi ripassa l’aratro; la semente si copre di terra, e l’umidore la aiuta a cominciare l’opera sua misteriosa: il chicco s’ingrossa, si apre, germina. Così, mentre sopra la terra pare che tutto muoia, dentro la terra comincia una nuova vita.
È il nuovo pane che si prepara.
E, dopo la semina, viene la concimazione delle piante; la preparazione degli alveari; la raccolta delle ulive. Oh, non si finisce mai di lavorare!
In città si riprendono regolarmente le lezioni, essendo le scuole già aperte fin dal 1° ottobre: e bisogna trarre buon profitto da questo mese, perché in dicembre le vacanze di Natale interrompono gli studi. 
Fa’ come il buon agricoltore: semina anche tu nella tua mente: quello che vi seminerai, frutterà domani, e sarà tutto a tuo vantaggio; perché ti si può togliere l’avere, ma non ti si potrà mai togliere quello che tu hai imparato.

Proverbi di novembre
S. Martino, fave e lino, – se non son nati son seminati.

A. S. Martinu lu cupigghiuni (l’alveare) è chinu.

Si aviti primintii li siminati.
unu ’ntra centu certu nni sgarrati: 
ma siddu tardu li vuliti fari, 
unu ’ntra centu si nni po’ nzirtari.

San Simuni, acqua pi li vadduni.

Pi Santa Catarina, pigghiati la coffa e va a simina.

Tutti i Santi, nivi pi li canti.  



Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Il volume è la fedele trascrizione dell'opera originale pubblicato dalle Industrie Siciliane Riunite nel 1925. Corredato dalle immagini dell'epoca.
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce quella originale. 
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lunedì 27 ottobre 2025

Luigi Natoli: Pei begli occhi di madonna Margherita (28 marzo 1889). Fa parte di: Amore e morte. Storie e leggende volume 1

Qual fascino dunque hanno i vostri occhi, o donna, perché messer Francesco Ventimiglia, conte di Geraci e Golisano, gran camerario del Regno di Sicilia, nelle cui vene scorre il gentil sangue di Ruggero re, perché il nobile signore, cui ubbidiscono diciannove tra borghi e castelli, sparsi su pei Nebrodi, ripudii la illustre donna Costanza Chiaramonte, per tanti anni legata a lui dal sacro nodo matrimoniale?
Senza lacrime, sfavillante di sdegno e di orgoglio donna Costanza Chiaramonte lascia il palagio del marito: non chiede, non incita alcuno a vendetta; ma si ritrae in un monastero per nascondere fra i silenzi della bianca cella il dolore, la rabbia, la gelosia.
E mentre ella sente chiudere dietro a sé la pesante e massiccia porta del monastero, che la divide dal mondo, donna Margherita Consolo penetra nelle secrete camere di messer Francesco Ventimiglia; e adorna i suoi neri capelli della corona principesca.
Messer Giovanni Chiaramonte conte di Modica però freme di ira e cogita la vendetta: ma Re Federigo ama il conte di Geraci; re Federigo lo protegge; lo difende; malagevole e pericoloso trarne la sospirata vendetta.
E un giorno messer Giovanni Chiaramonte conte di Modica, il più potente per feudi e per ricchezze dei baroni del regno, lascia la Sicilia e ricovera in Germania. In quei tempi Ludovico il Bavaro calava in Italia; messer Giovanni pugnando da prode otteneva benefici ed onori: e quando la breve e infruttuosa campagna del Bavaro ebbe fine, il conte di Modica, subitamente, con una banda di lanzi, tornò nell’isola.
Re Federigo vede il periglio e lo teme; e invita il conte di Modica a corte, per mettere la pace fra i due baroni. Ed egli si rende, ma viene col suo seguito di armi.
- Perché tanto sfoggio di soldati, cinti di armature che luccicano al sole?
- Io celebrerò la pace con Messer Francesco Ventimiglia, nel modo più solenne: non è convenevole che il popolo abbia feste e spettacoli? Io darò gualdane e torneamenti.
E il Conte di Modica aggiravasi per le vie di Palermo colle sue lance alemanne, e attendea il cognato traditore. Ma il conte di Geraci non giungea.
Donna Margherita Consolo, come la moglie di Cesare, aveva avuto forse un brutto sogno. Fiero barone è Giovanni Chiaramonte, e la sua banda feroce è avvezza alle pugne: ma il conte di Geraci non trema, e non è vile. Le parole, i sospetti, le paure della piangente Margherita, pungono il suo ardimento; né valgono le bianche braccia di Margherita, che gli si attorcigliano al collo; non valgono i baci, le promesse bisbigliate sommessamente, le seduzioni... Messer Francesco cinge la spada, copresi la nobil testa dell’elmo e monta in arcioni. 
Giù nella corte del munito castello attendono i vassalli armati. 
- Baciate almeno vostro figlio! – grida dalla terrazza donna Margherita lasciando che i begli occhi le si empiano di lacrime. 
Il conte si rizza su le staffe, prende fra le sue braccia il fanciullo che messer Ribaldo Rosso segretario, gli porge dalla terrazza, lo bacia, lo consegna al segretario e subito  sprona. 
Scalpitano fragorosamente i cavalli sul selciato della corte; poi sentesi risonare sotto le ferrate zampe il ponte levatoio.
(Nella foto: Messer Francesco Ventimiglia disegnato dall'autore) 



Luigi Natoli: Amore e morte. Storie e leggende volume 1.
L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
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lunedì 20 ottobre 2025

Luigi Natoli: La Zisa (25/02/1889). Fa parte di: Amore e morte. Storie e leggende volume 1

Quanti secoli sono occorsi, o bel castello regale, o “Glorioso” come suona il tuo nome, perché il vandalismo di un hidalgo atterrasse le sottili colonne che simili a steli sorreggevano il doppio arco delle finestre? e quanti perché la iscrizione araba che circondava come una fascia di merletto il fastigio delle alte mura, fosse interrotta da questi orribili merli, e sulla piattaforma costruita la loggetta rossa?
Chi distrusse la bigeminata finestra che chiusa da triplice arco, aprivasi in alto sull’arco della porta, per spalancarvi il barocco e pesante balcone del seicento?
Fu tolto il marmo e il musaico del vestibolo, e le pareti coperte da goffi stucchi più goffamente dipinti; fu imbiancato il soffitto a pigna che riluceva d’oro nella seconda aula del vestibolo; cancellata l’aquila regale che apriva le nereggianti ali fra i due mistici pavoni saettati dagli arcieri...
E su, nelle sale, dove si accedeva da due scale a chiocciola, il marmo delle pareti oggi è coperto da ignobile carta, il soffitto a pigna da volte dipinte da indotti artefici; il musaico dei pavimenti dai mattoni smaltati; murati i sacelli della grande sala, distrutto il grazioso portico dalle colonne di preziosissimo marmo...
Il buon frate bolognese Leandro Alberti, nel 1526, visitando l’antico palazzo prevedeva la prossima rovina, e nella sua Descrittione dell’Italia, affrettavasi a descriverlo minutamente, “acciocchè mancando tanta fabbrica, come minaccia per non esservi alcuno d’animo generoso che la conservi, almeno rimanga la memoria nella scrittura”.
La fabbrica non è interamente caduta, o buon frate, come quella di Menâni e quella di Favara; né in parte come quella della Cuba: i Sandoval hanno murato le finestre arabe, hanno aperto un balcone, hanno tramutata l’architettura interna... ma gran mercè loro, conservarono o ripararono le mura esterne. 
Ma la peschiera, la grande peschiera che si allargava innanzi al palazzo, come un gran lago, e nelle cui acque tranquille si rispecchiava l’alta mole di Guglielmo I, non è più; né meno le vestigia rimangono. 
Bella peschiera, ampia due mila e cinquecento piedi quadrati, circondata da mura artifiziosamente “reticulate”, nel cui mezzo, come isola natante, sorgeva una loggetta quadrata, sormontata da una cupola dorata e illuminata da due finestre; dal palazzo all’isola si stendeva un ponte, al quale, come a un molo, ancorava la barchetta dal padiglione di seta...


Luigi Natoli: Amore e morte. Storie e leggende volume 1.
L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
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mercoledì 15 ottobre 2025

Luigi Natoli con pseudonimo di Maurus: Amore e morte. Storie e leggende volume I. Indice della raccolta

Con questo primo volume inizia il recupero e la pubblicazione, a opera dei I Buoni Cugini Editori, di tutte le numerosissime “Storie e leggende” scritte da Luigi Natoli sul Giornale di Sicilia con lo pseudonimo di Maurus, a partire dal 12 Febbraio 1889. 
Tutte le “Storie e leggende” pubblicate in questo primo volume, e nei numerosi che seguiranno, sono fedelmente trascritte seguendo il rigoroso ordine cronologico di apparizione sulle pagine del Giornale di Sicilia, affinché il lettore possa osservare nel corso di oltre cinquant’anni, l’evoluzione dello stile letterario dell’autore, godendo appieno della sua crescita verso la maturità, ove tale crescita si possa ravvisare. 
Molte delle "Storie e leggende" di questo primo volume non hanno mai goduto di una successiva pubblicazione, quindi, a 136 anni di distanza, hanno oggi il sapore di inediti. 

Indice della raccolta: 

12 febbraio 1889: Preludio                           
17 febbraio 1889: Qui si conta del Conte Ruggeri...
25 febbraio 1889: La Zisa                             
11 marzo 1889: L’elsa del pugnale                
17 marzo 1889: Il piede del Crocifisso                     
26 marzo 1889: Gamma Zita                        
28 marzo 1889: Pei begli occhi di Margherita           
31 marzo 1889: Camiola Turingia                            
6 aprile 1889: L’abadessa di Santa Chiara
13 aprile 1889: Capo Feto                            
18 aprile 1889: Fuga d’amore                       
20 aprile 1889: La moglie di re Ladislao                   
10 maggio 1889: Lo Steri                                          
14 maggio 1889: Le gesta di Galeazzo                     
19 maggio 1889: Un eroe                                          
23 maggio 1889: L’Esodo                             
27 maggio 1889: La pazzia del signor Bernardo       
1 giugno 1889: Il ballo della morte               
5 giugno 1889: La morte di donna Aldonza  
9 giugno 1889: La vendetta                          
15 giugno 1889: Ritorno                                           
20 giugno 1889: Un tumulto                         
25 giugno 1889: Nel bosco                           
30 giugno 1889: La processione del Giovedì Santo  
8 luglio 1889: Il riscatto del barone              
22 luglio 1889: La giornata di Giorgio Comito         
5 agosto 1889: L’assalto                                           
15 agosto 1889: L’eccidio                             
16 settembre 1889: L’ospitale                                  
30 settembre 1889: Mastro Polidoro             
9 ottobre 1889: Bellacera                                         
10 dicembre 1889: Il bandito del bosco                   
11 dicembre 1889: Amore e morte               
12 dicembre 1889: Una festa                        
13 dicembre 1889: Quel povero signor Vincenzo!    
18 dicembre 1889: L’alluvione                                 
21 dicembre 1889: La Baronessa di Carini    

Una raccolta unica nella sua vasta complessità, frutto di tanto lavoro e di accurate ricerche, che nel suo insieme consegna al lettore contemporaneo la visione completa del grande scrittore Palermitano che tanto amò la sua Sicilia.     

Pagine 381 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno

Il volume sarà disponibile: 
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