Fra l’una e l’altra campagna avvenivano le nozze di Costanza, figlia postuma del re Ruggero e zia di Guglielmo II, con Arrigo, figlio di Federico Barbarossa. Guglielmo non aveva figli: della casa reale non vi era altra discendenza legittima e diretta che Costanza; Arrigo, quindi, alla morte di Guglielmo II, avrebbe cinto la corona come marito di Costanza. Era per spirare la tregua pattuita a Venezia; l’imperatore Barbarossa si affrettò a renderla duratura, con la pace definitiva di Costanza: in seguito alla quale intavolò trattative per le desiderate nozze. Guglielmo consultò i suoi consiglieri; l’arcivescovo Offamilio, forse corrotto e lusingato dal Barbarossa, perorò in favore delle nozze; il Gran Cancelliere Matteo de Ajello le combattè strenuamente, prevedendo la fine dell’indipendenza del Regno e la servitù dell’Italia alla barbara Germania. Prevalsero i consigli dell’Offamilio straniero, e la paura dell’anarchia baronale che si sarebbe contesa la successione: e le nozze furono conchiuse. Costanza bella, gentile, aveva poco più di trent’anni, Arrigo venti: le nozze furono celebrate a Milano con grande pompa il 27 gennaio 1186. Urbano III papa, che, prevedendo il danno che ne avrebbe sofferto il Papato, aveva cercato di ostacolare il matrimonio, interdisse il patriarca d’Aquileia, che lo aveva benedetto; e forse avrebbe provocato una guerra, se l’annunzio della caduta di Gerusalemme non avesse suscitato in tutta Europa profonda commozione. Fu bandita una nuova Crociata: Federico Barbarossa prese la Croce, e con grande esercito andò in Terra Santa: lo seguirono i re di Francia e d’Inghilterra. Re Guglielmo vi partecipava fornendo navi e armi; una sua flotta capitanata da Margarito, soccorreva Tiro di viveri e di armati, costringendo l’armata di Saladino a togliere l’assedio; indi a Tripoli la sbaragliava e obbligava Saladino a ritirarsi (1188): le due vittorie salvavano Antiochia. Nuove armi il Re apparecchiava, quando la morte lo colpiva il 18 novembre 1189, a trentasei anni, fra il compianto universale. E forse nessun re è stato mai così sinceramente pianto, come Guglielmo il Buono.
Il qual titolo esercitò pel governo interno. Guglielmo non fu un grande legislatore; le costituzioni da lui promulgate, riconfermano o chiariscono per lo più quelle di Ruggero II; ma diede opera a elevare la giustizia sopra tutto, e fu rigido nel punire i delitti secondo le leggi, non crudele. Non vessò i sudditi; mantenne tranquillo il baronaggio; assicurò il vivere civile al Regno: «ciascuno», scrisse un cronista, «era contento della sua sorte; pace e sicurezza dovunque; nè il viandante temeva insidie di ladroni, nè il navigante assalti di corsari». Nelle cose esterne talvolta non ebbe fortuna; tuttavia non diminuì la preponderanza politica del Regno, assicurò la navigazione, seppe stringere vantaggiosi accordi; dar lustro e rinomanza. Protesse le arti e le lettere, e sotto il suo regno il dialetto progredì; e non è ardito attribuire al suo tempo certi componimenti poetici ora popolari.
La sua corte fu aperta ai virtuosi di qualunque razza e religione. Gareggiando con l’avo, condusse a fine la reggia, eresse il magnifico tempio di Monreale e il chiostro; fondò il Duomo di Palermo, la chiesa di Santo Spirito, dove avvenne il Vespro; la chiesa della Magione, quella di S. Cataldo, e molte altre; favorì la fondazione di monasteri; dotò riccamente chiese e vescovati. Condusse a fine il castello della Zisa, incominciato dal padre, ed eresse quello della Cuba.
Cristiano, fu tollerante non solo per interesse, ma anche per umanità: pio, fu rispettoso dell’autorità del Papa, ma mantenne integri i diritti della Corona. La bontà fu la legge della sua vita; e per bontà, per evitare lo spettro della guerra civile affacciatagli dall’arcivescovo Offamilio, commise il suo più grande errore politico: il matrimonio di Costanza.
Luigi Natoli: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo. L'opera è la fedele trascrizione del volume originale, pubblicato dalla casa editrice Ciuni nel 1935
Pagine 509 - Prezzo di copertina € 24,00
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