“Passato il capo di Caraccà, quando si va per la città di Patti, vi è un altro capo, detto Capo Feto; e infatti, passandovi da vicino, vi si intende un certo fetore”. Così scriveva nel 1652 il dottore Vincenzo Auria, in alcune sue note di viaggio, che si conservano manoscritte nella Biblioteca comunale di Palermo.
Ma la storia di quel puzzo che tutta l’aria ammorba, è assai paurosa, o signora bella, ed io vo’ narrarvela così, come il popolo da cui l’apprese l’Auria, la narra ancora. A proposito, avete un compare?
Sì?... perdonatemi se sono indiscreto... ma la storia si riferisce appunto a due compari: perché avete a sapere che i compari... come i cugini...
Incomincio la storia:
Massaro Peppe non aveva che una sola infelicità: la mancanza di un figlio. Del resto egli era ricco, sano, onorato; avea moglie Rosa: che similmente al fiore di cui portava il nome, sfolgoreggiava di bellezza. Nei campi, quand’ella passava con le mani sui fianchi contemplando i contadini che vangavano o i mandriani che guardavano le gregge, mandriani e contadini ristavano, e come abbagliati dal sole facean visiera agli occhi con la mano, e la guardavano estatici. Rosa sapea di questi suoi trionfi e passava dondolandosi sulle anche, e sorridendo superbamente; e in quel sorriso scopriva i denti piccoli, bianchi, uguali, stupendi a vedersi fra le labbra coralline.
Il sole della campagna non aveva abbronzato le sue carni; soltanto, nelle ore più calde, le arrossava le guance, e i capelli biondi parevano allora fili d’oro.
Ah come era bella nella veste turchina stretta ai fianchi, nel corpetto di panno rosso, allacciato da un cordoncino di seta nera, e con qual grazia ella annodavasi sul capo il fazzoletto di seta rossa!
Massaro Peppe era dunque felice in tutto, fuorchè nel desiderio d’aver figliuoli; e della sua felicità era geloso. Infatti nessuno era ammesso a varcare la soglia della sua casa, e gli affari li trattava nella stalla, fra le vacche che traspiravano odor di muschio e l’erbe fresche mietute pendenti sulla mangiatoia.
Solo raisi Nino entrava nel santuario: ma raisi Nino era un vecchio amico. Vecchio per dire: egli invece era giovane ancora, poteva avere qualche anno più di Rosa, e tutti e due potevano esser figliuoli a massaro Peppe, tanto costui li avanzava negli anni. E veramente massaro Peppe aveva per raisi Nino un affetto paterno, e tutte le volte che raisi Nino ritornava dalla pesca o da qualche viaggio, pria d’andare a casa sua, recavasi a veder massaro Peppe.
Ma un giorno massaro Peppe non era in casa: era andato a Messina e non ne ritornava che il domani. Rosa era sola...
Luigi Natoli: Amore e morte. Storie e leggende volume 1.
L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e tutti gli store online.
In libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli)


Nessun commento:
Posta un commento