mercoledì 24 luglio 2024

Luigi Natoli: Quel 24 luglio 1517... Questo pareva a Giovan Luca un buon indizio per realizzare quella repubblica che egli vagheggiava... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano.

 
Squarcialupo era diventato l’arbitro della città, senza essere rivestito di una carica ufficiale. Non era che uno dei giurati. Uno dei primi atti della sommossa era stato quello di cacciare dal comune il Senato, ed eleggerne uno nuovo, sebbene questo non potesse durare in carica appena un mese; perché ogni anno, il primo di settembre si eleggeva il senato e il capitano di città; e se i senatori potevano essere rieletti, non era detto che sarebbero stati riconfermati tutti e Squarcialupo era stato fra gli eletti: ma pretore era stato scelto Giovanni Ventimiglia. Con tutto ciò il capo vero ed effettivo era Giovan Luca, su cui pesava la responsabilità del nuovo ordine, o meglio del disordine. 
La sommossa s’andava propagando: una dopo l’altra le città demaniali e le grosse terre feudali insorgevano; e questo pareva a Giovan Luca un buon indizio per realizzare il suo sogno. Con una concezione anacronistica, che avrebbe risospinta la Sicilia all’epoca dei comuni, egli vagheggiava una confederazione di piccole repubbliche: e per questo, appena gli giungeva la notizia di una sollevazione, si affrettava a mandare ambasciatori e stringeva patti federali. 
Ma la città intanto era in balìa del popolo, che di quella parola repubblica, della quale Giovan Luca gli aveva parlato, non era arrivato a capire altro che i signori non sarebbero stati più i padroni del governo; che il popolo doveva avere la sua parte; e che non ci dovevan essere più gabelle; e aver pane a buon mercato. E per conto suo vi aggiungeva che bisognava sbarazzare la città di tutti i vecchi partigiani di don Ugo, che erano ritornati per la protezione del duca di Monteleone. Quattro giudici uccisi e due palazzi incendiati non bastavano. E ogni giorno bande di popolo minuto, avido di bottino si davano a scorazzare per la città, a dar la caccia a quelli indicati – spesso per private vendette, – come del partito del vicerè, e a saccheggiare le case. 
Giovan Luca lasciava fare, non trovando modo di impedire quegli eccessi, e non volendo d’altra parte alienarsi il popolo, che era la sua forza. E poi abbassare la potenza degli avversari, spargere il terrore, era per lui una buona arma per raggiungere quella meta che si era prefissa. Fra le cure che la sua condizione gli imponeva, aveva quasi dimenticato la signora Lucrezia. La notizia del duello e di quella tentata aggressione preparata contro ogni regola di cavalleria e d’onore, si propagò rapidamente per la città sollevando riprovazioni, sdegni, propositi di vendetta. Passando di bocca in bocca il racconto si alterò, vi si vide non una quistione privata, ma un tentativo di reazione concertato fra il luogotenente generale e i partigiani di don Ugo, per disfarsi di Squarcialupo e di Tristano. 
Così accolto e diffuso nel popolo, provocò una nuova ventata di rappresaglia contro signori e magistrati e spagnoli; ferimenti, saccheggi, incendi, arresti, persecuzioni, che ripiombarono la città nel disordine e nelle violenze. Squarcialupo cercava di frenare gli eccessi, ma invano. Se ne doleva con gli amici, e più coi popolani che avevano preso parte alla cospirazione. Mastro Iacopo diceva: 
- Vossignoria illustrissima ha ragione; ma gli è come quando si scatena un cane lasciato per tanti giorni affamato; una volta lasciato libero, si butta sopra tutto quel che trova, e se lo volete cacciare, si butta addosso a voi e vi sbrana. Bisogna lasciarlo saziare: quando sarà satollo verrà da sé a mettere la testa nel collare. 
Purtroppo era vero; ma era anche vero che a correre dietro il popolo per persuaderlo a non guastare quella che egli credeva una rivoluzione, perdeva tempo, necessario alla realizzazione di quella repubblica che egli vagheggiava... 


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
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