lunedì 22 luglio 2024

Luigi Natoli: Paolo Pollastra e trenta popolani furono condannati a morte... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

Qualche giorno dopo, la quiete succedeva alla tempesta, almeno in apparenza: Paolo Pollastra e più di cento popolani furono arrestati, non ostante che si domandasse il perdono per tutti. Il viceré, che non aveva saputo o voluto impedire il tumulto e le stragi, ora, a cose quiete volle sfogare le sue vendette; e Paolo Pollastra e trenta popolani furono condannati a morte. Quello, come nobile, doveva esser decapitato, gli altri impiccati.
Lo spettacolo di una così grande giustizia era così nuovo, che la piazza Marina era stipata di curiosi. Il Sant’Offizio aveva offerto supplizi di dieci e più persone in una volta: ma trenta impiccati in uno stesso spettacolo, non si erano mai veduti. Erano state drizzate di qua e di là dal palco per la decollazione, sei forche, con cinque nodi scorsoio per ciascuna.
La folla dunque, era immensa, nella piazza, allora più vasta e con pochi irregolari gruppi di case. Dame e cavalieri a cavallo vi erano intervenuti, e avevano occupato il posto migliore; molti stavano alle finestre dello Steri, il magnifico palazzo chiaramontano, che i Viceré avevano scelto per loro dimora; e vi stava anche il viceré coi giudici della magna Curia.
Come tutti gli altri anche Tristano andò al macabro spettacolo: e se ne stava in un posto donde poteva ammirare le belle dame di Palermo. Accanto a lui si trovava Giovan Luca Squarcialupo, che aveva per Tristano la simpatia e la benevolenza di un fratello maggiore. Se Tristano, come un puledro che sente i primi fremiti e con le froge aperte annusa nell’aria l’odore della giumenta, ammirava e aspirava il profumo della bellezza muliebre, Giovan Luca guardava torbido lo spettacolo orrendo dei corpi che pendevano dalle travi, ancor guizzanti negli spasmi dell’agonia, dalle travi infami. Paolo Pollastra fu decapitato per ultimo.
- Ecco – diceva – come finiscono questi tumulti senza un piano, senza una meta! E quel disgraziato di Paolo Pollastra che ha creduto davvero di diventare il padrone di Palermo, perché tutta la marmaglia lo ha seguito e lo ha acclamato!… Ora, sconta la sua superbia… Credete quello che vi dico io, Tristano: non si fanno sommosse, senza un piano, senza un pensiero, senza un uomo di conto e autorevole che sappia quel che vuole. E bisognerebbe persuadere gli amici artigiani e i borghesi che non insorgano se non quando la nobiltà scende in campo… Che questa nobiltà si muove solo per difendere i propri interessi, non quelli del popolo… Ma che pensate?
- Ah – disse Tristano, riscosso – scusatemi: ero così distratto…
- Che non avete udito…
- Ve le domando scusa, Giovan Luca…
Questi sorrise.
- Andiamo! Avete forse una innamorata fra quelle dame?
- Oh che dite? Nessuna!…
- Non ci sarebbe nulla di strano alla vostra età. Se non v’innamorate ora quando ci penserete? Ma non voglio penetrare nei vostri segreti. Parlavo di questi supplizi e della fine a cui Paolo Pollastra fu trascinato dalla sua presunzione… Ma ne parleremo. Voi siete uno di quelli da fidarsene…
Disse ancora qualche cosa, e se ne andò.
- Addio Tristano Buondelmonti.
- Addio. Giovan Luca Squarcialupo.
Tristano lo seguì con lo sguardo, ripetendosi quelle parole che a lui parevano oscure, e cercandone il significato; ma a poco a poco si distrasse; la folla cominciava ad andarsene, rattristata e commiserando “quei poverelli”; le dame e i cavalieri ritornavano, discorrendo; e il giovane si trasse da una parte per veder passare da vicino quelle dame giovani e belle che aveva ammirato da lontano, alcune delle quali conosceva di persona, altre di nome. Egli salutava le prime, con bel garbo, lieto dei sorrisi che accompagnavano il cenno del capo: alcune – ed erano le più giovani e le più mature – lo guardavano con compiacimento; ed egli ne arrossiva di piacere.
(Nella foto: disegno di Amorelli, Giornale di Sicilia) 




Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
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