I francescani eran venuti da un paio di anni, avevano comprato alcune
case e una vigna fuori della città e ne avevano fatto il loro convento: ma
erano malvisti dai frati domenicani, che vedevano in essi dei pericolosi
concorrenti e dai preti secolari, a cui la professione di povertà del nuovo
ordine pareva eresia nociva alla loro avidità di ricchezze. I nuovi venuti, non
avevano ancora fatto proseliti siciliani; erano quasi tutti dell’Italia di
mezzo, e avversi all’imperatore la cui lotta contro le pretese della Curia
pontificia diventava di giorno in giorno più aspra.
Al frate cercatore i servi avevan dato noci e mandorle secche in
limosina: e avevano offerto un gotto di vino che quello non aveva rifiutato. E
centellinando aveva con una parlantina fra umbra e toscana, cominciato a far le
lodi del serafico padre San Francesco e del suo ordine; e poi della religione,
e del dovere dei cristiani verso la santa chiesa: ed era bel bello scivolato
nella politica.
Quando Silvestro entrò nella cucina, il frate diceva:
- Credete a me; l’imperatore è in peccato mortale, perché ha mancato
al voto di andare a liberare il Santo Sepolcro... E la scomunica del Santo
Padre vedrete come gli peserà... Quanto bene non ha ricevuto dalla Chiesa, che
gli ha conservato la corona? E come ne la ha rimeritata? Perseguitando i
vescovi, imponendo la decima sugli ecclesiastici, usurpando i beni della
Chiesa!... Roba da mandarlo all’inferno dieci volte... Ma già all’inferno lui
ci sta di casa... Oh che credete che egli sia un uomo nato come tutti gli altri
uomini? Io ho saputo a Roma da un religioso di santi costumi cose da
inorridire. E quello era un uomo che parlava di certa scienza... Perché, state
a sentire: nella Scrittura si legge che Sara moglie del patriarca Abramo,
concepì Isacco, pur non essendo più in età di aver figli: ma fu per volontà di
Dio, perché non si spegnesse il seme di Abramo, e ne nascesse il popolo eletto.
E sta bene. Ma l’imperatrice Costanza che era vecchia e monaca e non poteva più
concepire come mai ebbe questo figlio Federico? Come ve lo dice quel sant’uomo:
commercio col demonio, quem absit. Capite? Commercio col demonio... E potete
crederci... È una cosa spaventevole, e i sudditi non si accorgono che
ubbidiscono al “Nimico”, libera nos Domine.
Luigi Natoli: Viva l'Imperatore! Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di Federico II. Il volume è la fedele riproduzione dell'opera originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 29 gennaio 1925.
Copertina di Niccolò Pizzorno
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