lunedì 29 novembre 2021

Luigi Natoli: Goffredo Calvello era suo padre... Tratto da: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano

Lo accompagnarono nella foresteria: due celle in fondo al corridoio, presso l’ampio balcone che dava sul giardino, e dal quale si vedeva la città distendersi giù pel clivo, fino a mare. Il frate che l’accompagnava aprì una di quelle celle, depose sopra un tavolino la lampada di ottone, a due lucignoli, augurò la buona notte e se ne andò.
Corrado esaminò la stanza: era più grande delle celle ordinarie, con una finestra di fronte all’uscio: le pareti bianche; il letto di ferro, modesto, ma pulito e soffice; accanto al letto un inginocchiatoio sormontato da un Crocefisso annerito dal tempo, e una piletta d’acqua santa; addossata ad una parete, una tavola di quercia, e su, in alto, uno scaffalino, a due palchetti, pieno di libri, legati in pergamena, coi titoli scritti a grosse lettere nere, per il lungo del dorso. Ne prese uno, che destò la sua curiosità: era un libro di note manoscritte, che riguardavano la cronaca del convento. Il frate compilatore aveva cominciato col notarvi l’anno della fondazione del primo convento nel 1472, fuori le mura, per opera di Pietro e Giacomo de Bruno e delle elemosine dei cittadini; trasportato poi nel centro della città, e arricchito di rendite e di doni. Seguiva la trascrizione dei documenti; poi la descrizione dei poderi, quella dell’edificio del convento e della chiesa; e le lodi dei quadri del Monocolo da Racalmuto e del Monrealese, del gruppo della Pietà, marmo del 1430, che i “forestieri volevano pagare a peso d’oro”, la tomba di Simone Solito del 1626, e quell’altra più bella assai di Giambattista Romano e Ventimiglia, barone di Resuttano, del 1552. E infine seguivano brevi elogi dei frati insigni, e dei personaggi ragguardevoli che il convento aveva ospitato.
Corrado sfogliava negligentemente, come chi non sa che farsi, senza leggere in verità, ma scorrendo con l’occhio ozioso qua e là sulle pagine, cogliendo qualche parola, qualche titolo; mentre il suo cervello pensava ad altro.
Ad un tratto sentì il sangue dargli un tuffo. Un nome gli cadde sott’occhio, le cui lettere gli parve che formassero una parola a lui già nota. Rilesse: era una noticina che diceva:
“Nota come addì 15 di marzo di questo anno 1766 è stato nostro ospite l’illustrissimo signore don Goffredo Calvello barone e duca di Melia, e uno dei primi titoli del regno; essendo padre guardiano fra Felice, suo consobrino dal lato paterno”.
Gli occhi gli tremolarono, divenne pallidissimo. Goffredo Calvello, tre giorni dopo la nascita di lui, s’era recato a Termini: Goffredo Calvello era il proprietario di quella borsa trovata nel cofanetto; quella borsetta Dorotea aveva indicato con le parole “tuo padre!”; Goffredo Calvello era suo padre, e forse l’uccisore della povera donna!



Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato alla figura del patriota e giureconsulto palermitano Francesco Paolo Di Blasi.
L’opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 880 – Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon, Ibs e tutti gli store online 
Disponibile in libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella 15), Nuova Ipsa editore (Piazza Leoni) 

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