Donna
Felice Orsini era sui quaranta, e se non bellissima, aveva un aspetto
gradevole, e una dignità di modi o di parola, non disgiunta da un certa grazia,
che la rendevano ancor più simpatica. V’era nella sua persona e nei suoi atti
quella compostezza che appare nelle statue delle antiche matrone romane.
La
sua conversazione alla quale spesso prendeva parte anche il marito, era perciò
frequentata volentieri dalle dame di Palermo. Da vera matrona romana, abituata
alle grandi corti pontificie, aveva portato nella sua dimora, e nel suo ufficio
semiregale, qualche cosa di quei gusti intellettuali: cosicchè non mancavan mai
in quelle conversazioni uomini virtuosi nelle arti e nelle lettere E vi sonava
il liuto don Mario Cangialosi, giudicato il più valente sonator di liuto che
fosse in quei dì in tutta Italia; vi recitavan versi siciliani, toscani e
spagnoli Argisto Giuffredi, il barone di Montemaggiore, il cavaliere Tomaso
Ballo; don Bartolomeo Bonanno, don Geronimo e don Vincenzo di Giovanni, don
Geronimo Branci, altri letterati, e qualche volta Antonio Veneziano, che era
spirito troppo libero per piegarsi a usi di corte. V’era stato da qualche giorno
introdotto un pittore poeta d’umore bizzarro e così strano che divertiva dame e
cavalieri, e lo stesso Marcantonio Colonna ci si spassava. Era Francesco
Potenzano.
Donna
Eufrosina fu accolta in quella società, con benevolenza da donna Felice Orsini,
con ammirazione dai cavalieri, con simpatia dalle dame.
Su
le prime ella provò una certa soggezione. Vissuta nella prima giovinezza in
monastero; entrata nell’austera solitudine della casa del suocero: costretta
nell’ombra dalla morte della suocera, non aveva altra pratica del mondo che
quella piccola corte, che s’adunava in sua casa, e della quale ella era il
centro. E questa corte, a lei, che usciva dalla solitudine, pareva una gran
cosa.
Ora
invece si trovava d’un tratto in una società più vasta; fra dame di nobiltà e
ricchezza maggiore della sua. Grandi nomi, che avevano scritto pagine nella
storia del regno. Ventimiglia, Lanza, Moncada, Branciforti, Del Carretto,
Valguarnera, Calvello, Filingeri, Aragona, Bologna, La Grua; grandi stati che
occupavan mezza isola. I Corbera erano anche essi vecchia nobiltà, ma non da
stare a paro dei Ventimiglia o dei Branciforti; e il loro feudo del Misilindino
spariva dinanzi a quelli dei Branciforti, che avevan principati, duchee,
marchesati e contee. Quanto a lei veniva da una famiglia di cadetti, che si
rinobilitavano con la toga.
E
centro di quella nuova società nella quale essa entrava, era una dama di
antichissima famiglia e delle più illustri di Roma; moglie di un uomo pari di
nobiltà, e di gran fama, che in Sicilia faceva le veci del re, e aveva onori e
prerogative sovrane.
Ma
donna Eufrosina possedeva la ricchezza maggiore che una donna possa desiderare,
e che tutte le darne le invidiavano: aveva la bellezza, una bellezza piena di
seduzioni che il giorno dopo, nella stessa corte, le procurò un trono, diverso
da quello della Viceregina, ma non meno dominatore.
Così
la terza volta che ella andò alla conversazione della Viceregina, aveva già
ripreso il dominio di sè, e aveva cominciato a dar saggi del suo spirito colto
e versatile; di quella cultura superficiale che basta a render più piacevoli i
frivoli discorsi delle dame; e di quella versatilità dilettantesca, sufficiente
a dare diversi atteggiamenti allo spirito e ad affinarne il gusto.
Luigi Natoli: La dama tragica. Romanzo
storico siciliano ambientato a Palermo nel 1560, al tempo del vicerè Marco
Antonio Colonna, di donna Eufrosina Corbera e della loro storia d’amore.
L’opera
è la trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La
Gutemberg nel 1930.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 604 – Prezzo di
copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (spedizioni in tutta Italia)
Disponibile su Ibs, Amazon Prime e tutti i siti vendita online.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133, Palermo)
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