La città di Palermo in
quel tempo non era quale diventò circa mezzo secolo dopo. Ancora serbava presso
a poco la forma dei tempi normanni, di una città dentro un’altra. La più
antica, circondata da mura, è ancora visibile; le due strade che la percorrevano
a destra e a sinistra e costeggiavano le mura esistono; sono a destra le vie
Biscottai, G.M. Puglia, Giuseppe d’Alessi; comprendevano il monastero della
Martorana, e per la via degli Schioppettieri giungevano a S. Antonino; a
sinistra la via dell’Incoronazione, la via Celso, la salita Castellana, il
vicolo S. Antonio, dove si congiungeva con l’altra. Queste due strade
comprendevano la città antica. Sorsero di poi altre parti della città, che
presero il nome di Albergheria, Kalsa a destra; e di Seralcadia, Conceria e
Loggia a sinistra; dall’una parte e dall’altra, fra la città antica e i nuovi
quartieri, nelle bassure, si riconosceva il letto di due fiumicelli, l’uno, a
destra, era quello detto dai greci Kemonia e dagli arabi Ainzar, tradotto in
Cannizzaro, e nel tempo del presente racconto era asciutto e petroso, con poche
case, divenuto dopo “strada dei Tedeschi”; poi via Castro; l’altro, a sinistra,
era stato il fluviolo, che dalla palude del Papireto scendeva giù per il
Macello e per la Conceria, ma era anch’esso disseccato, e vi sorgevano già
edifici come la Panneria (oggi Monte di Pietà) palazzi e case signorili.
La via principale, detta
dai Normanni via Marmorea, ma che pel popolo si chiamò Cassaro (dall’arabo
Kars, il castello) e cominciava dove sorse il Palazzo Reale, presso a poco la
via Vittorio Emanuele giungeva alla parrocchia di S. Antonio, ed era chiusa da
mura, sotto le quali si apriva la porta dei Patitelli, già mezzo diruta; di là dalla
porta si stendeva la città verso il mare. Anche qui erano magnifici palazzi, e
si apriva la vasta Piazza Marina col palazzo dei Chiaramonte, che a quel tempo
non apparteneva al Sant’Offizio, il quale abitava invece il Castello a mare. E
oltre ai palazzi, c’erano chiese e conventi. Di chiese ne sorgevano per altro dappertutto,
come la Cattedrale, S. Agostino, S. Domenico e S. Francesco, e così monasteri,
come il Salvatore, il Cancelliere, la Martorana, S. Caterina, la Pietà, le
Vergini, dovunque c’era un terreno adatto se ne trovavano.
Ma fra tutte le strade
la più notevole era quella del Cassaro. Era acciottolata, e aveva i marciapiedi di mattoni; le case non
oltrepassavano il terzo piano, e i prospetti erano quasi uguali, con i medesimi
ornati; cosicchè parevano da un capo all’altro un palazzo solo. Non v’erano i
Quattro Canti, non essendosi ancora tagliata la via Maqueda. Non vi era la
magnifica fonte Pretoria; e la piazza del Palazzo pretorio o senatorio era
molto più vasta; a questo Palazzo si accedeva da una porta a mezzogiorno, ora
murata, innanzi alla quale erano due statue antiche, di cui una, salvata per
miracolo, è conservata in una sala del Palazzo stesso.
Luigi Natoli: Il capitan Terrore.
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