È necessario indugiarsi un poco, per la intelligenza
degli avvenimenti su particolari topografici; giacchè difficilmente ci si può
formare un’idea di quel che fosse la parte superiore della città di Palermo nel
secolo XII, occupata oggi da Villa Bonanno, dallo stereobato del palazzo reale,
dalle caserme, dalla Prefettura e dal Seminario Arcivescovile. Allora formava
un quartiere distinto dal resto della città, e chiuso da mura, che da una parte
dominavano la palude del Papireto, e girando dietro al castello regio, piegando
a mezzodì, scendevano lungo il Kemonia, fino all’altezza della Caserma della
Trinità o Distretto Militare, donde, piegando nuovamente in linea quasi retta,
correvano fino al Papireto, passando dinanzi al Campanile del Duomo, che
probabilmente era una delle torri che munivano queste mura.
Il vasto recinto si chiamava con voce greca Galca: era sparso di chiese, percorso di
strade, rallegrato di vigne e di giardini. Dalla Torre Pisana si partivano
due strade, una percorreva presso a poco lo stesso asse della moderna via
Vittorio Emanuele, e si chiamava As Simat,
la fila, o latinizzando questo nome, la Semità del Cassaro. Tagliava in
due dall'alto in basso la Galca, e, per una porta, si congiungeva al resto
della Simat o ruga marmorea, che
attraversava la città antica, in linea quasi letta, ed è oggi la via Vittorio Emanuele,
l'altra strada percorreva invece la linea delle mura occidentali e
settentrionali, passava dinanzi la chiesetta della Maddalena, ancor esistente
dentro la Caserma dei carabinieri, la chiesa di S. Paolo, e scendeva giù, fino
alla torre del Campanile del Duomo, passava dietro la cappella
dell'Incoronazione, e finiva in una altra strada che si arrestava alla porta di
S. Agata nel fiume del Papireto, o, arabicamente wadi, donde Guidda. Questa strada si chiamava Ruga magna Coperta, perchè era in fondo un lungo portico, murato
da una parte, e illuminato da ampie finestre.
Due altre strade principali tagliavano la Semita, la ruga
del Pissoto, o ruga Maggiore che passava tra l'edificio dell'Aula regia e la
chiesa di S. Costantino, (che ancora sorvive presso a poco nell'antico sito),
e si prolunga fra la caserma dei carabinieri e la caserma S. Giacomo ora
Calatafimi; e la ruga di S. Nicolò dei Poveri, che costeggiava gli edifici
romani, di cui si son trovate le vestigia, e passava tra la Prefettura e il
Seminario arcivescovile, dove prendeva il nome di Ruga di S. Barbara. Questa
strada, ora chiusa da un cancello, è ancora visibile.
Oltre gli edifici ricordati via via, e le chiese nominate,
v'eran altre chiese nella Galca; v'era la chiesa di S. Maria dell'Itria, forse
tra la Torre Rossa e S. Costantino; la chiesa di S. Maria la Mazara e quella di
S. Giacomo, nell'area della caserma Calatafimi; la chiesa di S. Barbara
Soprana, e più giù quella di S. Teodoro, con un ospizio, e un bello e vasto viridario o giardino. Queste due chiese
sparirono con la fabbrica del nuovo arcivescovato e del seminario tridentino.
Un'altra strada principale, infine, quasi parallela alla Semita del Cassaro,
correva lungo le mura meridionali; e poichè essa dominava il burrone del
Kemonia, ed era, per così dire, una specie di lungo terrazzo o boulevard,
prendeva nome di Sera, che in arabo
significa appunto strada sulle mura o terrazzo o boulevard. Questo Sera prendeva vari nomi, secondo gli
edifici che costeggiava. Nella Galca, si chiamava Sera di S. Costantino. Oltre
la Galca, correndo via per le antiche muraglie della città antica si chiamava
successivamente Sera della Casa del Saraceno, Sera della porta di Sudan, Sera
della casa
del conte di Marsico, Sera delle case di Martorano.
Sbozzata così la topografia della Galca, riesce più facile
immaginare dove e quanto fosse ampia la piazza nella quale si era raccolta la
folla, per assistere alla pubblica decisione di una lite giuridica, per la quale,
non essendovi altri elementi di prova, le due parti invocavano l'intervento
della volontà divina, con una di quelle forme giudiziali in uso tra i franchi e
introdotte dai principi normanni nella legislazione siciliana: il Giudizio di
Dio.
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Foto: Trinacrianews.eu
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