venerdì 21 agosto 2015

Luigi Natoli nel romanzo: Il Paggio della regina Bianca: Giovannello Chiaramonte, orfano di Andrea.


Il re, dunque, aveva affidato a messer Guglielmo Ventimiglia barone di Ciminna, la custodia di Giovannello Chiaramonte, orfano di Andrea, ultimo erede del gran nome, senza stato, senza avvenire, senza speranza. Dopo la caduta del padre, il fanciullo era stato strappato alle cure materne. La madre, madonna Isabella, era stata costretta a chiudersi in un monastero; egli fu dato al capitano di Catania; parendo forse al vecchio duca di Montblanc, atto di crudeltà, imprudente, impolitico, far uccidere per mano del boia un fanciullo innocente.
Il capitano di Catania si condusse col piccolo orfano, come presso a poco, parecchi secoli dopo si condusse mastro Simon col Delfino di Francia. La sua educazione, o meglio la sua tortura doveva avere lo scopo di fargli dimenticare la sua origine e la tragedia che aveva distrutto la sua famiglia. Il capitano di Catania, che forse aveva dei peccati da farsi perdonare dal re, adempiva al suo ufficio con soverchio zelo: il che sollevò qualche rimostranza nei signori, che alla fine vedevano in quelle torture una offesa alla loro casta.
Dopo la partenza del vecchio duca di Montblanc pel trono d’Aragona, qualcuno suggerì a re Martino di addolcire il regime di educazione di Giovannello Chiaramonte. E allora il re lo diede alle cure di messer Guglielmo Ventimiglia, che nella sua qualità di parente, poteva dar colore più umano alla prigionia.
Al filo di ferro aveva sostituito un filo d’argento; ma la prigionia non mutava. (www.ibuonicuginieditori.it)
Nella foto: IV di copertina del romanzo Il paggio della regina Bianca edito da I Buoni Cugini Editori. Disegno di Niccolò Pizzorno.

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