venerdì 21 agosto 2015

Luigi Natoli nel romanzo Il Paggio della Regina Bianca: così mastro Cecco di Naro, il pittore che affrescò il tetto del salone di Palazzo Steri, parlava di Andrea Chiaramonte.


A Palermo tutti serbiamo una devota memoria per quella gran casa. Di là avremmo dovuto trarre i nostri re… e non saremmo soggetti allo straniero!... Tu sei ragazzo, e non puoi capire certe cose; ma ti so dire, che quando decapitarono messer Andrea, non ci fu che la canaglia catalana che n’ebbe gioia. Sfido! don Bernardo Cabrera si pigliava la contea di Modica… un vero stato da re… don Guglielmo Raimondo Moncada le terre e i castelli su quel di Girgenti, don Galdo di Queralt Caccamo e gli armenti, il re i palazzi… Et diviserunt vestimenta mea, come canta il padre lettore il giovedì santo!...
I Chiaramonte non eran gente da aver paura, caro figlio! T’hanno raccontato la guerra del Vespro? Il mio nonno fu alla battaglia di Falconara, e vide che gente gagliarda erano. C’era messer Giovanni il vecchio, cuor di leone e braccio di ferro. Che battaglia!... E l’assalto di Palermo del 1325? Genovesi, Napoletani, Catalani, tutti addosso alla città; ma c’era messer Giovanni per difenderla… E messer Manfredi? Oh non fu il miglior capitano ch’ebbe l’Imperatore Ludovico di Baviera? non gli conquistò tutta la Marca d’Ancona?... Il mio nonno me le raccontava queste storie. Noi siamo di Naro, figliol mio; e Naro era feudo dei Chiaramonte, e fu baronia di messer Matteo, padre di messer Andrea: noi siamo stati vassalli della nobile casa…  Adesso Naro è di messer Guglielmo Raimondo Moncada; ma io… Io vivo qui, in Palermo, libero e padrone di me; e Naro, fintanto che apparterrà a quell’usurpatore, non mi vedrà mai più!...
Messer Bernardo Cabrera non sarebbe diventato signore della più vasta e ricca contea del regno, se Andrea Chiaramonte non fosse stato decapitato perfidamente, sulla piazza Marina in Palermo, dinanzi al suo magnifico palazzo. Messer Bernardo Cabrera ebbe le spoglie del vinto signore, alla rovina del quale egli aveva lavorato.
La presa di possesso gli fu però contrastata dai vassalli. La memoria dei Chiaramonte era troppo viva, e i cuori ancor troppo devoti, per accettare, se non benevolmente, almeno senza ostilità il nuovo signore, che si presentava come un nemico.
 

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