domenica 30 agosto 2015

Luigi Natoli nel romanzo Il Paggio della regina Bianca:il tradimento del duca di Montblanc e lo sterminio dei Chiaramonte.


Tu eri ancora un fanciullo quando avvenne la catastrofe della tua casa… Forse non sarebbe avvenuta, e tu saresti il primo barone del regno, se Andrea avesse accettato le offerte del duca di Montblanc… Tu ignori che il padre del re desiderava destinarti marito della figlia di don Ferrante Lopes de Luna, una cugina del re… Andrea rifiutò per non imparentarsi con lo straniero… Dio gli perdoni!... Egli credette nella concordia dei baroni convenuti a Castronovo; credette che in tutti fosse vivo e potente il sentimento dell’indipendenza del regno… e i baroni lo tradirono… Forse tu sai quel che ne seguì: la guerra, le persecuzioni, il tradimento. Andrea si sottomise, ebbe fede nella lealtà del vecchio Martino, e il vecchio Martino finse di perdonargli e di accoglierlo, e lo gittò nelle mani del boia. C’era chi lo istigava… c’era chi voleva la rovina del conte…

Dopo la morte di Andrea, venne la volta dei parenti. Uno di essi cercò uno scampo nella fuga, inseguito come un lupo di borgo in borgo, per valli, per monti… Egli aveva dinanzi agli occhi la visione della scure lampeggiante in aria… del capo reciso e sanguinante preso pei capelli… e dietro, alle calcagna, una muta di cani anelanti di strage, sitibondi di sangue… Era così giunto a Messina. Sperava di trovavi una feluca, una galea, una barca, per recarsi a Napoli e invocare la protezione di Costanza… Ma ecco la feroce muta sopraggiungere, gridando: “Eccolo! eccolo!... Morte al Chiaramonte!... Morte al traditore!”. Quell’uomo ebbe il tempo di balzare in sella, e fuggire, senza saper dove, trasportato dalla furia del cavallo, che pareva impazzito anch’esso… Un istante che avesse indugiato, egli sarebbe stato preso, e, forse, fatto a pezzi… perché alle grida dei suoi inseguitori s’era adunata a un tratto anche una folla minacciosa. Ah! quella fu una fuga incredibile, terrificante… Il cavallo non sentiva più il freno, e la mano non aveva più coscienza per governarlo… Volavano su per un sentiero selcioso, che sfavillava sotto le zampe… Il sentiero saliva; portava in una montagna? chi lo sapeva? né cavallo né cavaliere vedevano… Il cavaliere si accorse improvvisamente che dinanzi a lui la roccia finiva e si spalancava il vuoto mostruoso, immenso… Ebbe la coscienza del pericolo, tentò arrestare la furia del cavallo, ma invano. La bestia infellonita e cieca spiccò un salto… Un grido!... cavallo e cavaliere sparvero: un gran tonfo, le acque del mare si apersero, spumeggiarono, si richiusero sopra di loro…
 
Sono Filippo Chiaramonte… Da questo eremo, per mezzo di questi buoni pastori, io potei sapere quel che avveniva, e rintracciare qualcuno della nostra casa… Così ho saputo che tu vivevi. Da quando seppi ciò, e seppi che tu eri povero, solo, prigioniero, io ho pregato Dio di farmi viver fino a che avrei potuto vederti e parlarti… Dio mi ha fatto questa grazia… che Egli sia benedetto!…

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