lunedì 27 aprile 2015

Luigi Natoli in Braccio di ferro avventure di un carbonaro: l'adesione di Tullio Spada alla Carboneria


- Credo dunque, Tullio Spada, sia stata la Provvidenza che vi ha guidato qui; perché voi sarete un Carbonaro o, come diciamo fra noi, e come avete udito, un “Buon Cugino” dei più validi. La nostra società ha bisogno d’uomini forti e coraggiosi, e soprattutto onesti pel raggiungimento del nostro fine.
-  Qual è questo fine?
- La liberazione degli uomini dalla schiavitù… Che cosa siamo noi? Degli schiavi. Che cosa vogliamo essere? Uomini liberi. Questo è il fine comune di tutti i Buoni Cugini sparsi nel mondo. Per noi Siciliani vi è ancora un altro fine da raggiungere; l’indipendenza dell’isola, la restaurazione della sua autonomia violata, calpestata dal vecchio Borbone traditore. Noi vogliamo la indipendenza e la libertà; indipendenza da Napoli con governo nostro, e costituzione come quella spagnuola. Questo programma, compie l’altro, comune a tutti i Carbonari, che è quello del perfezionamento umano… Andiamo incontro a grandi pericoli, a persecuzioni, a supplizi: la morte sta quasi perennemente sospesa sopra il nostro capo, ma che importa? Essa non può nè deve arrestarci. Siate dei nostri, Tullio Spada: non negate il vostro braccio alla santa causa…
 
- Noi – continuò il Buon Cugino, – siamo alla vigilia di un grande avvenimento. Palermo è piena di “Vendite”; abbiamo “Vendite” a Messina, a Catania, a Siracusa, perfino in piccoli paesi. La verità si fa strada. Su tutto il regno di Napoli le “Vendite” hanno distesa una rete di cospirazioni, se così vi piace chiamare i nostri lavori; l’esercito è con noi. Vi sono “Vendite” a Roma e in tutto lo Stato Pontificio; nel Piemonte, in Lombardia, in Francia… Dappertutto si lavora, contro la tirannia e l’oscurantismo.
Disegno di Niccolò Pizzorno.
 

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