- Credo dunque, Tullio Spada, sia stata
la Provvidenza che vi ha guidato qui; perché voi sarete un Carbonaro o, come
diciamo fra noi, e come avete udito, un “Buon Cugino” dei più validi. La nostra
società ha bisogno d’uomini forti e coraggiosi, e soprattutto onesti pel
raggiungimento del nostro fine.
- Qual è questo fine?
- La liberazione degli
uomini dalla schiavitù… Che cosa siamo noi? Degli schiavi. Che cosa vogliamo
essere? Uomini liberi. Questo è il fine comune di tutti i Buoni Cugini sparsi
nel mondo. Per noi Siciliani vi è ancora un altro fine da raggiungere;
l’indipendenza dell’isola, la restaurazione della sua autonomia violata,
calpestata dal vecchio Borbone traditore. Noi vogliamo la indipendenza e la
libertà; indipendenza da Napoli con governo nostro, e costituzione come quella
spagnuola. Questo programma, compie l’altro, comune a tutti i Carbonari, che è
quello del perfezionamento umano… Andiamo incontro a grandi pericoli, a
persecuzioni, a supplizi: la morte sta quasi perennemente sospesa sopra il
nostro capo, ma che importa? Essa non può nè deve arrestarci. Siate dei nostri,
Tullio Spada: non negate il vostro braccio alla santa causa…
- Noi – continuò il Buon
Cugino, – siamo alla vigilia di un grande avvenimento. Palermo è piena di
“Vendite”; abbiamo “Vendite” a Messina, a Catania, a Siracusa, perfino in
piccoli paesi. La verità si fa strada. Su tutto il regno di Napoli le “Vendite”
hanno distesa una rete di cospirazioni, se così vi piace chiamare i nostri
lavori; l’esercito è con noi. Vi sono “Vendite” a Roma e in tutto lo Stato
Pontificio; nel Piemonte, in Lombardia, in Francia… Dappertutto si lavora,
contro la tirannia e l’oscurantismo.
Disegno di Niccolò Pizzorno.
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