mercoledì 7 febbraio 2024

Luigi Natoli: La festa di S. Agata e le "attuppateddi". Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie.


Il 5 febbraio in Catania celebrano la festa di sant’Agata, che è la patrona della città.
Sant’Agata era una giovinetta bellissima e di puri costumi, vissuta al tempo di un imperatore romano che perseguitava crudelmente i cristiani. Allora dominava una religione falsa, detta pagana: non si adorava un solo Dio, creatore dell’universo e padre di tutti gli uomini, ma tanti dèi; e qualche volta si proclamava dio anche un imperatore, se pur malvagio.
Il cristianesimo, ossia la religione predicata dal Gesù Cristo, non era ancora molto diffuso, ma i suoi seguaci aumentavano ogni giorno; e siccome combattevano i falsi idoli, e predicavano l’amore fra gli uomini, erano ritenuti nemici dello Stato e degli iddii. Perciò erano perseguitati, arrestati e gittati in pasto alle belve, o sottoposti a crudelissimi supplizi, se non rinunciavano alla loro fede.
La giovinetta Agata fu dal governatore di Catania con ogni lusinga di ricchezze, di grande stato, di matrimoni, tentata a rendere onore agli dèi; ma essa tutto rifiutò, salda nella fede in Gesù. Che cosa erano i beni materiali in confronto dei beni promessi da Gesù nell’altra vita? Sdegnosa resistette a ogni lusinga e a ogni minaccia; e per questo fu dal crudele governatore fatta prima tormentare col taglio dei seni, e poi decapitare.
Essa sostenne il supplizio con animo invitto: perché soltanto una fede viva e profonda dà forza e serenità all’animo contro gli orrori della morte atroce. La Chiesa ascrisse la verginella Agata fra le sante martiri, e ne assegnò la festa al 5 di febbraio.
Fra le usanze della festa ve n’era una curiosa. Le donne di Catania, uscendo di casa, solevano avvolgersi con un lungo e vistoso manto, che scendeva loro dal capo; e lo facevano con tanta grazia, che ne erano ammirate.
Ora, per la festa si teneva nella città una fiera: le donne, signore e popolane, in questa occasione uscivano sole, ma chiudevano il manto sul viso, lasciando scoperti solo gli occhi, sicché erano irriconoscibili; e così celate si chiamavano attuppateddi. Andando per le vie, se incontravano un parente, o un amico o un conoscente, lo conducevano, senza svelarsi, in una bottega, e domandavano un regalo: ciò che gli uomini facevano cortesemente, senza pretendere di conoscere la donna, cui essi donavano quella specie di strenna. Ne avvenivano poi, se si riconoscevano, graziose sorprese. 
Ora l’usanza è morta: forse perché le donne non indossano più il manto; o perché queste tradizioni di antica origine vanno sparendo. 
Il nome di “attuppateddi” viene da attuppari, che, voi lo sapete, vuol dire turare; e si dice di certe grosse chiocciole, che durante il letargo si coprono di un velo, così come le donne si coprivano col manto.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
Pagine 274 - Prezzo di copertina € 19,00
La copertina di Nicolò Pizzorno riproduce esattamente il volume originale. 
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