Federico, uscito di minorità aveva già nel 1215 promesso a Innocenzo
III di andare a liberare il Santo Sepolcro: ma la necessità di assicurarsi il
regno di Germania conteso da pretendenti, e domarvi le ribellioni; di
difendersi dalle pretese della Chiesa, che vantando diritti di sovranità sul
regno di Sicilia, – che in vero erano ristretti solamente ai ducati della
terraferma, – voleva obbligarlo a lasciare questo regno al figlio Enrico sotto
un Vicario; le ribellioni dei baroni pugliesi, la sollevazione dei saraceni in
Sicilia, la necessità di riordinare lo Stato, di cui Federico ebbe una
concezione veramente moderna; tutto ciò aveva impedito a Federico di mantenere
la promessa.
Federico non era un avventuriero nè un gran capitano; e dava gran peso
alla diplomazia: inoltre voleva nelle cose vederci chiaro. Certo, rialzare la
fama del regno in Oriente, riprendere il posto che esso vi aveva conquistato ai
tempi normanni era nel suo piano: ma voleva ottenere il maggior profitto col
minimo dispendio; e voleva che l’impresa non fosse disinteressata e a profitto
di altri.
Sollecitato da Onorio III, venne con lui al trattato in Ferentino, nel
marzo del 1223, nel quale trattato il Papa per invogliarlo, l’Imperatore per
acquistare un diritto, fu concertato il matrimonio di questo, già vedovo
dall’anno precedente, con Iolanda, o, come altri la chiama, Isabella erede del
regno di Gerusalemme, e figlia di Giovanni di Brienne. Qui c’era una condizione
dinastica presso a poco simile a quelle dell’Inghilterra e dell’Olanda.
Giovanni di Brienne era re nominale, perché marito di Maria di Monferrato,
erede e regina di diritto; la quale morendo aveva lasciata erede la figlia.
Giovanni di Brienne dunque non era più nulla; portava quel titolo di re come
una onorificenza: la regina era Iolanda. Sposando Iolanda, Federico prendeva
lui questo titolo.
Ogni cosa per la Crociata fu definita nella chiesa di S. Germano il 25
Luglio del 1225: poco dopo l’ammiraglio Enrico di Malta con l’arcivescovo di
Capua e altri, partì con quattordici galee per la Palestina: a San Giovanni
d’Acri, nella chiesa di S. Croce, diede, per procura, l’anello a Iolanda, che
indi fu solennemente coronata a Tivo dal patriarca di Gerusalemme il 9
novembre, essa sbarcò a Brindisi, dove celebrò le nozze con Federico.
Egli era in diritto ora di chiedere il titolo di re di Gerusalemme; e
mandò infatti trecento cavalieri in Siria, quei baroni lo riconobbero e gli
prestarono l’omaggio: ma ecco il papa accusar Federico d’ingratitudine verso
Giovanni di Brienne, che si fece apparire, falsamente, come spogliato di un regno,
che poi non gli apparteneva! Furono nuove brighe. L’imperatore si difese: mandò
Tomaso conte d’Acerra come suo baiulo in Palestina, e intavolò relazioni col
Sultano di Egitto Malek-Kamel, il quale, avendo brighe col fratello sultano di
Damasco, voleva tenersi amico l’Imperatore più potente; e per mezzo del suo
ambasciatore Fakr-Eddin, mandò a offrirgli le città sante, che dipendevano da
quello: l’Imperatore alla sua volta mandò al Cairo Berardo, arcivescovo di
Palermo.
Luigi Natoli: Viva l'Imperatore! Romanzo storico siciliano ambientato all'epoca di Federico II, tra Palermo e le crociate di Gerusalemme. Il volume è la fedele riproduzione del romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1925.
32° volume della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli edita I Buoni Cugini editori
Pagine 527 - Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicugineiditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon Prime, Ibs e tutti gli store online
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Nuova Ipsa (Piazza Leoni)
Nessun commento:
Posta un commento