mercoledì 7 aprile 2021

Luigi Natoli: Il Foro di Lilibeo e la vendita degli schiavi. Tratto da: Gli schiavi. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 103 a.C. al tempo delle guerre servili

Lilibeo offriva ancora lo spettacolo di una città mista nei suoi edifici di elementi cartaginesi e di elementi greco-romani. Per quanto da un secolo circa appartenesse a questi ultimi, la più che secolare dimora fattavi da quelli, per i quali era una base di domini in Sicilia, aveva lasciato molto della sua vita nella struttura di qualche tempio, in una parte del Foro, in parecchie case, cupe come le loro anime. 
Il Foro era situato nel bel mezzo della città, nelle vicinanze del mare. Era una piazza piuttosto lunga che larga, circondata di colonne, e dentro i portici era piena di botteghe. Ivi erano gli orafi, i mercanti, i granai; ivi i macellai, i fornai, i vinai; ivi si commerciava. A un capo della piazza v’era la magistratura, accanto v’era il palazzo del questore; di fronte, il tempio trasformato romanamente, e dedicato a Giove. 
La vita pubblica si svolgeva nel Foro, e anche la privata nelle sue relazioni sociali. I cittadini, oltre che per acquistarvi ogni cosa utile a vivere, vi convenivano per chiacchierare, discutere, concludere gli affari; perché ancora non era invalso l’uso dei bagni a luoghi di ritrovo, come oggi sono i caffè e i circoli. Le notizie si apprendevano nel Foro, nelle taverne argentarie, negli unguentari (6) e simili botteghe, frequentate dai cavalieri romani, dai ricchi siciliani, dalle donne che amavano i profumi.  
Caio Cecilio fendè la folla, che gli antiambulani avevano diviso in due ali, e si avvicinò alla catasta. Gli schiavi erano tutti giovani, nessuno dei quali toccava ancora i venticinque anni. Il cartello che pendeva sul petto di ognuno diceva la patria, l’età e le attitudini. Erano tutti gente scelta; v’erano Sirii e Liburni, abili portatori; Frigi, Lici, Greci d’Asia buoni per servire a tavola; Numidi atti a far da messaggeri e da corrieri; vi erano buoni pastori, palafrenieri, bagnini, tonsori (11); e fra le donne: orlatrici, cinstore (12) e perfino una ostetrica. 
Erano alla mercè dei visitatori: che li palpavano, li esaminavano da ogni parte, ne provavano la forza e l’agilità, ne valutavano il prezzo, ma il più delle volte se ne andavano senza acquistarne. 
Caio Cecilio andava osservando ad uno ad uno quei poveri schiavi; li osservava e domandava al mercante le loro qualità e perché fossero schiavi. Si fermò dinanzi ad un giovane di circa vent’anni. Era alto e muscoloso e mostrava di possedere una forza fisica superiore agli altri, una forza morale, quasi la conoscenza del proprio valore, e un rispetto verso di sé, da non aver confronti. Era di carnagione abbronzata dal sole, ma bianca in se stessa, con i capelli castani e sul volto una leggera lanugine bionda; il naso diritto, la bocca bella ma sdegnosa, il mento quadrato; ma gli occhi scuri e grandi avevano una finezza e nel tempo stesso un fascino tale che attirava la simpatia di chi lo mirava. 
Caio Cecilio lo guardò in silenzio, lesse il cartello: “Bionte, soprannominato Elio, nacque in Cirene, nel 632 di Roma, atto a qualunque ufficio”. Poi si volse al mercante: 
- Compro costui se mi accomoda… 
- Oh, puoi esaminarle quanto vuoi, domine. Non v’è schiavo migliore di lui. 
Caio Cecilio lo tastava da ogni lato, gli faceva aprire la bocca e guardava i denti: bianchi, solidi e forti; gli metteva la mano sul cuore. 
- Non ha difetti occulti? 
- Oh, per Ercole! Che dici tu! È sanissimo. Te lo do con ogni malleveria. Non è fuggitivo (13) perché avrebbe se non altro, rasa la metà dei capelli. Per questo, non lo cedo per meno di centomila sesterzi (14). 
- Caro – replicò Caio Cecilio: – per diecimila sesterzi… 
- Oh santi Numi; e tu Ermete (15) fa che questo illustre padrone si persuada! Mi offre diecimila sesterzi! Ma ne vale duecentomila! È buono, anzi eccelle in tutto! Mettilo a bifolco, è capace di domare il più riottoso dei tori; mettilo a un’arte, e ti farà stipi o chiavi incredibili; mettilo a contabile e ti farà trovare i conti in regola. Non ti dico della sua forza…


Luigi Natoli: Gli Schiavi – Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 103 a.c. al tempo della Seconda Guerra Servile. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato con la casa editrice Sonzogno nel 1936. Le note aggiuntive dell’editore sono poste allo scopo di far capire maggiormente al lettore il grande lavoro di ricostruzione del periodo storico del romanzo svolto dall’autore.

Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 387 – Prezzo di copertina € 22,00
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