martedì 25 agosto 2020

Luigi Natoli: La conquista normanna. Tratto da: Storia di Sicilia

Venuta la primavera del 1064 Roberto adunò un esercito in Puglia, e unitosi con Ruggero mossero entrambi insieme per Palermo, ma dopo tre mesi di vano assedio, tolsero il campo. Essendo morto d’una frecciata Ibn-Hawwasci, e ritornati in Africa i figli di Temin con le loro genti, Ruggero ripassò in Sicilia (1066), occupò luoghi forti, e fece scorrerie; poi in Misilmeri diede una fiera rotta ai Musulmani, (1068). Premeva però avere nelle mani Palermo, e Roberto, liberatosi di Bari, che prese nell’aprile del 1071, venne in Sicilia, si congiunse con Ruggero, e insieme ripresero l’impresa di Palermo. Posto il campo presso l’Oreto, fortificatisi in un castello trasformatosi poi in chiesa e ospedale dedicato a S. Giovanni detto dei Lebrosi, la strinsero d’assedio Ruggero da ponente, Roberto da levante. La città si difese, e le sorti degli assedianti minacciavano nuovo insuccesso, ma attratti i difensori astutamente fuor delle mura, e catturatili, riportata una vittoria navale nel porto, i Normanni si rincorarono e decisero l’assalto generale. A Ruggero lo sforzo principale. L’alba del primo o del due di gennaio del 1072, poggiate le scale alle mura formidabili della città vecchia, or respinti, or ostinati, i Normanni cercarono superarle, ma Roberto, intanto, approfittando che i Musulmani ivi addensavan le loro forze, assalì la Kâlesa poco difesa. Superate le mura, vi aprirono una porta, donde entrò il grosso delle milizie. La porta fu detta della vittoria, e ancor si vede in una cappella della chiesa di S. Maria, erettavi poco dopo. Perduta la Kâlesa, i cittadini, giudicando vana la difesa, deliberarono di rendersi; e il giorno dopo, consegnarono la città vecchia a Ruggero, che vi si assicurava. Il quarto giorno i due fratelli fecero l’ingresso trionfale, si recarono nell’antico Duomo, che i Musulmani avevano convertito in Moschea giâmi; ed ivi l’arcivescovo Nicodemo, uscito dalla povera chiesetta di Santa Ciriaca, restituito dopo duecentoquarant’anni il tempio al culto cristiano, celebrò messa fra le lagrime dei fedeli. I vincitori diedero libertà e sicurezza ai vinti, e promisero che avrebbero mantenuto culto, leggi e magistrati.
La caduta della Capitale, portò seco quella di altre città che si rendevano spontaneamente. I due fratelli se ne pattuirono la divisione: Roberto tenne per sè Palermo, Messina e il Val Demone; Ruggero il resto, con l’obbligo che ne suddividesse una metà fra Serlone loro nipote e Arrisgoto di Pozzuoli loro congiunto. Serlone non ne godè a lungo, ché in un agguato fu ucciso dai Musulmani di Castrogiovanni; di che Roberto e Ruggero ebbero dolore e promisero vendetta, che rimandarono a miglior momento. Roberto, dopo aver atteso con Ruggero a domare i Musulmani, erigendo castelli, e fortificando la parte più alta di Palermo, dovette accorrere in Puglia.

Ruggero intanto preseguiva i suoi disegni in Sicilia, dove, non avendo ancora forze sufficienti per affrontare i Musulmani, cercava di indebolirli, fomentandone le discordie. I Musulmani, quando videro occupata Catania, fatta tacere la rivalità si schierarono in armi sotto il comando di un Benavert, principale cittadino o capo di Siracusa. Ruggero, costretto intanto a ritornare in Calabria, incaricò Giordano, suo figlio illeggittimo, valorosissimo, e il genero Ugo di Jersei di osteggiare Benavert: ma tutti e due, avventuratisi con poca prudenza, furono assaliti da Benavert e sconfitti. Ugo vi morì, Giordano con gli scampati appena potè fuggire a Catania (1075). Allora Ruggero ritornò in fretta con buon esercito, prese e smantellò la rocca di Iudica, devastò terre del Val di Noto; indi corse al punto opposto, prese Trapani, e accrebbe lo Stato e la potenza. Nella primavera del 1078 andò ad assediare Taormina: la cinse fra torri, palizzate e siepi così rigorosamente, che nell’agosto  la città dovette arrendersi. Venne poi la volta di Jato, fortissimo luogo, la cui resistenza incoraggiò Cinisi a ribellarsi. Ruggero con le devastazioni e la fame le costrinse a sottomettersi; ma allontanatosi egli di nuovo, Benavert occupò Catania (1081) e molestò i Normanni. Allora Giordano con due valorosi condottieri e circa settecento cavalli mosse contro il Musulmano e lo affrontò e lo mise in rotta. Benavert ritentò la fortuna pochi anni dopo, assalendo la Calabria, quando, per la morte di Roberto e le discordie fra i due figli, pareva il ducato dovesse sfasciarsi; e devastate le contrade, depredate le chiese, rapite le suore, se ne tornò a Siracusa. Ma qui, ardendo di sdegno, Ruggero con una armata venne a raggiungerlo, e Benavert, ferito e incalzato, nel saltare in un’altra nave, cadde in mare e annegò. Siracusa si difese, finchè, ridotta alla fame, dovette rendersi (1086).
La conquista non poteva dirsi compiuta senza impadronirsi di Castrogiovanni, dove un certo Hamûd s’era rafforzato. Ruggero cominciò col sottomettere i castelli di quella regione, si impadronì della moglie e dei figli di Hamûd, che erano in Agrigento, e li tenne onorevolmente in ostaggio. Chiuse da ogni parte gli accessi a Castrogiovanni, e rese vana ogni resistenza. Hamûd per evitare una strage dei suoi accolse segrete pratiche, e, per tradimento immise i Normanni nella città, che dovette rendersi. Il vincitore non abusò della facile vittoria (1087). Anche Noto si arrese: Butera, ultimo baluardo, invece resistette, poi venne a patti (1091).
Padrone ora di tutta l’Isola, Ruggero, benchè vecchio, andò alla conquista di Malta, non già per vaghezza di più vasto dominio, ma perchè quelle isolette erano una sentinella avanzata per dominare il mare e difendere la Sicilia; e con la conquista di Malta si compì l’impresa normanna durata un trentennio, destinata a fondare la monarchia più gloriosa d’Italia, centro di civiltà in un’Europa ancora semibarbara.

Luigi Natoli: Storia di Sicilia (dalla preistoria al fascismo). L'opera è la fedele riproduzione del volume originale pubblicato dalla casa editrice Ciuni nel 1935
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 511 - Prezzo di copertina € 24,00
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