giovedì 9 luglio 2020

Luigi Natoli: Come s'andava ai ricevimenti. Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli (1500-1700)

Quali fossero gli umori che la vanità cittadina ispirava per parere più che non si fosse, si è detto. Vero era che le fogge di vestire differivano da un ceto all’altro; che vi era un vestito pei popolani e un altro per la borghesia e un altro per la nobiltà; e quel che era lecito a un nobile, come il cingere la spada, non lo era a un artigiano. Ma ognuno si sforzava di parere di più, salvo che non fosse medico o magistrato, che avevano abiti propri che non dovevano essere confusi con altri. 
Tuttavia nelle feste pubbliche, come le cavalcate, i ricevimenti, le giostre, si vedevano le diversità e si poteva osservare l’evoluzione del costume segnatamente nelle classi più elevate che seguivano la moda; mentre il popolo più conservatore e tradizionalista non si risolve ad accogliere nuove fogge di vestito, quando era già smesso dagli altri. Per questo noi andremo spigolando tra i nobili i progressi della moda. 
All’arrivo della moglie del Vicerè don Ferrante Gonzaga andarono a incontrarla dodici dame a cavallo sopra belle chinèe, e più belle: erano esse vestite chi di “broccato, chi di tela d’oro e d’argento, con sue scuffie d’oro ben fatte, e suoi berretti in testa...” E poi nel Castello “vi erano altre venti dame vestite come sopra.”
Dunque nell’anno 1537 le dame andavano a cavallo. Non potevano andare in lettiga, perché questa serviva per viaggiare; non in portantina perché non potevano esser vedute; e poi le une e le altre avrebbero occupato abbastanza spazio. Carrozze non ce n’erano. Dunque si andava a ricevimenti a cavallo. Già il secolo cominciò con l’ingresso della regina Giovanna fuggita da Napoli innanzi ai Francesi invasori. Ella fu ricevuta dalle dame e dal Vicerè a cavallo, ma non c’era un cavallo per lei, ed ella sedette in groppa di costui, tale e quale una contadina. Ma questo non era l’uso del tempo. 
Al tempo di don Juan de Vega, cioè nel 1540, vi erano già tre carrozze; e le dame continuarono ad andare ai ricevimenti e alle feste a cavallo. Chi vuol sapere il nome delle trentotto dame che andarono alle nozze della figlia del Vicerè, legga il diario del La Rosa, pubblicato dal Di Marzo nella sua Biblioteca storica e letteraria; ma farà piacere incontrare nomi che ancora sorvivono, quali i Settimo, i De Gregorio, i Bologna, i Moncada, gli Alliata.

Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli – Opera inedita, costruita e fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli.
Argomenti trattati:
La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
Pagine 283 – Prezzo di copertina € 20,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it, www.lafeltrinelli.it, Amazon Prime e tutti i siti vendita online.
In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Sciuti (Via Sciuti) Libreria La Vardera (Via N. Turrisi), Libreria Sellerio (Viale Regina Elena - Mondello)

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