martedì 16 aprile 2019

Luigi Natoli: Rolando. Tratto da: Alla guerra!

Guy cercava Rolando: domandava ai soldati della sua compagnia se l’avessero veduto.
Il sergente, che, ferito a una gamba, si avviava sorretto da due soldati verso l’ambulanza, gli disse:
- Sì, signor tenente; il poveretto è malamente ferito: forse lo troverà morto... È appoggiato a un albero, laggiù... a destra....
Addolorato da quella notizia, visti due porta-feriti con una barella, li chiamò:
- Venite; c’è un ferito grave...
Trovarono Rolando che si lamentava con mugolii bassi e lunghi, come un cagnolino, pallido, gli occhi umidi di lagrime, l’espressione di sgomento. A vederlo intriso di sangue, Guy si sentì stringere il cuore, ed sclamò:
- Ah povero ragazzo! Lo prevedevo!...
E dando alla voce un tono sorridente e incoraggiante, aggiunse:
- Su, animo!... Non son ferite gravi!...
Rolando sorrise pallidamente. I militi della Croce Rossa lo sollevarono, lo adagiarono su la barella, lo trasportarono via. Guy lo accompagnò, tenendosegli a fianco, e di quando in quando gli rivolgeva qualche parola di conforto, alla quale Rolando rispondeva con lievi sorrisi.
Quando giunse alla prima ambulanza per la medicatura più urgente, tra’ soldati si sparse la voce che Maisonbrulèe era stato ferito gravemente; e fu uno stupore, un dolore. Come? Quel povero ragazzo? Ah! ma gli doveva finir così; era troppo audace. Cercavano tutti di vederlo, chi gli si poteva avvicinare, gli rivolgeva una parola affettuosa, con una voce piena di tenerezza. Bravo Maisonbrulèe! Gli era nulla, venti, trenta giorni di cura, e poi nuovamente al fuoco. Pim! pam! Vero?
E allora un lampo illuminava gli occhi di Rolando, e le sue labbra sorridevano men tristemente. Ma quando i soldati si voltavano scotevano il capo. No, non l’avrebbe scampata! Peccato! Era così allegro, così nuovo in tutte le sue cose, così semplice!... Nessuno in quel momento osava dire “sciocco”: invece tutti conchiudevano:
- Che coraggio!... La sua audacia l’ha ucciso!...
E il compianto accompagnò il carro automobile, che lo trasportò a Suippes.
- Bisogna amputargli subito le gambe – aveva detto il medico.
- Tutte e due?
- Tutte e due, povero figlio! E speriamo che viva.
Guy si sentì un rimescolio nel sangue, che gli distese un’ombra sugli occhi; e volle accompagnare il ferito a Suippes. Pensava a quella povera madama Maisonbrulèe, e per associazione, pensò anche alla sua mamma, e poi a tutte le mamme orbate dei figli, a quella guerra imposta al Belgio e alla Francia dalla pazzia di un uomo, dalla barbarie d’una casta, dall’interesse dei capitalisti; a quell’assassinio di una nazione, premeditato lungamente, tentato improvvisamente e con ferocia selvaggia e primitiva.
Intanto la notizia si diffondeva. Maisonbrulèe è stato gravemente ferito! e dovunque destava lo stesso dolore. Quel ragazzo era diventato famoso e gli volevan bene tutti: anche quelli che non lo conoscevano e che avevano sentito raccontare le sue prodezze e le sue semplicità. Si domandava dove, come e quando fosse stato ferito; ma si sapeva ben poco; qualcuno disse che era stato raccolto sul campo, più innanzi di tutti gli altri caduti. Guy diede qualche particolare: narrò come fosse stato salvato, magnificò l’eroismo di Rolando; e allora, nella eccitazione degli animi il giovane assurse in una figurazione quasi leggendaria, e quando giunse a Suippes la fama lo aveva già preceduto.
La barella fu tolta con grande precauzione dalla vettura, e trasportata nella sala operatoria. Michaud che vi si trovava non fu meno stupito e addolorato di vedere Rolando in quelle condizioni. Volle sapere come fosse andata. Guy dovette ancora una volta narrare l’episodio che lo riguardava; e allora tutti, medici, infermieri, ufficiali circondarono la barella, e il maggiore medico, guardando di fra gli occhiali quel fanciullone pallido e sorridente, gli gridò commosso:
- Bravo, figlio! La patria ti benedirà.
Gli occhi di Rolando scintillarono, il suo volto si colorò di una fiamma improvvisa; fece un gesto col capo, come se avesse voluto sollevarsi, ma non potendo, levò il capo e gridò:
- Viva la Francia!
E svenne.
Dopo circa un’ora egli era adagiato sul letto di una sala. Egli? No, il suo troncone. Gli avevano amputate tutte e due le gambe. Betty gli stava al capezzale; Michaud si era fermato ai piedi del letto, guardandolo con un vivo interesse. Più tardi venne il colonnello a visitare il ferito. Voleva rimproverarlo di aver disubbidito; ma al vederlo così pallido e sereno, con la spalla e un braccio e il capo bendato, non osò; strinse le labbra per non mostrar la sua commozione, e rimase un po’ in silenzio, senza poter dire nulla; e finalmente non disse altro che:
- Ebbene, ragazzo mio, come è andata?
- Lo vedete mio colonnello!... – rispose Rolando.



Luigi Natoli: Alla guerra! Romanzo storico ambientato nella Francia del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale.
Nell'unica versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia del 1914. Raccolto in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori.
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