martedì 16 aprile 2019

Luigi Natoli descrive la Parigi del 1914. Tratto da: Alla guerra!

Era notte; i fanali accesi, le strade piene di gente e di veicoli; di venditori ambulanti e di guardie di città; all’angolo del boulevard de Courcelles presero posto in un omnibus, senza alcuna scelta, che li condusse sul lungo Senna del Louvre, dove scesero per fare un po’ di strada a piedi, lungo il fiume, senza badare al via vai. Come se un comune istinto li avesse condotti, si avviarono pel ponte delle arti, come se qualcosa li spingesse verso quel quartiere latino, dove trascorsero la loro prima giovinezza; ma si fermarono un po’ a contemplare la città che si distendeva alle due rive, sotto il cielo cupo della notte.
Le lampade elettriche diffondevano sul lungo Senna la loro luce pallida, sotto la quale formicolava la gente. I palazzi si dilungavano, inondati dalla luce chiara e violenta da vicino, più incerta da lontano; via via che essi fuggivano dallo sguardo pareva si avvolgessero in una specie di vapore opaco, nel quale le lampade più lontane apparivano come stelle offuscate da un’alona. L’acqua appariva nera, fra i muraglioni; ma le lampade vi si rispecchiavano con lunghi zig-zag, interrotti di quando in quando dalla massa bruna di una barca.
Dinanzi, come in uno scenario, si succedevano l’un dopo l’altro i ponti; sui quali vigilavano le lampade in fila; e l’acqua ne rifrangeva il riflesso ondulante come un serpe di fuoco, e tutto il grembo della Senna pareva agitato da migliaia di serpi fiammeggianti, in file ordinate, le une dopo le altre. Gente, carrozze, qualche automobile, omnibus, passavano sui ponti; l’acqua pareva percorsa da riverberi di fosca luce, nei quali si intravedevano le ombre nere dei pedoni che andavan lungo i parapetti.
Da una riva e dall’altra dei ponti giungeva il rumore della vita; ma giù, il fiume scorreva silenzioso; le barche, non facevan rumore, e l’ansare delle macchine dei battelli a vapore si sperdeva sulla superficie del fiume. Soltanto contro i piloni, un dolce gorgoglìo pareva la voce della Senna, che dicesse:
- Io vado.
Andava da secoli, da centinaia di secoli per la stessa strada, con lo stesso silenzio solenne, e aveva veduto ai suoi fianchi trasformarsi via via le povere case di fango delle prime genti raccolte intorno all’isoletta, in edifici, in palazzi, che avevano nei fastigi la storia del mondo. Appoggiati coi gomiti al parapetto, Benoist e Michaud guardavano quelle acque che scorrevano sotto i loro sguardi, e ognuno vi attingeva sensazioni diverse, e seguiva un corso di pensieri diversi. Per lo scultore erano sensazioni di colori e di forme, la penetrazione nell’intima vita di ogni cosa che si moveva dinanzi agli occhi suoi, nell’acqua, sulla terra, nel cielo: interpretazione di quell’anima secreta delle cose, che del paesaggio fa qualche cosa di vivente in sé. Per Benoist era l’evocazione della storia.
Due fiumi gli apparivano sacri nella storia della civiltà universale: due fiumi destinati da quella specie di provvidenza che pare dirigga le umane vicende, a essere le sedi della grandezza umana: il Tevere e la Senna; il mondo antico con la concezione maravigliosa del diritto, l’eterna legge dei rapporti della società civile; il mondo cristiano con la concezione di una legge morale che oltrepassa, abolisce quasi, le creazioni artificiose dei riti e dei culti; il mondo moderno con tutte le sue libertà politiche e con la visione netta e precisa dei grandi problemi della storia.
Quali altri grandi fiumi avevan veduto compiersi fra le loro sponde fatti di tanta e così profonda universalità? V’erano sì, sparse pel mondo città illustri: il Gange, l’Eufrate, il Nilo videro svolgersi all’ombra dei loro sacri palmeti meravigliose civiltà; ma non esercitarono nella storia del mondo quell’ufficio augusto e solenne che ebbe il Tevere nell’antichità. La Senna era l’erede del Tevere: Parigi continuava l’universalità civile di Roma.
Benoist passava.
Da quando dal puro sonante latino rampollarono come rivoli freschi le nuove lingue, ecco diffondersi dalla Francia la nuova epopea delle genti latine, e la dolce passione d’amore attingere tra le azzurre piagge della Provenza il nuovo linguaggio: e l’una e l’altro si fan cittadini del mondo latino: mondo di eroismo e di gentilezza, di pietà, di fede, di cortesia: entro il quale Parigi a poco a poco, andava maturando il suo destino, che doveva essere il destino del nuovo mondo. Parigi, città eterna, che sotto l’apparente spensieratezza della vita, serba intatta la fiamma di tutte le rivoluzioni, e non per sé, ma per tutti i popoli; Parigi, l’immenso spirito animatore della vita moderna…
La Senna scorreva, accesa da mille fiamme, che dalle due rive, dai ponti, ne salutavano il passaggio. Andava al mare. Così da secoli, trascinando e seppellendo nell’infinito tutte le cose vecchie, tristi, caduche. Acqua lustrale, nel cui grembo si detersero e si detergono gli errori dei secoli; dove, non potè mai fermare le sue sedi la barbarie, come non le fermò sul Tevere. Il Tevere e la Senna rimasero i sacri fiumi della latinità, e rimarranno; simili a due confini inabolibili, contro i quali invano, da secoli, i barbari hanno urtato.
Ed ecco quel Kaiser, vivente anacronismo ripullulato dalle vecchie cronache leggendarie, dalla loro fosca e selvaggia mitologia, ritentare l’antico sforzo contro quel sentimento profondo di latinità; gittare la violenza delle armi e la crudeltà dei cuori su quanto di puro e di gentile ha eternato lo spirito latino…
Non saran forse a lui quelle acque fatali, quel che furono le onde del mar Rosso al Faraone?...
Certo la vecchia Francia si scoteva; quei ponti, quelle lunghe banchine fiammeggianti avevano un aspetto un po’ diverso; l’effervescenza spumosa era vanita; restava la bevanda con la sua forza intrinseca.
V’era qualche cosa di più grave nella folla: una calma fiduciosa e sicura; un eroismo consapevole; uno spirito di sacrificio sorridente alla certezza della vittoria immancabile. 


Luigi Natoli: Alla guerra! Romanzo storico ambientato nella Francia del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale. 
Nell'unica versione originale, pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914 e raccolto in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori. Arricchito dalle illustrazioni di Niccolò Pizzorno. 
Pagine 956 - Prezzo di copertina € 31,00
Sconto del 25% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile su Amazon Prime
Disponibile presso Librerie Feltrinelli. 

Nessun commento:

Posta un commento