lunedì 1 ottobre 2018

Luigi Natoli e la chiesa di San Ciro. Tratto da: Calvello il bastardo.

Le grotte di Santo Ciro, così dette da una piccola chiesetta, si aprono sulle falde del monte Grifone; più oltre degli avanzi dell’antico castello di Favara, comunemente detto, dall’ampiezza del laghetto (l’antica peschiera), Maredolce. Ossa di fossili antidiluviani, scambiati dai facili eruditi del cinquecento per ossa di giganti, fecero ritenere le grotte abitazioni di una gente favolosa e questa gente, primi fondatori di Palermo. Grifone anzi sarebbe stato uno di questi giganti leggendari.
Una volta all’anno, il 15 di agosto, per la festa dell’Assunta, quelle contrade si popolavano; una processione, alla quale partecipava dapprima anche il vicerè e l’alto clero, si recava per antica consuetudine a Maredolce; e naturalmente vi chiamava tutti i cittadini, assai amanti, per altro, di svaghi e di scampagnate. Ma fuori di quel giorno, la contrada, come tutte le campagne in quell’epoca, era deserta e abbandonata, e la stessa festa andava a poco a poco spegnendosi.
Pietro percorse la distanza, di poche miglia, in mezz’ora forse, ma non trovò alcuno alle grotte. Sedette sopra un sasso e aspettò.
La mattinata era grigia; nebbiosa; giù verso il mare il sole, celato fra le nebbie, rompeva in strisce bianche e ineguali, che facevano apparire le onde di un colore biancastro. Lontano, fra gli alberi nereggiavano i tetti dei villaggi, distesi fra il mare e il monte; e da destra si prolungava sul golfo il capo Zafferano, simile a un berretto scozzese, alle cui falde biancheggiavano altri villaggi pescherecci.
Una scena ampia, della quale Pietro non intendeva la bellezza; ma sentiva l’oppressione della silenziosa e squallida solitudine, in quell’attesa così grave di pensieri e di tristezze. Udì un calpestìo pel terreno sassoso. Levò il capo e mandò un gridò di gioia.
Corrado veniva, traendosi il cavallo per la briglia, con la carabina ad armacollo; lo seguiva un uomo: Angelo Sicco…



Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano. 
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913. 
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