Non è un romanzo ricostruito ed edito postumo
così come si è sempre creduto. È stato pubblicato a puntate in appendice al
Giornale di Sicilia a partire dal 31 dicembre 1936.
L’odierna ristampa raccoglie tutte queste
puntate in un’opera organica che non esitiamo a definire capolavoro per stile
letterario e grandezza di pensiero, e
presenta notevoli differenze con quella conosciuta, dichiarata postuma dalla
casa editrice “La Madonnina”. Differenze tutte a favore di Luigi Natoli,
scrittore vivo, allora come adesso, ed oggi ancora più grande di prima.
"Siamo tutti pupi, dirà Pirandello, contemporaneo
del Natoli, nel suo Berretto a sonagli, ed ogni pupo vuole difendere la sua
onorabilità, la sua immagine; e don Calcedonio nella vita è pupo come tutti gli
altri e vuole mantenere una rispettabilità nel sociale. Le trame antiche del
suo teatro gli suggeriscono l’azione, la voce forte, il farsi giustizia con un
bastone; e più di una volta il puparo si comporta come uno dei suoi pupi in
scena. Ma questo romanzo-tragedia di Natoli va oltre la maschera sociale ed
umana; è il conflitto esistenziale del padre, del grande puparo, dello stesso
Creatore. Il puparo si aspetta che i pupi si muovano, secondo il movimento che
ha impresso la mano, secondo le finalità della commedia che si deve
rappresentare. Don Calcedonio si danna perché nella realtà ogni pupo ha la sua
vita propria e lui non riesce, con tutta la sua buona volontà, a dare un
indirizzo, un consiglio neanche alla sua unica ed amata figlia.
Ogni scrittore in qualche modo è un puparo,
costruisce ed ama le scene e i suoi personaggi; il grande puparo Luigi Natoli
con Fioravante e Rizzeri ha costruito un romanzo difficile, originale e di
notevole grandezza." - Dalla prefazione di Francesco Zaffuto.
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