martedì 14 marzo 2023

Luigi Natoli e la triste fine di donna Aldonza Santapau, baronessa di Militello. Tratto da La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue.

Fra i giardini si allungava il sentiero bianchiccio, in fondo al quale si alzava la chiesa di Sant’Antonio, col suo campanile acuminato, che sorgeva dolcemente fra gli alberi sonnecchianti.
Era la chiesa dove egli, Antonio Barresi, era andato a sposare donna Aldonza; ed era là che ogni mattina andavano a sentir messa. Placida e chiara chiesuola, dove le labbra delicate di donna Aldonza avevano per la prima volta strette quelle del marito desideroso. Oh, qual folla di ricordi e di sentimenti non si riversò nell’animo di lui, in quel momento, contemplando la lontana chiesuola, silenziosa e tranquilla nella pace di quella notte luminosa!... Strinse la testa fra le mani, mentre ruggivagli la passione nel cuore. Ah, quelle notti d’amore, al chiaro della luna che penetrava nella camera del castello, come un fascio d’argento! Ella, tutta bianca, sotto il mite splendore della luna, coi capelli spioventi sulle spalle, sorridente, affascinatrice dritta in mezzo alla camera, attendeva il marito... Il signor Antonio la rivedeva così; e mentre la memoria gli dipingeva il passato vivamente, egli stringevasi le mani disperatamente; ed ululava il dolore cupamente dentro l’anima sua, come lupo affamato nelle notti invernali. 
Abbandonò la finestra, preso da un subitaneo impeto di odio per quel paesaggio così tranquillo, mentre gli dibattevasi nella tempesta della gelosia; con passi concitati, sospinto da una bramosia di sangue che lo accecava, uscito dalla stanza, attraversò un corridoio e aperse un uscio che vi era in fondo; ma si fermò sulla soglia. Dalla finestra penetrava un quadrato di luce tenera sul pavimento verdognolo: e in mezzo a quella luce, dritta e bianca donna Aldonza, con le mani abbandonate sul grembo, stava contemplando il paesaggio; stava così, come l’aveva veduta egli nei giorni della felicità. 
Ella era così assorta, che non sentì l’entrar del marito, e il signor Antonio non si muoveva, assorbito com’era da quella visione che lo riconduceva ai suoi giorni di gioia e d’amore. Un nodo di pianto gli saliva alla gola e lo soffocava; tremò di commuoversi; volle vincere sé stesso, volle dimenticare quel passato per non vedere che la miseria presente; ma nello sforzo un singhiozzo ruppe dal suo petto. 
Donna Aldonza trasalì spaventata, voltossi, e visto il marito così sconvolto, rimase pallida e senza moto, né seppe profferire parola. 
Stettero entrambi in silenzio nella camera illuminata dai riflessi, che s’irradiavano dal quadrato di luce descritto dalla luna sul pavimento: nella quasi oscurità il letto appariva di una bianchezza dubia e velata; qua e là gli smalti delle maioliche e le dorature di un mobile mandavano dei tenui lampi di luce; e in mezzo alla camera immobili, silenziosi, donna Aldonza e il signor Antonio si guardavano: ella tutta inondata di luce, egli immerso nell’ombra, ma gli sfolgoreggiavano di ira, di amore, di gelosia gli occhi e l’acciaio delle armi. 
Finalmente ella disse: 
- Che è dunque tutto questo che accade, signore?
Egli, al suono di quella voce, si riscosse; le visioni del passato sparvero come fiammelle spente a un tratto da un soffio di vento: fece uno sforzo sopra di sé, diede alla sua voce una calma terribile, e rispose:
- A che cosa pensavate voi, per non sentire che io ero entrato?
- Non capisco, don Antonio.
- Vi piace il chiaro di luna?... Vi ricordate quando, le sere di estate, andavamo a sederci nella grotta della cisterna? È un pezzo, donna Aldonza, che non facciamo una di queste passeggiate. Venite, non vedete come è bella la serata, e come splende la luna?... Venite: qui io ardo, e le tempia mi scoppiano... Ah dell’aria, dell’aria!...
La prendeva per un braccio, stringendola convulsamente; ella lo guardava spaventata, cedendo senza volerlo, mentre egli la trascinava via dalla camera.
- Prendetevi il velo, donna Aldonza;... la vostra salute è così preziosa... Se voi vi ammalaste, come farei io?
Ella si coperse, resa stupida da un terrore ignoto, e uscì col marito. attraversarono i corridoi in silenzio, scesero le scale, giù nel vestibolo sonnecchiavano due schiavi alti e robusti, due saraceni dal nero volto bieco e feroce. Egli li svegliò e si fece seguire. 
La grotta della cisterna era scavata nel masso, giù sotto una delle ali del castello, umida e fresca. Nel mezzo era una cisterna, sormontata da una forca di ferro che sosteneva la carrucola. 
Appena entrato nella grotta, il soffio dell’aria fredda percosse donna Aldonza, si che un brividore la fece tremare. Il magnifico signore sorrise sinistramente...


Luigi Natoli: – La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue. Raccolta di leggende trascritte dal volume originale Storie e leggende, pubblicato in Palermo dalla casa editrice Pedone Lauriel nel 1892. Alla raccolta è stata aggiunta la novella "La signora di Carini" pubblicata nel Giornale di Sicilia nel 1910 con pseudonimo di Maurus, "Un poemetto siciliano del secolo XVI" estratto dagli Atti della reale accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo (serie III - vol. IX - Palermo 1910) e "Storia della Baronessa di Carini (sec XVI) estratto da "Musa siciliana" con note dell'autore - Casa editrice Caddeo 1922. Il volume raccoglie quindi, a parte le altre leggende su famosi "casi" siciliani, tutto quanto Luigi Natoli scrisse sul famoso "caso" della Baronessa di Carini.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 310 – Prezzo di copertina € 21,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia). Puoi contattarci alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o al whatsapp 3894697296.
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

Nessun commento:

Posta un commento