Proseguendo nella stessa linea della via
Vittorio Emanuele a poca distanza dalla chiesa di Porto Salvo s’incontra un
gioiello prezioso dell’architettura siciliana ed è la
Chiesa di S. Maria della Catena (P.6 E6) – Nel sito
stesso che segnava la punta dello sprone che dalla Kalesa si allungava fino
alla Cala, chiudendo il bacino di Piazza Marina, sorgeva anticamente una
chiesetta denominata della Catena perché
ivi si annodava la catena che chiudeva il porto e che nel 1063 fu rotta dalle
navi pisane alleate del conte Ruggero contro i musulmani. L’antica chiesa è
ricordata in diplomi del 1330. Distrutta, fu riedificata nel principio del
secolo XVI così come oggi si vede. Elegante e di bellissimo effetto è il
portico ad archi scemi, sorretti da due piloni che s’innalzano svelti e
leggiadri come torri, coronati da arabeschi di gustosissimo disegno. Questo
fregio gira intorno per la chiesa. L’interno, a tre navi, è stato recentemente
restaurato, toltine i pesanti stucchi che deturpavano le ogive e nascondevano
le finestrette archiacute. Di opere d’arte nell’interno sono notevoli alcune
storie a rilievo che si credono d’uno dei Gagini, una statua della Madonna e un San Gaetano del Novelli. Peccato che le tre absidi siano
miseramente nascoste da fabbriche mostruose; quel che se ne vede rende più
sdegnoso il viaggiatore contro il barbaro seppellimento.
Il fabbricato che copre le tre absidi della
chiesa della Catena è occupato dalla Sopraintendenza
agli Archivi di Stato, la quale fu fondata nel 1843 nella casa dei PP.
Teatini, cui apparteneva la chiesa, che al 1810 era servita di ospedale alle
truppe inglesi. Gli Archivi di Stato Siciliani sono importantissimi così per le
pergamene greche, arabe e latine, alcune delle quali del secolo XI; come pei
volumi e per le filze che vengono dal secolo XIII fino a noi, e contengono
tutti i documenti della storia e della civiltà della Sicilia. Agli Archivi è
annessa una Scuola di paleografia e una Biblioteca, oltre una sala per gli
studiosi.
Accanto alla sopraintendenza agli Archivi
sorge il Conservatorio di S. Spirito,
destinato ai trovatelli. Un tempo questo edificio fu Ospedale di S. Bartolomeo;
nel 1826 l’ospedale fu rimosso e riunito all’Ospedale Civico; e vi fu stabilita
una ruota per gli esposti. I maschi ai sette anni sono mandati all’Ospizio di
Beneficenza, le femine son trattenute e istruite nel Conservatorio stesso.
L’Affresco che decora il prospetto è di Vincenzo Riolo, e rappresenta la
Carità.
Poco discosta dal Conservatorio e al limite
della via Vittorio Emanuele si trova la Porta Felice…
Luigi Natoli: Guida di Palermo e suoi dintorni 1891.
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