martedì 25 giugno 2019

Luigi Natoli: Fabrizio di Torralba al teatro Carolino. Tratto da I mille e un duelli del bel Torralba

Per un’opera nuova Zenobia in Palmira del maestro Anfossi, che si dava al teatro Santa Lucia, e nella quale furoreggiava una cantante attempatella, ma di voce ancor fresca e aggraziata, Anna Davì, alla quale seguiva un balletto, come da consuetudine, era stata scritturata una ballerina, che si faceva chiamare madamigella Bellucci; la quale aveva subito attirato l’attenzione e gli omaggi della gioventù, non tanto per l’agilità e la bravura delle sue gambe, quanto per la sua bellezza e per la sua affascinante civetteria.
Poiché la sua bellezza era diventata il soggetto della conversazione, la baronessa Martini comperò un palco, e vi andò, e pretese che Fabrizio ve l’accompagnasse. Fabrizio non aveva potuto più sostenere la bugia della sua partenza: avrebbe dovuto eclissarsi, il che equivaleva a rinunziare alla sua libertà. Aveva detto, ciò che in fondo era vero, che la sua partenza era stata rinviata ancora: e donna Costanza ne aveva approfittato con gioia, obbligandolo ad accompagnarlo quella sera stessa al teatro.
Il teatro Santa Lucia o Santa Caterina non era così grande, come fu poi ridotto dall’architetto don Nicolò Puglia nel 1808, quando prese il nome di Carolino, convertito dopo il ’60 in quello di Bellini. Aveva però subito una prima trasformazione; e da teatro per commedie e farse di buffi detti Travaglini – donde il suo primo nome – era stato trasformato in teatro d’opere, con l’aggregarsi di una casa del marchese di Santa Lucia di casa Valguarnera, da cui prese il nome: si chiamava però anche di Santa Caterina per la vicinanza del monastero, e forse per battezzarlo col nome di una santa in contrapposto a quello di Santa Cecilia. Col quale teatro cominciò a rivaleggiare, e a contendersi il pubblico, offrendo buone opere e scritturando buone e belle cantanti e ballerine. Madamigella Bellucci era un buon richiamo: ed infatti le prime file di sedie della platea (allora non c’erano poltrone) erano affollate di giovani della nobiltà o della borghesia denarosa.
Fabrizio confessò che essa meritava davvero gli omaggi che le si tributavano; la baronessa invece li giudicò esagerati, non trovando nella ballerina tutta la bellezza che se ne diceva; si accese una discussione, nella quale fu chiamato arbitro il barone: il quale strizzando l’occhio a Fabrizio disse che sua moglie aveva ragione. Ma colto il momento opportuno, chinatoglisi all’orecchio, gli sussurrò:
- Vi ho dato torto, per non farla ingelosire: ma sono del vostro parere.
Fabrizio sorrise: la baronessa infatti voleva abbassare la bellezza di madamigella Bellucci, proprio per gelosia. Ma donna Costanza aveva voglia di esser gelosa! Fabrizio la sera dopo ritornò a teatro per applaudire la bella ballerina; e la trovò più bella. Ella serbava nel volto e nel sorriso la grazia incantevole e pudica di una vergine, che, naturale o finta che fosse, esercitava un fascino particolare, e la rendeva più apprezzabile in mezzo a compagne liriche o danzatrici, sfacciate e libertine. Era perciò circondata di adoratori, che facevano a gara per conquistarla con regali e assoldavano gente per applaudirla, o per bastonare chi non pareva persuaso della valentia di lei. Madamigella Bellucci accettava tutto, commossa, ma pareva che ignorasse quel che in contraccambio domandassero i suoi adoratori; concedeva sorrisi, strette di mano, si lasciava baciare, ma non dava preferenza a nessuno, e nessuno poteva dire in verità di aver espugnato la piazza. Di che un puntiglio, un sordo malcontento, un guardarsi in cagnesco, un sospettar l’uno dell’altro, un sorvegliarsi geloso, un proporsi di non permettere la vittoria al presunto rivale. 


Luigi Natoli: I mille e un duelli del bel Torralba. Nella versione originale pubblicata per la prima ed unica volta a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1926. Raccolto e pubblicato in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori
Pagine 460 - Prezzo di copertina € 24,00
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