"Tu
hai tradito la nostra fede; tu hai abbandonato il campo seminato di grano, per
entrare in quello intrigato di spine e di gramigne. Hai dimenticato i nostri
padri, che già diffusero tra le terre dei Rumi il terrore del leone dell’islam;
e ti sei avvilito fra gli infedeli, nati per servire. Che fede vuoi che io ti
aggiusti? Troppe ingiurie ci sono recate; e troppo i patti sono stati violati;
ma non da parte nostra. Al tempo di Ruggero, gloriosa spada dei Rumi, noi
potevamo rimpiangere il perduto dominio; ma almeno eravamo liberi e pari ai
nazareni: avevamo i nostri cadì, i nostri ulema; i nostri fondachi abbondavano
di ogni bene che Allah dispensa ai credenti; i nostri savii ornavano la reggia,
i nostri artefici pieni di ingegno meraviglioso fabbricavano pel re congegni
mirabili per distinguere le ore, e per scoprire i misteri degli astri; i nostri
filosofi e dottori disputavano coi filosofi dei Rumi; e nessuno meglio di noi
leggeva il gran savio Aristotele; nessuno meglio dei nostri commentava
Ippocrate. Allora Edrisi scriveva il suo magnifico Sollazzo, che abbraccia il mondo, opera che nessuno aveva composto
prima, e comporrà in appresso. E il re dei cristiani, il potentissimo Ruggero,
sul quale piovvero tutte le misericordie di Dio, onorò i nostri saggi; ne seguì
i precetti, usò le nostre vesti, il nostro linguaggio, ebbe cari i nostri
artefici. E le nostre campagne, i nostri mensil, i nostri rahat?... Ma ora? Ora
è tutto mutato; pare che si prepari un’era di servitù; forse per punire la
nostra viltà. Noi perdemmo lo stato perché fummo divisi e discordi; ora
perderemo la libertà perché siamo vili!... Che cosa vuoi? Della viltà nostra,
ecco, tu sei un esempio: tu, per viltà hai tradito la tua stirpe, la tua fede.
Il guadagno e la paura hanno piegato l’animo tuo, come il vento piega il giunco
nello stagno. E ora vieni fra noi, e ci domandi di stringerci intorno al re.
Perché dobbiamo stringerci intorno a lui? egli non ci darà quello che abbiamo
perduto e che ci è stato tolto: lascia stare, gaito; noi faremo quello che
vorrà Allah".
Luigi Natoli, uno scrittore sempre attuale.
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