Questo concetto della donna le faceva apparire la religione disprezzata con
altro occhio; vedeva in essa una difesa, una sicurezza dell'amore. Quella
religione che comandava all’uomo di non amare che una donna sola, la donna scelta,
era stata certamente fatta per le donne. Pensava che
anche il Corano ricordava Maria, Gesù figlio di Maria; lo ricordava col nome
della madre, e non con quello del padre; e i nazareni veneravano la madre del
Profeta Gesù; essi non disprezzavano, non asservivano, non avvilivano la donna, se la veneravano così da dedicarle le loro
chiese.
Agar era d'origine berbera, della tribù dei Gewala; ma la
sua famiglia da lungo tempo s'era stabilita ad Alessandria, dove trafficava.
Ella era cresciuta in quell'Egitto dove si incontravano tre civiltà; e aveva negli occhi il fascino sacro del Nilo, l'ardenza del
deserto, la grazia dall'antica Ellade. V'era una tristezza nostalgica, un sogno
e nel tempo stesso un ardore di vivere e di gioire; l'ombra, la luce avevano nel suo sguardo una velatura
di languore e un dolce abbandono pieno di promesse.
Il
re la guardò un istante, in silenzio. Aveva creduto che Agar, entrando, gli si sarebbe
gittata ai ginocchi piangendo, supplicando, implorando; umile
e sottomessa; come tutte le donne del tiraz, come tutte le saracene, la cui mentalità non
attribuiva a sè stesse un valore. Invece ella stava dinanzi a lui diritta,
senza tracotanza, ma senza debolezze.
Luigi Natoli: uno scrittore sempre attuale. Il romanzo fu infatti pubblicato per la prima volta in appendice al Giornale di Sicilia nel 1911 - Edito oggi per la prima volta in libro da: I Buoni Cugini Editori.
Nessun commento:
Posta un commento