martedì 14 luglio 2015

Luigi Natoli: la leggenda di Santa Rosalia per i bambini.

Narrano gli scrittori di storie religiose, che alla corte del re di Sicilia, Guglielmo il Buono, c'era un cavaliere, parente del re, di nome Sinibaldo, signore del monte Quisquina; il quale aveva una figlia, giovinetta bellissima, che si chiamava Rosalia, virtuosa e tutta data alla preghiera.
Ora molti la domandavano in isposa, ma essa si rifiutava, perché voleva consacrarsi a Dio; e per sottrarsi alle nozze, fuggì di casa. Pellegrinando, andò a ricoverarsi in certe grotte del monte Quisquina, dove visse, cinta di rozzo saio, nutrendosi di erbe e bevendo acqua fresca con una ciotola. Così passava i giorni in penitenze e in preghiere.
Dal monte Quisquina, a piedi, valicando aspre montagne, venne verso Palermo: arrampicatasi sul monte Pellegrino, vi trovò una grotta, e ne fece la sua abitazione.
Ivi trascorse il resto della sua vita; ivi morì ignorata: ma poi la fama del suo peregrinaggio si sparse; e sul monte Pellegrino fu eretta una piccola chiesa in suo onore. Se non che, non si sapeva dove fosse sepolta, per quante ricerche si facessero.
Nel 1624 Palermo fu afflitta da una fiera pestilenza; la gente moriva a centinaia, e non valevano rimedi di medici, né preghiere e penitenze ad arrestarla. A chi ricorrere?
Quand'ecco un giorno un cacciatore si presenta all'arcivescovo, e gli dice di aver veduto santa Rosalia, che gli aveva indicato il punto preciso dove erano le sue ossa; e lo aveva incaricato di farle togliere e trasportare in Palermo.
E allora vanno sulla montagna; trovano una grotta, scavano, e proprio nel punto indicato trovano le ossa. Era il 15 di luglio. Subito le mettono in un'urna, le portano in processione per tutta la città, e le depositano nel Duomo, dove poi fanno alla Santa un'arca d'argento, che è una bellezza.
La peste indi a poco cessò; santa Rosalia fu dichiarata patrona di della città di Palermo; e ogni anno in luglio si celebrano grandi feste, che una volta duravano dall'11 al 15 luglio, poi si restrinsero a tre giorni. Si chiamavano il Festino; e un tempo erano così magnifiche e famose, che da ogni parte accorreva gente in Palermo, per ammirarle.
 
Luigi Natoli
 

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