Allora la fantasia e il
tripudio si sbizzarrivano oltre che con maschere isolate, con vere mascherate
complesse, raffiguranti avvenimenti storici. Una si componeva di quattro o
cinque personaggi forniti di una scala e un tamburo. Dove pareva loro che fosse
il caso, si fermavano e al rullo del tamburo, appoggiavano la scala a una
finestra a cui si affacciassero donne ridenti e un uomo si arrampicava. Che
dico un uomo? una specie d’uomo coperto da una finta faccia rossa come un
gambero cotto, con certe labbra da asino, grossi zigomi anch’essi animaleschi,
coperto il capo da un elmo o da qualcosa che arieggiava l’elmo impennacchiato
di fiori di canna, armato di una spada di legno, il quale braveggiava
strepitando buffonescamente e facendo sbellicar dalle risa la folla che lo
seguiva e le persone affacciate. A un tratto precipitava senza però farsi nulla
di male, perché gli altri compari gli tenevano una coperta sotto. E qui nuove
risa, nuovi schiamazzi e gettito di pezzetti di carta tagliata minutamente, che
dicevano “pittiddi”, forse dal francese “petit”, e chiamati ora coriandoli.
Quella maschera aveva
un’origine storica, della quale si era perduto il significato: doveva
rappresentare il vecchio Bernardo Cabrera che dava l’assalto allo Steri per impadronirsi
della giovane e bella vedova regina Bianca, della quale si era innamorato. Ora
si chiamava la mascherata del “Maestro di campo”, come dire del Generale. Si sa
che la regina Bianca, sorpresa nella notte dagli armati di Bernardo, fuggì
seminuda, e che Bernardo trovando vuoto il letto, si arrabbiò ma poi
involtandosi nelle coperte ancora tiepide, esclamò: – “Non importa che la
pernice sia fuggita, il nido è ancora caldo”. Il popolo s’era
vendicato, mettendolo in burletta, ma nel corso di un secolo e mezzo la memoria
del fatto si era contaminata.
In altro punto, dove era
una piazza levavano da terra un castello di legno dipinto a conci, con merli,
tra i quali apparivano schierati Mori o Turchi, armati di spade e lance, che,
gridando, le agitavano al sole. Contro di loro erano Cristiani. La folla degli
spettatori, enorme e fluttuante, aspettava schiamazzando. Era il “gioco del
Castello”, che forse rievocava i fasti della conquista normanna, forse la presa
di Palermo o d’altra città, verità storica alteratasi romanticamente, o
intrecciatasi con altre imprese. Cominciava col mandare gli ambasciatori,
seguiva con le varie fasi del combattimento; e finiva con la presa e col
trionfo dei Cristiani e con un balletto generale.
Le maschere si prendevano libertà non consentite in tempi ordinari e forse risalenti agli antichi saturnali; e venivano a frotte.
Le oche, vestite di bianco con due sottane, aprivano gli enormi becchi innanzi agli altri, come se volessero ingoiarli; e quelli arretravano ridendo. Una “mamma Lucia” andava correndo, e fingeva di somministrare con un grosso mestolo una minestra ipotetica da un pignattone; in realtà cacciava sotto il naso di chi incontrava la polvere contenuta nel mestolone per farli starnutare. Le maschere si succedevano; erano per lo più caricature della vita contemporanea come il Dottore con un berrettone, l’Astrologo col cappello altissimo a punta, i Mori… Ma tutte erano d’accordo nel fare un baccano straordinario; alcune osavano perfino montare in groppa ai cavalieri che incontravano, o fermare una lettiga, una carrozza, sberrettandosi poi e facendo smorfie.
www.ibuonicuginieditori.it
Le maschere si prendevano libertà non consentite in tempi ordinari e forse risalenti agli antichi saturnali; e venivano a frotte.
Le oche, vestite di bianco con due sottane, aprivano gli enormi becchi innanzi agli altri, come se volessero ingoiarli; e quelli arretravano ridendo. Una “mamma Lucia” andava correndo, e fingeva di somministrare con un grosso mestolo una minestra ipotetica da un pignattone; in realtà cacciava sotto il naso di chi incontrava la polvere contenuta nel mestolone per farli starnutare. Le maschere si succedevano; erano per lo più caricature della vita contemporanea come il Dottore con un berrettone, l’Astrologo col cappello altissimo a punta, i Mori… Ma tutte erano d’accordo nel fare un baccano straordinario; alcune osavano perfino montare in groppa ai cavalieri che incontravano, o fermare una lettiga, una carrozza, sberrettandosi poi e facendo smorfie.
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