venerdì 2 agosto 2024

Luigi Natoli: Andrea Chiaramonte mi chiamò e mi disse "Filippo, fratel mio, bisogna mettere al sicuro il tesoro..." Tratto da: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano

Giovannello restò in atto di stupore e di ammirazione dinanzi a lui, commosso e pieno di domande e di curiosità. Timidamente disse: 
- Siete dunque voi quel cavaliere?
- Sì… Sono Filippo Chiaramonte… Da questo eremo, per mezzo di questi buoni pastori, io potei sapere quel che avveniva, e rintracciare qualcuno della nostra casa… Così ho saputo che tu vivevi. Da quando seppi ciò, e seppi che tu eri povero, solo, prigioniero, io ho pregato Dio di farmi viver fino a che avrei potuto vederti e parlarti… Dio mi ha fatto questa grazia… che Egli sia benedetto!…
V’era in tutto ciò qualcosa di oscuro e di misterioso, che Giovannello non giungeva a penetrare. Era certo che Vitale, il povero Vitale, doveva conoscere il segreto della Grotta del Gigante, e che lo conosceva anche Simone: come lo conoscevano? chi lo aveva rivelato a loro? e perché l’uno e l’altro gli avevano raccomandato di andare in quella grotta? che sapevano essi?
I suoi occhi rivelavano queste interrogazioni che gli si affollavano nell’animo; pure egli non osava domandare. 
Il romito, forse, intese l’espressione di quegli occhi. Riprese: 
- Il giorno in cui il duca Martino di Montblanc invitò Andrea Chiaramonte a presentarsi al re, fingendo di avergli perdonato, Andrea ebbe un sospetto. Mi chiamò prima di rendersi al convegno, e mi disse: “Filippo, fratel mio, bisogna per ogni buon fine, mettere al sicuro il tesoro: servirà o a continuare la guerra, o a riscattare le terre o a vendicarmi. Nel convento di Baida c’è un forziere, che ho affidato alla custodia di quei frati. Finora essi mi son devoti: ma domani? Va, prendi quel forziere e sotterralo dove tu crederai meglio: eccoti una lettera pel padre guardiano”. Andai subito a Baida; se tu non lo sai, Baida è un colle non molto lontano da Palermo, e poco discosto da Monreale, e domina la vallata; il convento che vi sorge è opera della nostra casa… Andai, presi il forziere, che pesava abbastanza, lo ravvolsi di foglie, e così ravvolto lo nascosi in un sacco, e lo caricai sopra un mulo… Per sentieri fuori mano, con un lungo giro, costeggiando quasi il Parco reale, calai sulla valle dell’Oreto, in un punto che si dice la Guadagna, poco più che mezzo miglio lontano da Palermo… Ivi è una villa della nostra casa, con una torre quadrata ampia e degna, come tutte le fabbriche dei Chiaramonte… Allora non ci era stata confiscata, e quei villani ci erano devoti… Nondimeno non mi fidai; per non destar sospetti, tolsi io stesso il sacco col forziere e lo deposi in un angolo, come se non contenesse nulla… Ma la notte, quando tutti dormivano, presi una zappa e una vanga, uscii dalla torre, e mi avviai per la contrada di Falsomiele, che si stende oltre la valle, fino a monte Grifone. La costa di quella contrada è sparsa di ruderi e stanze di antichi edifici, credo dei Saraceni… Non v’era luogo migliore. Scavai, scavai, feci un fosso profondo; ivi deposi il forziere; lo copersi di terra; sulla terra buttai sassi e sterpi, per celare che era stata smossa, e tornai alla torre, senza che alcuno se ne avvedesse… Il forziere è ancor lì; nessuno ha potuto scoprirlo. Va, dunque, figliuolo, e restituisci alla casa dei Chiaramonte il suo splendore…
- Come farò a riconoscere dove è sepolto il forziere? – domandò. 
Filippo fece un cenno che significava: “ti dirò”, e segnato un punto in terra, disse: 
- Immagina che questo punto sia la torre: tu volgi a levante, misura cento passi, troverai una specie di stanza con un sedile… Continuerai a camminare, conterai tre di stanze come questa. La terza, oltre alla stanza col sedile, ne ha un’altra dietro, più bassa, invasa da pruni ed erbacce: è lì, sotto il muro di tramontana; non puoi sbagliare. 
Tacque ed abbassò il capo pensoso, stanco di quel lungo racconto. Anche Giovannello taceva: mille pensieri diversi gli si affollavano nel capo, e gli tempestavano le arterie. La fantasia giovanile, sbrigliandosi, gli gonfiava il cuore di superbi e feroci propositi. 


Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1401. L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a dispense con la casa editrice La Gutemberg nel 1921.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15% - consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime, Feltrinelli, Ibs e tutti gli store di vendita online.
In libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60).

Nessun commento:

Posta un commento