martedì 30 maggio 2023

Luigi Natoli: Un nuovo duca della Motta... Tratto da: I Beati Paoli. Romanzo storico siciliano

 
Un giorno, entrando nella sala da pranzo con le vesti un po’ larghe, s’accorse che gli occhi di don Raimondo si eran fissati sul suo grembo, con una insistenza indagatrice. Arrossì e n’ebbe paura. Paura non per sè, ma per la creatura che le si agitava nel seno, come se anch’essa avesse sentito quello sguardo. Istinto? chiaroveggenza? pazzia? Non lo sapeva; ma da quel momento le sembrò che don Raimondo insidiasse quel nascituro. 
Egli si accorse della diffidenza e della paura destata? Forse sì. Cercò di sorridere e di scherzare. 
- Ebbene, signora cognata, ci siamo dunque?
Donna Aloisia arrossì, chinò il capo e non rispose. 
- Ecco dunque che avremo un nuovo duca della Motta. 
Le sue parole erano d’augurio, ma a donna Aloisia parve che nel tono celassero una grande amarezza, quasi una collera sorda, un livore ma perchè?
D’allora in poi ella fu più chiusa, più riservata, più guardinga, temendo che la malevolenza del cognato potesse nuocere alla sua creatura che egli potesse tramar sortilegi e altre fattucchierie per uccidergliela, si ricordò di tutte quelle precauzioni che le venivano consigliate dalle credulità di quei tempi. Andò alla chiesa di S. Francesco di Paola, dove, mercè una buona elemosina, si fece dare due fave e due ostie benedette, il cordone di lana nera, e la candeletta con la leggenda: tutte cose efficacissime. Mangiò le fave e le ostie in chiesa, stando in ginocchio devotamente; e a casa cinse sulle carni il cordone benedetto. Le parve così d’essersi premunita, e si tenne più sicura; ma evitò sempre d’incontrarsi con don Raimondo. 
Così scorrevano i mesi; una grande consolazione e una giornata di gioia e di dolci lacrime le procurò in questo tempo una lettera di don Emanuele, al quale aveva ella partecipato la grande novella. Don Emanuele le scrisse una lettera piena di tenerezze, affermando che il nascituro non poteva essere che maschio, si abbandonava ai sogni della sua fantasia e circondava l’erede di tutte le gioie. Anche lui parve pieno di quella maternità, nella quale si continuava la stirpe. Ecco: gli avi suoi dovevano essere lieti, che le virtù trasmesse fino a lui da un lungo ordine di primogeniture, non si estinguessero, o meglio non si arrestassero in lui: egli ubbidiva alla gran legge della razza, e le tramandava al suo nato. Trecento anni di nobiltà vegliavano su la nuova culla. 
Questa lettera, nella quale don Emanuele annunciava il suo prossimo ritorno, impiegò circa due mesi per arrivare a Palermo; cosicchè donna Aloisia, che l’ebbe negli ultimi di novembre, aspettava di giorno in giorno l’arrivo del marito. 
Si sapeva dagli avvisi venuti da Roma e da Napoli che la guerra era finita, che la pace era stata conchiusa; e don Emanuele quindi non aveva più ragione di trattenersi al campo; e, secondo la sua lettera, aveva dovuto essere partito. Come dunque non arrivava? Donna Aloisia ne era impensierita e farneticava mille pericoli, che la buona Maddalena tentava di distruggere. 
Ma donna Aloisia, se da una parte, pel bisogno che ha lo spirito di afferrarsi alle spiegazioni che offrono un conforto e una speranza, conveniva in quel che diceva Maddalena, dall’altra non poteva sopprimere le ansie, le apprensioni, le paure che l’angustiavano e che il silenzio del duca e la mancanza di notizie, anche indirette, aumentavano.
La gravidanza si compì nel dolore muto di quella mancanza di nuove; ogni giorno che passava, lo scoramento cresceva: donna Aloisia sentiva la disperazione impadronirsi del suo cuore. Eran lunghe giornate di lagrime, celate spesso nell’ombra della solitudine. Maddalena, spinta dalla sua devota affezione, osava movergliene dolci rampogne. 
- Vostra eccellenza si ammala, e ammalerà la creatura, che Dio liberi!... 
Queste parole le ricacciavano indietro le lagrime; ed ella si riconcentrava tutta nel pensiero della sua creaturina tremando all’idea che potesse ammalarsi, e procurando di rimaner tranquilla. 
Il giorno però in cui sentì i primi sintomi del gran momento, le prese uno sgomento angoscioso. Essa non avrebbe veduto accanto a sé altro volto amico fuor di quello di Maddalena. L’uomo che avrebbe potuto e saputo infonderle coraggio, che con la dolce carezza, col giocondo sorriso, con la parola sicura l’avrebbe guidata in quel grande augusto e misterioso frangente, non era lì, al suo fianco; ed ella non sapeva neppur dove fosse; non era lì e non avrebbe accolto tra le sue braccia, non avrebbe dato il benvenuto al nato da lui, nel suo primo scaturire al mondo! 
- Don Emanuele! Don Emanuele! perchè mi avete abbandonata? – gridò disperatamente.
Ma la natura ebbe ragione del suo dolore; quel che doveva venire avvenne per le leggi indefettibili e immanenti della vita. 
Il piccolo essere venne alla luce, ed ebbe soltanto il bacio della madre... 


Luigi Natoli: I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano. 
Copertina e disegni di Niccolò Pizzorno
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Disponibile in cartaceo (prezzo di copertina € 25,00) dal catalogo prodotti della casa editrice al link: Luigi Natoli: I Beati Paoli (ibuonicuginieditori.it)
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