martedì 30 maggio 2023

Luigi Natoli: Donna Aloisia Ventimiglia, promessa sposa di don Emanuele Almamonte, duca della Motta. Tratto da: I Beati Paoli. Romanzo storico siciliano

Una mattina don Emanuele gli disse: 
- Figlio mio, io invecchio; è tempo che io prenda moglie. 
Don Raimondo levò il capo vivamente, impallidendo. Per la prima volta, forse, guardò negli occhi il fratello, ma senza tradire il pensiero interiore. 
- Ho già in vista la tua futura cognata; è molto più giovane di me; ma per un vecchio tronco come me ci vuol proprio un bel virgulto giovane per farmi rinverdire. 
- Quel che fate voi è sempre ben fatto, – rispose don Raimondo senza entusiasmo, ma senza mostrar freddezza; e dopo un minuto di silenzio riprese: – E sarà troppo ardire domandarvi il nome della mia signora cognata?
- Ma anzi, è naturalissimo, figliol mio: è donna Aloisia Ventimiglia. Buon sangue. Discende dai re normanni. 
Qualche giorno dopo don Emanuele domandò formalmente la mano di donna Aloisia Ventimiglia, della nobilissima casa dei marchesi di Geraci, che aveva vent’anni meno di lui, e che usciva dal monastero di Santa Caterina, dove era stata educanda, sotto la guida delle sorelle di don Emanuele. Le nozze si celebrarono di lì a sei mesi; e furono sontuose, come erano di solito quelle delle primarie famiglie: nel piano del palazzo reale i giovani cavalieri giostrarono con magnifiche livree e bellissime invenzioni, e lo stesso vicerè intervenne alle feste che duraron tre giorni. 
Il popolo v’ebbe la sua parte: nella piazzetta della Mercede, don Emanuele fece improvvisare una fontana che dava invece di acqua vino, e alcune barracche piene d’ogni ben di Dio, che la folla saccheggiò, tripudiando in onore degli sposi. Per quanto fra gli sposi fosse una grande disparità d’anni, che offriva alle male lingue materia da sforbiciare, o per mal celata invidia o per far dello spirito, non si poteva dire una coppia mal combinata; perchè don Emanuele non mostrava i suoi quarantacinque anni; non soltanto per la freschezza e la sveltezza del suo fisico, ma anche e più per quella gioconda vivacità del suo spirito, che non pareva dovesse invecchiare. Forse questo guadagnò donna Aloisia. Il giorno in cui don Emanuele le aveva dato l’anello del fidanzamento, ella era rimasta come sgomenta al cospetto di quel pezzo d’uomo che non facea inchini ridicoli e svenevoli e rideva rumorosamente; ma durante i sei mesi aveva preso ad amarlo, pur sentendosi come soggiogata, e non osando fissar a lungo i suoi negli occhi di lui. Don Emanuele le appariva a mano a mano sotto una luce che la incatenava; ed ella si sentiva presa pel suo bel signore che poteva esserle padre. La prima notte che donna Aloisia si trovò sola con don Emanuele, nel vasto palazzo degli Albamonte, ebbe paura. Trepidando gli si rifugiò nel petto come una gazzella; egli la sollevò tra le braccia, se la pose sulle ginocchia come una bambina, e le domandò dolcemente, con una tenerezza che la fece piangere: 
- Andiamo! avete paura di me? vi faccio dunque paura?
Ella non seppe rispondere che con un cenno del capo che voleva dir no; ma il suo corpo tremava sotto la dolce pressione di quelle mani, alle quali del resto non sapeva nè voleva sottrarsi. Egli la mise a letto come una bambina, e si pose a sedere in un seggiolone ai piedi del letto: e così passarono più ore, in silenzio, senza dormire; poi donna Aloisia levò timidamente il capo fuori dalla coperta, e, guardato con pietà, rimorso, tenerezza quell’uomo che l’aveva fatta tremare, gli disse con un soffio di voce: 
- Volete passar la notte su quel seggiolone?
Dopo due mesi don Emanuele chiamato da un dispaccio regale aveva dovuto lasciar la moglie per andare in Spagna. Gli addii furon lunghi, teneri, lagrimosi. Per quanto il duca si fosse sforzato di essere allegro e scherzoso, non aveva potuto dominare la sua commozione. Raccomandata la moglie al fratello e a un vecchio servo fedele, era partito, promettendosi di ritornare al più presto. Invece passaron sei mesi che per donna Aloisia furon sei mesi di triste solitudine. 
Ella non s’incontrava con don Raimondo che a tavola; e per quell’ora rimanevano in silenzio l’una di fronte l’altro, scambiando appena quelle parole che la convenienza rendeva indispensabili. Don Raimondo aveva un aspetto freddo e glaciale, quasi astioso; ed ella provava per lui una specie di repugnanza o di avversione che confinava con la paura. Quell’uomo aveva qualcosa di sinistro: almeno così le pareva. Certo non aveva per lei nessun sorriso di bontà: se talvolta le sue labbra sottili e pallide erano sfiorate da un sorriso, questo aveva qualcosa di perfido che la faceva rabbrividire. 
Il ritorno di don Emanuele, nel marzo, era sembrato al suo cuore come il ritorno alla luce dopo una lunga notte tenebrosa. Ella gli si precipitò nelle braccia piangendo, e mormorando: 
- Non mi lasciate più! non mi lasciate più! 
Don Emanuele si informò dell’andamento della casa; e parve contento e soddisfatto del contegno riserbato dal fratello, la qualcosa gli rese meno dolorosa la nuova partenza, quattro mesi dopo della rinnovata luna di miele. 
Questa volta donna Aloisia gli si abbarbicò al collo; e non voleva lasciarlo, disfacendosi in lagrime e in preghiere. Don Emanuele, per non lasciarsi vincere dalla commozione, fingeva di arrabbiarsi: 
- Via! che cosa sono coteste debolezze? Animo! mi fate andare in collera!
Ma non si risolveva a separarsi, preso d’una grande tenerezza per quella creatura, e d’una gran collera contro sua maestà, che pareva lo facesse a bella posta a turbargli le dolcezze di una vita, che egli si pentiva di aver conosciuto troppo tardi. Pallido, freddo, col suo sguardo tagliente come una lama e la bocca stretta don Raimondo non pareva commosso di quegli addii. Il duca partì, dopo aver raccomandato caldamente ed affettuosamente la moglie al fratello. 
Il dì della Vergine, 15 agosto, donna Aloisia sentì pulsare nel suo grembo una nuova vita. Era sola; trasalì e scoppiò in pianto, ma provò una grande consolazione. Dall’ora in poi le parve di avere una custodia, e la maternità riempì le sue ore di solitudine e di sgomento; parlando con la buona Maddalena di quella creatura, nella quale sembravale di aver presente il marito lontano.


Luigi Natoli: I Beati Paoli. Romanzo storico siciliano.
Disponibile in ebook al link: I Beati Paoli - ebook (streetlib.com) al costo di € 6,90
Disponibile in cartaceo (prezzo di copertina € 25,00)
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito: www.ibuonicuginieditori.it (https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/luigi-natoli-i-beati-paoli (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria

Nessun commento:

Posta un commento