venerdì 7 maggio 2021

Luigi Natoli: Gamma Zita conosce l'amore. Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico

Gamma Zita aveva quattordici anni, ed era esile come un giglio; la femina non osava ancora impadronirsi del suo corpo sul quale i seni e i fianchi tondeggiavano timidamente. Ella pareva davvero la creatura angelica dei poeti di quel tempo: aveva qualche cosa di quegli angeli dalle lunghe vesti ondeggianti, che i pittori effigiavano intorno alla Vergine.
Giordano si sentiva attratto verso la fanciulla, e provava una certa ripugnanza per Madonna Macalda. Quella era ancora il mistero, l’amore circondato di ombre e di pudori e di ignoranze deliziose: questa era l’amore pieno, completo, ricercatore di raffinatezze, lascivo: quella era l’alba di un incantevole giorno di primavera; questa era il meriggio di un ardente e spossante giorno d’estate.
Gamma Zita era orfana viveva coi nonni, due vecchietti vegeti e robusti. Il nonno era battiloro; aveva la bottega al pianterreno, e vi lavorava con un garzone; la nonna badava alla casa e filava. Gamma Zita tesseva al telaio impiantato in un angolo della prima stanza. Tesseva e cantava. Era così serena e lieta quella sua primavera! Ella viveva sommessa e rispettosa verso quei vecchietti, dei quali era la consolazione e la gioia. Essi l’avevano allevata da piccina: era nata da una loro figlia, l’unica che avevano avuta; che era morta quando Gamma Zita aveva appena cinque anni. Il genero era morto qualche anno prima, ucciso in rissa da un compagno ubbriaco; la povera vedova se ne era accorata tanto che lo aveva seguito. I due vecchietti (allora erano ancor nella prima maturità) videro la loro casa diventare uno squallore: ma Gamma Zita vi diffuse un raggio di luce; ed essi si dedicarono alla fanciulla doppiamente cara.
Nulla di più semplice, di più gentile, di più ingenuo della vita di quella casa, dove non entrava il tumulto delle passioni, o desideri più vasti di quelli che comportava la condizione della famiglia, la bontà e la ristrettezza mentale dei due vecchietti. Il loro grande svago era andar la domenica al duomo; prendere parte alle feste religiose, e d’estate, andar verso sera, lungo il mare, e ammirare lo spettacolo della costa etnea, irta di scogliere, che nereggiavano sullo specchio azzurro e incantevole delle acque.
Il nonno si compiaceva in casa di ornare una piccola edicola di legno, che egli stesso aveva intagliata e dorata, nella quale v’era una immagine della Madonna dipinta sopra una tavoletta: una di quelle Madonne col volto ripiegato sopra una spalla, i grandi occhi a mandorla, fermi sul riguardante, il bel manto azzurro abbassato su la fronte, le mani con le dita lunghe e rigide.
Tutte le feste accendeva dinanzi all’edicola quattro lampade; e tutti e tre, i nonni e la nipote, vi cantavano qualche landa popolare; e la voce fresca e argentina di Gamma Zita, dominando quella bassa del nonno, empiva la casa di luce e di gioia.
Il nonno raccontava poi la storia di re Artù, che era andato nell’Etna coi suoi cavalieri; o quella della presa di Gerusalemme; ed eran belle storie, piene di avventure, di prodezze di cortesie, di incantesimi, di fatti meravigliosi, che incatenavano l’attenzione di Gamma Zita. Anche la nonna sapeva di belle storie, povere fanciulle diventate per la loro bellezza regine; fate con una stella in fronte; mamme-draghe e vecchi romiti con le barbe lunghe fino ai piedi... Gamma Zita le ascoltava, aprendo gli occhi attoniti e seguendo con l’animo sognante le mirabili avventure di quei personaggi fantastici.
Così ella viveva.
Giordano aprì nel cuore della fanciulla un uscio, fino allora chiuso; un nuovo sentimento vi germogliò; e una nuova luce vi si diffuse e ne illuminò quelle intime profondità, sulle quali ancora Gamma Zita non si era affacciata. Ella sentì che tutti gli affetti non si restringevano nella breve cerchia della casa e dei suoi nonni: v’era di là un mondo più vasto, e il cuore aveva anche altri amori, di altra specie, che turbavano, e nel turbamento stesso davano una gioia inesplicabile, davano uno smarrimento, e in quello smarrimento stesso era un naufragare in un incanto nuovo. Ella sentì che, alla vista di Giordano il suo cuore batteva con violenza, come non era mai battuto al vedere i nonni; che il sangue le affluiva al cervello, le si riversava a fiotti or gelidi ora infocati per le vene; che la vista le tremava; che una forza interiore la spingeva verso quel giovane.
E se quando i suoi occhi, incontrandosi in quelli di lui, fuggivano pieni di paura, dolce paura, sentiva che la sua mente invece si fermava con supremo diletto a contemplare e vagheggiare l’immagine di lui. Ella ebbe la coscienza dell’amore.



Luigi Natoli: Il Vespro Siciliano. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. In una edizione totalmente ristrutturata dal titolo all'indice, il romanzo è la fedele riproduzione dell'opera originale pubblicata con la casa editrice La Gutemberg nel 1914, dalle cui note (soppresse nelle altre edizioni) è chiaro l'accostamento tra l'invasione del Belgio da parte dei tedeschi nel 1914 e la dominazione angioina del 1282
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 945 - Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it. (è possibile prenotare con messaggio whatsapp al 3894697296 o alla mail ibuonicugini@libero.it. Spedizioni a mezzo corriere in tutta Italia. 
Disponibile online su Amazon e Ibs
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La nuova bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele), Nuova Ipsa Editore (Piazza Leoni)


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