venerdì 29 gennaio 2021

Luigi Natoli: Giordano de Albellis. Tratto da: Il Vespro siciliano.

 
Attraversarono due o tre sale, e si affacciarono alle finestre che davano sul piano del Cancelliere. Il piano allora era assai più vasto che non sia oggi. I continui rifacimenti e il successivo ingrandirsi del monastero con nuove fabbriche vi distrussero tutto l’antico; per cui nessuna traccia rimane della chiesetta ogivale eretta da Matteo de Ajello, e del grazioso chiostro del duecento; e il giardino, che allora aveva il muro di cinta sulla strada di Kes e sul piano, è rimasto sepolto tra le fabbriche posteriori.
Affacciatisi alle finestre, i nobili signori videro infatti nella piazza una gran folla, che stava però in rispettosa distanza dinanzi a tre cavalieri francesi; i quali, con le spade in pugno, non si capiva bene se ragionassero o contrastassero con un giovane del paese, che, sebbene volgesse le spalle al palazzo, al vestire pareva un gentiluomo. Accanto a lui era un vecchiotto, che con un pezzo di tela s’asciugava il sangue da una ferita sulla fronte.
Sebbene apparisse gentiluomo, il giovane non aveva spada, o altre armi. Un divieto del Giustiziere infatti proibiva a tutti i siciliani, di qualunque condizione, anche se cavalieri, di portar armi, con gravi pene pei trasgressori. Ma non ostante fosse senz’armi, quel giovane stava alteramente dinanzi alle tre spade.
Il sire de Flambeau, indicando i tre cavalieri, disse al Giustiziere:
- Guardate, quel di mezzo, con quell’aspetto di gigante, è Bertrand de Taxeville, l’altro alla sua destra è Ugo de Saint-Victor, il terzo non lo conosco... non sarà forse una lancia spezzata... Oh! ma che cos’è questo?...
La improvvisa esclamazione di stupore gli era strappata da un improvviso avvenimento, che aveva prodotto un mareggiamento e un gran vocìo nella folla.
Bertrand de Taxeville, a un tratto, gridando, si era avvicinato a quel giovane, e aveva alzato il pugno per percuoterlo col pomo della spada; ma quel giovane con una rapida mossa, scansato il pugno, aveva preso ai fianchi il gigantesco francese, e con un vigoroso colpo l’aveva piegato sulle ginocchia, e spinto per terra; e, profittando della caduta, gli aveva strappato la spada, e s’era messo in guardia.
Il colpo era stato così rapido, così inaspettato, che quando gli altri due cavalieri, riavutisi dallo stupore, si gittarono sopra il giovane, incontrarono la punta della spada formidabilmente distesa e minacciosa. 
La moltitudine, esaltata da quel gesto, empì la piazza di grida:
- Bravo! bravo!...
Ma il sire de Flambeau, dalla finestra, preso da un subito sdegno, cominciò a gridare: 
- Accoppatelo, perdio!
E il visconte di Saint-Remy, ardendo di collera per la tracotanza di quel giovane, alla sua volta strepitò:
- Le guardie! le guardie! perdio!... Arrestate quel paterino!
Bertrand de Taxeville, più inferocito che mai dalla vergogna d’essere stato abbattuto come un fanciullo, dava pugni tremendi ai più vicini, per cercar di raggiungere il giovane; ma questi non era così alto da poter essere scorto facilmente tra la massa dei fuggitivi, i quali, incalzati dalle guardie, premevano dinanzi alla imboccatura dei vicoli angusti, o cercavano di entrar nelle case, forzando le porte, che, a tanto tumulto, si chiudevano prestamente.
Il giovane era stato forse trascinato di proposito; egli per altro aveva capito bene che la sua audacia lo designava alla vendetta del Giustiziere; e che era inutile difendersi dalle guardie e dai tre cavalieri. 
Non c’era dunque altro scampo che nella fuga; e si era lasciato portar via, verso il vicolo che dalla chiesa del monastero conduceva al Cassaro.
In quel momento il chierico, temendo per la chiesa, stava per chiuderne la porta. A qualcuno lampeggiò un’idea. Dove meglio che nella chiesa poteva essere ricoverato il giovane? Le chiese e i luoghi sacri godevano l’immunità dell’asilo; e le guardie non avrebbero osato penetrarvi e violarlo.
- Gittatevi in chiesa!...
Le parole furono accompagnate dall’atto. Prima che il chierico giungesse a chiudere l’altro battente della porta, una dozzina di uomini, sospinta forse dall’ondeggiar della folla fuggente, urtò contro la porta. Qualcuno vi precipitò dentro, e spinse violentemente la porta e la sprangò.
- Perdio! – gridava intanto dalla finestra il sire di Flambeau che nel tumulto aveva perso di vista le sue lance e il giovane audace: – quel pezzo da capestro ci sfuggirà!... Ma che cosa fanno dunque le guardie?...
Le guardie menavan botte da orbo con l’asta delle picche, credendo di non dover far altro, che spazzare la folla dalla piazza; né vedendo o sapendo chi dovessero arrestare. I tre cavalieri, da canto loro, sdegnando di chiamar le guardie in loro soccorso, e anelando di vendicarsi con le loro mani, non davan loro nessuna indicazione; e, credendo che quel giovane si trovasse nel grosso dei fuggitivi, lo cercavano tra essi, e credendo di poterlo raggiungere, inseguivano e percotevano la folla, e aggiungevano maggior confusione e tumulto.
Passarono così dinanzi alla porta serrata della chiesa.
Il giovane balzato dentro la chiesa, con la spada in pugno, aveva tanto spaventato il chierico, che questi non aveva osato chiudergli la porta in faccia; e l’avrebbe lasciata aperta, se il giovane non si fosse affrettato a serrarla.
- Non aver paura! – gli disse questi – e piuttosto nascondimi in qualche parte fino a stanotte...
- Avete ammazzato qualcuno?... – domandò il chierico accora impaurito.
- Non ho ammazzato nessuno. Ho disarmato un cavaliere francese che stava accoppando un povero uomo...

Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosissima rivoluzione. 
Il volume, in una edizione interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette.
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi sono disponibili al sito www.ibuonicuginieditori.it al link: https://www.ibuonicuginieditori.it/luigi-natoli-tutte-le-opere.html
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