lunedì 24 novembre 2025

Luigi Natoli: 18 novembre 1189, muore a trentasei anni Guglielmo il Buono, fra il compianto universale. Tratto da: Storia di Sicilia

Fra l’una e l’altra campagna avvenivano le nozze di Costanza, figlia postuma del re Ruggero e zia di Guglielmo II, con Arrigo, figlio di Federico Barbarossa. Guglielmo non aveva figli: della casa reale non vi era altra discendenza legittima e diretta che Costanza; Arrigo, quindi, alla morte di Guglielmo II, avrebbe cinto la corona come marito di Costanza. Era per spirare la tregua pattuita a Venezia; l’imperatore Barbarossa si affrettò a renderla duratura, con la pace definitiva di Costanza: in seguito alla quale intavolò trattative per le desiderate nozze. Guglielmo consultò i suoi consiglieri; l’arcivescovo Offamilio, forse corrotto e lusingato dal Barbarossa, perorò in favore delle nozze; il Gran Cancelliere Matteo de Ajello le combattè strenuamente, prevedendo la fine dell’indipendenza del Regno e la servitù dell’Italia alla barbara Germania. Prevalsero i consigli dell’Offamilio straniero, e la paura dell’anarchia baronale che si sarebbe contesa la successione: e le nozze furono conchiuse. Costanza bella, gentile, aveva poco più di trent’anni, Arrigo venti: le nozze furono celebrate a Milano con grande pompa il 27 gennaio 1186. Urbano III papa, che, prevedendo il danno che ne avrebbe sofferto il Papato, aveva cercato di ostacolare il matrimonio, interdisse il patriarca d’Aquileia, che lo aveva benedetto; e forse avrebbe provocato una guerra, se l’annunzio della caduta di Gerusalemme non avesse suscitato in tutta Europa profonda commozione. Fu bandita una nuova Crociata: Federico Barbarossa prese la Croce, e con grande esercito andò in Terra Santa: lo seguirono i re di Francia e d’Inghilterra. Re Guglielmo vi partecipava fornendo navi e armi; una sua flotta capitanata da Margarito, soccorreva Tiro di viveri e di armati, costringendo l’armata di Saladino a togliere l’assedio; indi a Tripoli la sbaragliava e obbligava Saladino a ritirarsi (1188): le due vittorie salvavano Antiochia. Nuove armi il Re apparecchiava, quando la morte lo colpiva il 18 novembre 1189, a trentasei anni, fra il compianto universale. E forse nessun re è stato mai così sinceramente pianto, come Guglielmo il Buono.
Il qual titolo esercitò pel governo interno. Guglielmo non fu un grande legislatore; le costituzioni da lui promulgate, riconfermano o chiariscono per lo più quelle di Ruggero II; ma diede opera a elevare la giustizia sopra tutto, e fu rigido nel punire i delitti secondo le leggi, non crudele. Non vessò i sudditi; mantenne tranquillo il baronaggio; assicurò il vivere civile al Regno: «ciascuno», scrisse un cronista, «era contento della sua sorte; pace e sicurezza dovunque; nè il viandante temeva insidie di ladroni, nè il navigante assalti di corsari». Nelle cose esterne talvolta non ebbe fortuna; tuttavia non diminuì la preponderanza politica del Regno, assicurò la navigazione, seppe stringere vantaggiosi accordi; dar lustro e rinomanza. Protesse le arti e le lettere, e sotto il suo regno il dialetto progredì; e non è ardito attribuire al suo tempo certi componimenti poetici ora popolari.
La sua corte fu aperta ai virtuosi di qualunque razza e religione. Gareggiando con l’avo, condusse a fine la reggia, eresse il magnifico tempio di Monreale e il chiostro; fondò il Duomo di Palermo, la chiesa di Santo Spirito, dove avvenne il Vespro; la chiesa della Magione, quella di S. Cataldo, e molte altre; favorì la fondazione di monasteri; dotò riccamente chiese e vescovati. Condusse a fine il castello della Zisa, incominciato dal padre, ed eresse quello della Cuba.
Cristiano, fu tollerante non solo per interesse, ma anche per umanità: pio, fu rispettoso dell’autorità del Papa, ma mantenne integri i diritti della Corona. La bontà fu la legge della sua vita; e per bontà, per evitare lo spettro della guerra civile affacciatagli dall’arcivescovo Offamilio, commise il suo più grande errore politico: il matrimonio di Costanza.


Luigi Natoli: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo. L'opera è la fedele trascrizione del volume originale, pubblicato dalla casa editrice Ciuni nel 1935
Pagine 509 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile: 
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, spedizione a mezzo corriere o raccomandata postale)
Su tutti gli store online. 
In libreria presso: 
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour) Spazio Cultura libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102) 

mercoledì 12 novembre 2025

Luigi Natoli: Lo Steri. Tratto da: Amore e morte. Storie e leggende volume 1


Mentre tutto intorno taceva, l’orologio, il grande e mostruoso orologio che la bestialità umana attaccò tra le finestre del magnifico palazzo di Manfredi Chiaramonte, l’orologio batteva mestamente le ore. 
Gravava il silenzio luminoso del mezzogiorno; gli alberi del giardino Garibaldi, immobili sotto il sole, non spandevano che una sottile striscia di ombra; l’acqua taceva e le anitre riposavano vinte dal caldo. 
Il martello picchiava lento e sonoro sulle campane dell’orologio; i vetri delle finestre lucevano; lo Steri tristo e solitario fra le allegre mura degli alberghi e i toni freschi del fogliame primaverile, guardava e pensava.
Pareva ricercasse l’anima cui confidare i suoi lamenti. Dalle finestre murate, dalle ogive deturpate, dai fregi policromi che ornavano l’arco delle finestre, dai merli, dalle colonne, usciva come una voce di dolore, che librata sulle oscillazioni sonore della campana, si diffondeva intorno, e diffondeva la tristezza. 
“Qual colpa – diceva – io commisi, perché la mano dell’uomo mi abbia guastato e deturpato? Son io colpevole di rivolta, come il mio ultimo signore, Andrea Chiaramonte, perché nelle mie sale, fra gli archi del mio atrio, si agiri una folla di gente non ad altro devota che a gittarmi ogni giorno vieppiù nell’ignominia e nella rovina? Ah, quante sciagure ho io vedute e sofferte, e di quante vicende son testimonio. Costà dove ora sorgono alberi dolcemente ombrosi ed aiuole odoranti, era la piazza infame, dove perenne minaccia si levavano le forche per la plebe, il palco pei baroni, il palo per gli eretici!... Ah, il nome del gran redentore dei popoli, il nome di Garibaldi e le sembianze degli apostoli della libertà che si accalcano nel picciolo ma grazioso giardino, non giungono a cancellare i ricordi di sangue e di miserie che sono stampati sulle mie mura; e questi ricordi di miserie e di sangue non affievoliscono, no, le memorie della mia grandezza, e della mia magnificenza!...
“Ah, nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria!... Io non so quale architetto diresse la costruzione di queste mura, né quale artefice intagliò i capitelli, disegnò le ornamenta delle mie finestre, squadrò le travi dei miei soffitti, dipinse le belle storie nei cassettoni della travatura. 
“Ben so che la mia grande aula recava intorno le imprese dei maggiori principi della terra, e che i tre monti d’argento di Verelando e Ugo Chiaramonte non impallidivano a canto a l’Aquila d’Aragona e ai Leoni di Castiglia...
“Io ricordo sempre il giorno della mia caduta. Era di maggio, come adesso; il duca di Montblanc, quel goffo, tristo e tortuoso Martino, era col figlio e con la regina Maria entrato in Palermo. Pareva cessata la rivolta; quand’ecco i prezzolati del duca spargono calunniose voci di tradimenti e una ciurmaglia infame si scatena per le vie gridando: «Viva il re e la regina, muoiano i Chiaramonti!» e si scaglia contro di me, invade le stanze, saccheggia, rompe, distrugge i prodotti dell’arte e della saggezza... Più tardi vidi arrestare il mio signor Andrea Chiaramonte, la contessa Isabella, il figliuoletto Giovanni... 


L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e tutti gli store online. 
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La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

lunedì 3 novembre 2025

Luigi Natoli: 4 novembre 1918. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie

È festa, grande festa nazionale. Il 4 novembre 1918 l’esercito austriaco, sconfitto nella grande battaglia di Vittorio Veneto, volse in fuga; e il suo comando supremo dovette domandare un armistizio.
Ma già il tricolore sventolava a Trieste e a Trento, sospiro di ogni cuore italiano.
Per questa vittoria l’Italia ora è tutta quanta libera da ogni soggezione: la catena delle Alpi è tutta nostra; e nessuno straniero può più valicarla e accamparsi nelle nostre terre.
Quanti sacrifizi, però, quanto sangue è costata l’unità nazionale!
In alto il vessillo! E gridiamo gloria a coloro che ci diedero una patria unita, forte, grande.  

Il bollettino della Vittoria

Rileggi, ogni anno, il 4 novembre, il bollettino col quale il generale Diaz dava l’annunzio della vittoria. Ogni italiano deve tenerlo a mente: non per vanagloriarsi, ma per trarne ammaestramento, e adoperarsi ad accrescere grandezza alla patria con una vita virtuosa, degna di coloro che soffersero e morirono per farci liberi e grandi. Rileggi dunque:
“La guerra contro l’Austria-Ungheria, che sotto l’alta guida di S.M. il Re, Duce supremo, l’esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima, per quarantun mese, è vinta.
“La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre, ed alla quale prendevan parte cinquantun divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco-slovacca, un reggimento americano, contro 73 divisioni austro-ungariche, è finita.
“La fulminea, arditissima avanzata del 29° Corpo d’Armata su Trento, sbarrando la via della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della 7a Armata e ad oriente da quelle della 1a, 6a e 4a, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario.
“Dal Brenta al Torre, l’irresistibile slancio della 12a dell’8a e della 10a Armata e delle Divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
“Nella pianura S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta 3a Armata, anelando di ritornare sulle posizioni che dessa aveva già vittoriosamente conquistato.
“L’esercito Austro-Ungarico è annientato. Esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni di lotta, e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiali di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi.
“Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri, con interi Stati Maggiori, e non meno di cinquemila cannoni.
“I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano discese con orgogliosa sicurezza”.

Diaz

(Nella foto Clodomiro Natoli, figlio di Luigi, morto nella Prima Guerra Mondiale) 




Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Il volume è la fedele trascrizione dell'opera originale pubblicato dalle Industrie Siciliane Riunite nel 1925. Corredato dalle immagini dell'epoca.
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce quella originale. 
Pagine 210. Prezzo di copertina € 19,00
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna in tutta Italia con raccomandata postale o corriere). Contattaci alla mail ibuonicugini@libero.it 
Su tutti gli store online. 
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La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423), Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour di fronte La Feltrinelli) 

Luigi Natoli: Capo Feto. Tratto da: Amore e morte. Storie e leggende volume 1

“Passato il capo di Caraccà, quando si va per la città di Patti, vi è un altro capo, detto Capo Feto; e infatti, passandovi da vicino, vi si intende un certo fetore”. Così scriveva nel 1652 il dottore Vincenzo Auria, in alcune sue note di viaggio, che si conservano manoscritte nella Biblioteca comunale di Palermo. 
Ma la storia di quel puzzo che tutta l’aria ammorba, è assai paurosa, o signora bella, ed io vo’ narrarvela così, come il popolo da cui l’apprese l’Auria, la narra ancora. A proposito, avete un compare?
Sì?... perdonatemi se sono indiscreto... ma la storia si riferisce appunto a due compari: perché avete a sapere che i compari... come i cugini...
Incomincio la storia:
Massaro Peppe non aveva che una sola infelicità: la mancanza di un figlio. Del resto egli era ricco, sano, onorato; avea moglie Rosa: che similmente al fiore di cui portava il nome, sfolgoreggiava di bellezza. Nei campi, quand’ella passava con le mani sui fianchi contemplando i contadini che vangavano o i mandriani che guardavano le gregge, mandriani e contadini ristavano, e come abbagliati dal sole facean visiera agli occhi con la mano, e la guardavano estatici. Rosa sapea di questi suoi trionfi e passava dondolandosi sulle anche, e sorridendo superbamente; e in quel sorriso scopriva i denti piccoli, bianchi, uguali, stupendi a vedersi fra le labbra coralline. 
Il sole della campagna non aveva abbronzato le sue carni; soltanto, nelle ore più calde, le arrossava le guance, e i capelli biondi parevano allora fili d’oro. 
Ah come era bella nella veste turchina stretta ai fianchi, nel corpetto di panno rosso, allacciato da un cordoncino di seta nera, e con qual grazia ella annodavasi sul capo il fazzoletto di seta rossa!
Massaro Peppe era dunque felice in tutto, fuorchè nel desiderio d’aver figliuoli; e della sua felicità era geloso. Infatti nessuno era ammesso a varcare la soglia della sua casa, e gli affari li trattava nella stalla, fra le vacche che traspiravano odor di muschio e l’erbe fresche mietute pendenti sulla mangiatoia. 
Solo raisi Nino entrava nel santuario: ma raisi Nino era un vecchio amico. Vecchio per dire: egli invece era giovane ancora, poteva avere qualche anno più di Rosa, e tutti e due potevano esser figliuoli a massaro Peppe, tanto costui li avanzava negli anni. E veramente massaro Peppe aveva per raisi Nino un affetto paterno, e tutte le volte che raisi Nino ritornava dalla pesca o da qualche viaggio, pria d’andare a casa sua, recavasi a veder massaro Peppe. 
Ma un giorno massaro Peppe non era in casa: era andato a Messina e non ne ritornava che il domani. Rosa era sola...


Luigi Natoli: Amore e morte. Storie e leggende volume 1.
L'opera è la fedele trascrizione di tutte le "Storie e leggende", molte delle quali mai più pubblicate, scritte dall'autore nell'apposita rubrica del Giornale di Sicilia, dal 12 febbraio al 31 dicembre 1889
Pagine 386 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Il volume è disponibile: 
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna gratuita a Palermo, consegna a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia)
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