lunedì 24 febbraio 2025

Luigi Natoli: Il palazzo del duca di Melia, don Goffredo Calvello, sorgeva nelle vicinanze della chiesa degli Osservanti, conosciuta col nome di Gancia. Tratto da: Calvello il bastardo, romanzo storico siciliano.

 
Non c’era nessuna via. Bisognava rassegnarsi, e partire. Quanto tempo sarebbe rimasto? non lo sapeva; e questa ignoranza accresceva il suo dispetto, e lo sgomentava col dubbio di una lunga assenza disastrosa. Egli era ben lontano dal supporre a quale intrigo dovesse il suo allontanamento; se avesse potuto sospettarlo, avrebbe forse preso una risoluzione decisiva. Vagando fra queste incertezze, ritornò agli scopi che si era prefissi dal giorno in cui era morta Dorotea; e pensò che non aveva tempo da perdere, per mettere in esecuzione un divisamento da lui fermato nella sua mente fin dal ritorno da Termini. Prese, dunque, la spada e il cappello, e uscì. Venti minuti dopo si presentava al palazzo del duca di Melia, don Goffredo Calvello, che sorgeva nelle vicinanze della chiesa degli Osservanti, conosciuta col nome di Gancia.
Il duca era un bell’uomo che s’avvicinava ai sessanta, ma ancor vegeto e robusto. Era tutto bianco, con gli occhi nerissimi velati di una cotal mestizia, come presaghi del vicino tramonto. Il suo aspetto rivelava l’erede di un’antica stirpe, nella quale il sentimento della grandezza aveva impresso le sue stimmate, senza degenerare in superbia o in vanità. Ciò che rendeva singolare la figura del duca erano le mani, piccole, bianche, lievemente carnose, sulle quali pareva che gli anni non avessero osato di avanzarsi; mani giovanili, che egli curava con raffinata passione, unica vanità che gli era rimasta fra quelle che gli ornarono una giovinezza lieta di avventure galanti.
Stava in quel momento nell’amministrazione col “razionale” esaminando alcune carte di famiglia. Giusto in quei giorni aveva avuto qualche dispiacere per cagione del figlio, Antonino, che, adirato contro il giudice della Gran Corte Civile, don Pietro Ferruccia, che sapeva contrario in una lite, aveva preso per il collo il povero magistrato, minacciando d’accopparlo; donde persecuzioni, spese, un casaldiavolo! Ora ricercava nel suo archivio alcuni documenti per quella stessa lite, quando gli venne annunziato Corrado. Se ne infastidì. 
- Eccellenza, dice che deve parlare con Vostra Eccellenza perché deve partire...
- Come si chiama?
- Don Corrado Maurici...
- Ed è un militare?
- Eccellenza, sì. 
Uscì, un istante dopo, in un salotto, e fece introdurre Corrado, guardandolo con curiosità e trovando il giovane abbastanza simpatico, sebbene un po’ femineo per un militare. 
Corrado era commosso: era andato al palazzo del duca con torbidi propositi; ma al conspetto di quell’uomo, che egli sapea suo padre, una commozione profonda e indefinibile si impossessò di lui, e rimase diritto in mezzo alla sala, col cuore palpitante, contemplando quella nobile figura di vecchio, inconsapevole di trovarsi dinanzi al dramma soave e triste della sua giovinezza...


Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine settecento, al tempo della rivoluzione francese e della Loggia di Francesco Paolo Di Blasi. 
Pagine 880 - Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile:
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna in tutta Italia, consegna gratuita a Palermo)
https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=calvello
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