lunedì 28 dicembre 2020

Luigi Natoli: Il "cristiano" nella Palermo del 1700. Tratto da: La vecchia dell'aceto.

Pur trattandosi con cordialità, questi avventori speciali usavano fra loro forme riguardose, nelle quali un occhio attento avrebbe potuto scorgere un non so di che di gerarchico. Verso alcuni, che erano più maturi di anni e più seri, il rispetto era maggiore, verso altri era temperato di una confidenza più o meno intima, ma in tutti c’era una cura di non usare parole che potessero eccitare la suscettibilità d’alcuno o distendere un’ombra in quella misurata cordialità.
Fra questa gente, parca di parole e di gesti, che si padroneggiava e si vigilava, le adunanze prendevano spesso un carattere di tribunali: c’era da giudicare la condotta di qualcuno accusato di aver mancato ad un codice particolare, non scritto, nè sanzionato da nessun principe, ma formatosi a poco a poco, rinsaldatosi nella tradizione, osservato con scrupolo, più che le leggi dello Stato, da tutta quella classe di persone, che allora si dicevano “uomini” per antonomasia, o “cristiani” alla quale apparteneva don Agostino. Non era una associazione vera e propria; ciascuno viveva per sé, sapeva di valere, e teneva a distinguere la sua personalità: ma riconosceva il valore degli altri “cristiani”, aveva per loro rispetto, e, se di maggiore età, non servile ma spontanea deferenza, e ne era ricambiato. Qualche “affare” riuniva due o quattro o più “cristiani”, che “lavoravano” ciascuno per la sua parte, senza ingannarsi, con un sentimento di onestà particolare. Avevano un sentimento quasi fanatico di quello che per loro era l’onore: non commettevano soperchierie sopra i più deboli; se una quistione insorgeva fra loro, e non c’era altro mezzo di risolverla, ricorrevano al duello: arma, il coltello, ma di una stessa dimensione: il che si diceva “paranza”; si battevano dinanzi a testimoni: ma qualche volta, se c’eran per mezzo motivi d’onore, facevano a meno di questa formalità, e il duello non cessava che con la morte. Ma più spesso si ricorreva ad un arbitro, che di solito era un “cristiano” più autorevole, al quale, volontariamente i contendenti si rimettevano e ne accettavano il giudizio, che era sempre retto; e ne seguiva la pace, suggellata con un banchetto. L’arbitro qualche volta invitava altri “cristiani” autorevoli; e allora l’adunanza acquistava un carattere di solennità; e gente la quale non riconosceva l’autorità della giustizia, e aveva poco rispetto per le persone della chiesa, s’inchinavano dinanzi a quel sinedrio con una reverenza quasi religiosa.

Luigi Natoli: La vecchia dell’aceto – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1700. La storia di Giovanna Bonanno, l’avvelenatrice passata alla storia come La vecchia dell’aceto.
L’opera è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1927.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 562 – Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it; è possibile acquistare con messaggio w.a. al 3894697296 oppure alla mail ibuonicugini@libero.it. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia.
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