martedì 17 settembre 2019

Luigi Natoli: Così inizia Calvello il bastardo

Quella sera, sabato, si recitava al Casotto delle Vastasate una delle tre commedie popolari più fortunate e più originali: il Cortile degli Aragonesi. Bisognava sentire Marotta, il celebre comico creatore della parte di ‘Nofrio, e Giuseppe Sarcì, biondo e femineo d’aspetto e di voce, nelle vesti di Lisa e il Montera nei panni di don Litterio il notaio messinese, e il Corpora sotto le spoglie di Caloriu il Ciancianese. Che risate!... La recita diurna aveva riempito la cassetta; non un posto vuoto: e di gente ne era rimasta fuori, e non si era mossa da lì, aspettando la recita notturna, per prendere i posti migliori, e rifarsi della lunga attesa.
Fra gli spettatori fortunati era un bel giovane di ventisei anni, non molto grande, di membra delicate, strette nell’uniforme dei fucilieri, turchina, a risvolte bianche. Pallido, con gli occhi neri, un’aria quasi feminea; ma lo sguardo tagliente, che lampeggiava talvolta come una lama, il naso lievemente aquilino e la mascella forte, davano un carattere di energia a quel volto; e temperavano la mollezza dell’ovale, e della dolce e malinconica curva della bocca, rosea e piccola.
Si vedeva bene che egli aveva una gran cura della bella uniforme turchina, dei calzoni bianchissimi e delle lunghe uose nere; e in generale di tutta la persona, forse un po’ troppo attillata. A non guardarlo in volto, poteva parere un vagheggino; ma lo sfolgorìo degli occhi e la vigorìa delle mascelle avvertivano che sotto quella lindura quasi feminea c’era un cuore che non tremava, e che quella mano sottile e bianca, sapeva render pericolosa la spada, dall’impugnatura dorata, che gli batteva sui polpacci.
Egli stava lì, allo spettacolo, ma non pareva che ne godesse; nel suo volto era steso un velo di melanconia, e il suo sguardo distratto correva evidentemente dietro qualche idea.
Gli applausi del pubblico, che non poteva tenersi alla scena della baruffa tra la vecchia e loquace Laura e il goffo Barone, lo scossero per un istante. Alzò gli occhi su la scena. Laura stava alla finestra con un vaso intimo in mano, mentre il Barone, fradicio di un liquido che non era nanfa, minacciava con la canna in pugno, e Lisa gridava, e ‘Nofrio si sganasciava dalle risa. La folla batteva le mani, rideva, urlava, fischiava, si abbandonava a una ilarità tempestosa che faceva tremare la baracca.
Come quell’uragano cessò, il sergente ricadde nelle sue meditazioni; ma a un tratto si sentì tirare per una manica. Si voltò.
- Tu? Agata? – esclamò sorpreso di stupore.
- Presto, venite!... Sapevo bene che vi avrei trovato qui... – disse Agata con commozione.
Era una ragazza del popolo, sovranamente bella, che non aveva forse tredici anni; alta, nel corpo ancora ruvide e goffe grazie della bimba che si apparecchia a diventar donna; ma nel volto pallido incorniciato da grosse trecce nere, negli occhi neri e profondi, nella bocca rosea e piccolina, nell’aria trepidante e pensosa di una bellezza singolare e indimenticabile.
- Tu? – ripetè il sergente: – che cosa c’è?
- Venite a casa signor Corrado... ma presto!... la signora Dorotea...
- Mia madre?
Dalla platea alcuni lo zittirono. Disturbava lo spettacolo. La fanciulla lo trasse, uscendo innanzi a lui, con una fretta, uno sgomento, un affanno, come di chi è sopraffatto da una sventura.
- Mia madre? che cos’ha mia madre? – gridò appena uscì dalla baracca, prendendo per un braccio la fanciulla.
- Non lo so... Si è sentita male improvvisamente... M’ha chiamato...

Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine '700
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930
Prezzo di copertina € 25,00
Pagine 856 - Copertina di Niccolò Pizzorno
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