Alla corte del re di Sicilia, Guglielmo il Buono, c'era un parente del re di nome Sinibaldo, il quale aveva una figlia che si chiamava Rosalia, giovinetta virtuosa e tutta data alla preghiera. Molti la domandavano in isposa, ma essa si rifiutava e, per sottrarsi alle nozze, fuggì di casa.
Peregrinando, andò a ricoverarsi in certe grotte del monte Quisquina (Agrigento), dove visse, cinta di rozzo saio, nutrendosi di erbe e bevendo acqua fresca con una ciotola. Così passava i giorni in penitenza e in preghiere.
Dal monte Quisquina, a piedi, si recò a Palermo, da dove salì sul monte Pellegrino. Ivi trovò una grotta e ne fece la sua dimora. Lì trascorse il resto della sua breve vita, lì morì ignorata...
Luigi Natoli
Tratto da "La Scalata" sussidiario scolastico edito in Palermo nel 1955
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