Quella sera, sabato, si recitava al Casotto delle Vastasate una delle tre commedie popolari più fortunate e più originali: il Cortile degli Aragonesi. Bisognava sentire Marotta, il celebre comico
creatore della parte di ‘Nofrio, e Giuseppe Sarci, biondo e femineo d’aspetto e di voce, nelle vesti di Lisa e il Montera nei panni
di don Litterio il notaio messinese, e il Corpora sotto le spoglie
di Caloriu il Ciancianese. Che risate!... La recita diurna aveva
riempito la cassetta; non un posto vuoto: e di gente ne era rima
sta fuori, e non si era mossa da lì, aspettando la recita notturna,
per prendere i posti migliori, e rifarsi della lunga attesa.
Fra gli spettatori fortunati era un bel giovane di ventisei anni,
non molto grande, di membra delicate, strette nell’uniforme
dei fucilieri, turchina, a risvolte bianche. Pallido, con gli occhi
neri, un’aria quasi feminea; ma lo sguardo tagliente, che lampeggiava talvolta come una lama, il naso lievemente aquilino e
la mascella forte, davano un carattere di energia a quel volto; e
temperavano la mollezza dell’ovale, e della dolce e malinconica
curva della bocca, rosea e piccola.
Si vedeva bene che egli aveva una gran cura della bella uniforme turchina, dei calzoni bianchissimi e delle lunghe uose nere;
e in generale di tutta la persona, forse un po’ troppo attillata. A
non guardarlo in volto, poteva parere un vagheggino; ma lo sfolgorìo degli occhi e la vigorìa delle mascelle avvertivano che sotto
quella lindura quasi feminea c’era un cuore che non tremava, e
che quella mano sottile e bianca, sapeva render pericolosa la
spada, dall’impugnatura dorata, che gli batteva sui polpacci.
Egli stava lì, allo spettacolo, ma non pareva che ne godesse;
nel suo volto era steso un velo di melanconia, e il suo sguardo
distratto correva evidentemente dietro qualche idea.
Gli applausi del pubblico, che non poteva tenersi alla scena
della baruffa tra la vecchia e loquace Laura e il goffo Barone,
lo scossero per un istante. Alzò gli occhi su la scena. Laura
stava alla finestra con un vaso intimo in mano, mentre il Barone, fradicio di un liquido che non era nanfa, minacciava
con la canna in pugno, e Lisa gridava, e ‘Nofrio si sganasciava
dalle risa. La folla batteva le mani, rideva, urlava, fischiava,
si abbandonava a una ilarità tempestosa che faceva tremare
la baracca.
Come quell’uragano cessò, il sergente ricadde nelle sue meditazioni; ma a un tratto si sentì tirare per una manica. Si voltò...
Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi.
Pubblicato per la prima volta in appendice al Giornale di Sicilia nel 1907.
L’opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.
Copertina di Niccolò Pizzorno Pagine 880 – Prezzo di copertina € 25,00
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