martedì 24 agosto 2021

Luigi Natoli: Quel 31 marzo 1282... Tratto da: Il Vespro siciliano

 
E con rapidità fulminea, presogli dal fianco il pugnale, glielo cacciò nella gola due volte, lo levò in alto insanguinato e gridò: - Muoiano! Muoiano questi francesi, perdio!
Un urlo simile allo scatenarsi di un uragano gli rispose; si videro lampeggiare venti, trenta lame, si udì l’urlo formidabile e tremendo della vendetta. In quel momento le campane della torre della chiesa di Santo Spirito suonavano a Vespro... 
Suonavano a Vespro le campane, per invitare i fedeli alla preghiera, e l’ignoto fraticello, salito sulla torre indorata dal sole cadente, non sapeva che quello squillo di campana avrebbe segnato nelle pagine della storia una data terribilmente memoranda… Aveva suonato, come sempre, l’ora della dolce e raccolta preghiera. Ma giù nel piano, quel rintocco che feriva l’aria sul colpo di pugnale che atterrava il sire Droetto, suonò come uno squillo di tromba; come un segno aspettato, come una voce di comando ed esortazione. Crescendo il rumore, chinato lo sguardo, gli occhi gli si spalancarono di stupore, un fremito gli passò per il sangue e il suo braccio, quasi mosso da una forza ignota, continuò a suonare, a suonare con nuovo vigore: squilli serrati, violenti, di guerra e di strage sopra il tumulto e il balneare dei ferri e il rosseggiare del sangue. 
Quella improvvisa zuffa, quelle grida, il cozzo delle armi, si propagarono in un baleno per la pianura. A un tratto tende e baracche furono rovesciate, tutta quella folla di uomini, come sospinta da un segno d’intesa, da un ordine, si levò in piedi. Molte donne traevano dal seno i coltelli e li porgevano agli uomini: chi non aveva il coltello impugnava un bastone, toglieva le aste dalle tende, fracassava i banchi delle baracche, raccattava sassi. Tra le grida di qua di spavento, là di coraggio e di incitamento, la folla accorreva. E su tutte le bocche risuonava il grido ferocissimo  - Muoiano! Muoiano!
Cadevano i sergenti, l’uno sull’altro; cadevano popolani e la morte confondeva i caduti e mesceva due rivi di sangue in uno, che scendeva alla morte, dove hanno tregua gli odi e le vendette. Non uno riuscì a fuggire: quei duecento un’ora innanzi superbi e prepotenti nelle loro belle vesti, nelle loro armature, fidenti nella loro potenza, sicuri della sottomissione di un popolo inerme, fiduciosi nella tollerante viltà che per diciassette anni aveva piegato il collo, giacevano ora per la pianura a gruppi, ammonticchiati, sparsi, immersi nel loro sangue, con gli occhi sbarrati o chiusi, il volto spaventato o ancora iracondo. Giacevano pesti, disarmati, tra le tende sbrindellate e insanguinate, le baracche distrutte, le mense scompigliate...
Dove si sapeva che fosse una casa di francesi, quella tempesta piombava, folgorava, uccideva; non età, non sesso, non condizione; pagavano i fanciulli innocenti dei dominatori per i fanciulli sgozzati di Agosta; pagavano i vecchi e le donne per i vecchi e per le donne uccisi dappertutto dalla feroce voluttà di malfare. Pareva che dal fondo oscuro della memoria sorgessero le immagini delle vittime immolate per diciassette anni, senza ragioni, per libidine di ricchezze, di dominio, di sensi, e s’adunassero in ogni cuore, e insegnassero le strade e guidassero le braccia.
Pure tra le efferatezze della vendetta il popolo serbò un vivo sentimento di giustizia e rese onore alla virtù. Messer Guglielmo Porcelet, signore di Calatafimi, la cui fama e bontà era diffusa, fu accompagnato fino al mare e finchè non salpò il popolo vittorioso gli dimostrò con atti e con parole dignitose la sua riconoscenza.
Due giorni dopo Palermo, Corleone, forte città di gente originariamente lombarda, insorgeva anch’essa: abbatteva le insegne angioine, inalberava il proprio gonfalone, proclamava libero il comune e inviava i suoi deputati a Palermo, per stringere il patto di fratellanza e di difesa.


Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 1282. 
Restaurato dal titolo all'indice, l'opera è la fedele riproduzione del romanzo originale pubblicato in dispense con la casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette. 
Pagine 945 - Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile su Amazon, Ibs e tutti gli store on line.
In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Ipsa (piazza Leoni), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella 15)

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