I Mille che seguirono Garibaldi sono veramente mille
eroi, e l’impresa alla quale si accinsero, fu meravigliosa e miracolosa; ma per
esser tali non è necessario tacere, travisare e qualche volta calunniare il
potentissimo aiuto che direttamente e indirettamente ebbero in Sicilia dai
Siciliani; non è necessario tacere l’efficacia risolutiva dello ambiente;
giacchè è bene affermarlo ancora una volta e chiaramente, se la spedizione dei
Mille non avesse trovato, neppure il solo concorso morale di tutto un popolo in
rivoluzione (dico rivoluzione, non ribellione) Garibaldi e i Mille avrebbero
incontrato la sorte dei fratelli Bandiera e di Carlo Pisacane. Anzi, per
rimanere in tema garibaldino, la campagna di Sicilia del 1860, non avrebbe
avuto esito diverso della campagna dell’Agro Romano del 1867, che pure si
compiè in condizioni numeriche e d’armamento superiori. Vincitori,
anche, a Calatafimi, i Mille avrebbero avuta a Palermo una Mentana assai più
disastrosa.
Ora gli esperti di cose militari, che studiano le cose
senza lirismo, hanno oramai riconosciuto che la marcia trionfale da Marsala a
Palermo e le vittorie strepitose dei legionari, oltre che al valore di essi e
all'azione dell’ambiente, si debbono anche agli errori innumerevoli e madornali
del comando generale delle truppe borboniche; e questi errori madornali furono
l’effetto della paura. Paura di combattere in un paese nemico in rivoluzione;
paura di vedersi assaliti da ogni parte dalla popolazione; paura di vedersi
tagliate le comunicazioni e la ritirata; paura di mancare – come mancarono – di
viveri, di ospedali, di medicine, di tutto.
Il che
risulta dai documenti, che hanno maggior valore delle lettere di un esaltato.
Luigi Natoli
Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860
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