tag:blogger.com,1999:blog-4640365187330694212024-03-28T04:40:29.729-07:00Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini Editori "I nostri romanzi sono una lettura eletta ed altamente appassionante, essi sono opera del grande WILLIAM GALT" Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.comBlogger1145125tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-91886089826665211402024-03-28T04:36:00.000-07:002024-03-28T04:39:58.139-07:00Luigi Natoli: Pasqua e l'insegnamento di Gesù. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWKVChGLCTGPl2VslJxJwenH5CGc3hCxI5DqIQspQzDRtVfiFguX_fX-fP2hGuSsOrMnE7ytdHs2uLC2I0JPdU0WPrDt83Itw3bB9qILuNdlLXmV8XLuZzGlqkhqucVflZqTPyDXAUYyFkIfoHg5YA1yiSYwM9Zip5AquqU8HKzqXB6y01oxxMZmyLEoY/s385/cartolina.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="385" data-original-width="248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWKVChGLCTGPl2VslJxJwenH5CGc3hCxI5DqIQspQzDRtVfiFguX_fX-fP2hGuSsOrMnE7ytdHs2uLC2I0JPdU0WPrDt83Itw3bB9qILuNdlLXmV8XLuZzGlqkhqucVflZqTPyDXAUYyFkIfoHg5YA1yiSYwM9Zip5AquqU8HKzqXB6y01oxxMZmyLEoY/s320/cartolina.jpg" width="206" /></a></div>Che allegro scampanìo per l’aria primaverile!</span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Grandi e sonore campane nelle città; piccole e timide campanelle nelle chiesette dei villaggi; ma tutte suonano a gloria: è Pasqua.</div><div style="text-align: justify;">Quasi sempre la festa cade in aprile, più raramente negli ultimi di marzo, ma sempre in primavera: essa è la festa della Risurrezione.</div><div style="text-align: justify;">Risorge dalla morte Gesù vittorioso: risorge la natura dallo squallore dell’inverno; risorgiamo anche noi con maggior lena alle nostre opere.</div><div style="text-align: justify;">La festa di Pasqua era propria degli Ebrei, e commemorava la loro liberazione dalla schiavitù del Faraone.</div><div style="text-align: justify;">Ora Gesù fu arrestato, martoriato e crocifisso, e risuscitò nel tempo, che in Gerusalemme si celebrava la Pasqua: perciò i cristiani conservarono il nome di Pasqua alla festa che ricorda la risurrezione di Gesù: con la quale hanno termine le funzioni della Settimana Santa.</div><div style="text-align: justify;">Pasqua è la festa più gioconda dell’anno. Le campane, che per tre giorni sono state mute, squillano ora lietamente, e sembra che ci invitino a dimenticare i dolori, e a godere del bel tempo; ma altre cose ci dicono più belle e più sante.</div><div style="text-align: justify;">Ci dicono che Pasqua è la festa del perdono: Gesù morì sulla croce perdonando i suoi nemici, e insegnandoci ad amarli. Se tu hai un nemico, va’ a trovarlo; portagli l’ulivo della pace; abbraccialo e bacialo, e dimentica il male che ti ha fatto. Se il male l’hai fatto tu a qualcuno, va a domandargli perdono. E farai bene.</div><div style="text-align: justify;">“La pace sia con voi” era il saluto di Gesù e ce lo ha lasciato per insegnamento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><b>L’insegnamento di Gesù</b></div><div><br /></div><div>Nella sua predicazione, Gesù ridusse tutto il suo insegnamento a due doveri:</div><div>Ama Dio sopra ogni cosa.</div><div>Ama il prossimo tuo come te stesso.</div><div>E che vuol dire amare il prossimo come noi stessi?</div><div>Gesù lo spiegò con due precetti molto semplici:</div><div>Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.</div><div>Fa agli altri quello che vorresti fatto a te.</div><div>Ti piacerebbe dunque che altri ti molestasse, ti offendesse? No: e dunque non molestare, non offendere gli altri. Ti piacerebbe essere aiutato quando hai bisogno? Sì: e allora aiuta gli altri che han bisogno di te.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge985F3QI9meb_cQA9Rf7Zal1_-vIv_QVLCp311RS-ChjmEAS7WfTZa_FldYJ1fNBpjt__2JtVWK3ohlHxhIMwU3r_3ZR7sl4_mh9DBOUgL9xpZe6pilCw3D3FC3Co38nQ34SFYSjUEOV-t_Z3sYCVaPvcgJXA2ApT4V4qsiCHNGv5wP_X3dwypsFE364/s771/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="771" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge985F3QI9meb_cQA9Rf7Zal1_-vIv_QVLCp311RS-ChjmEAS7WfTZa_FldYJ1fNBpjt__2JtVWK3ohlHxhIMwU3r_3ZR7sl4_mh9DBOUgL9xpZe6pilCw3D3FC3Co38nQ34SFYSjUEOV-t_Z3sYCVaPvcgJXA2ApT4V4qsiCHNGv5wP_X3dwypsFE364/s320/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" width="208" /></a></div><br /><div><span style="background-color: white;">Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. </span></div><div><div style="background-color: white;">Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00</div><div style="background-color: white;">L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. </div><div style="background-color: white;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</div><div style="background-color: white;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it </div><div style="background-color: white;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour) e presso il punto vendita del Centro Commerciale Conca d'Oro, La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15) Mondadori Point di Giovanni Montesanto (Via M. Stabile 233)</div></div><div><br /></div></div></span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-67065997487633785902024-03-27T10:02:00.000-07:002024-03-27T10:02:36.220-07:00Luigi Natoli: Popolo, tu hai compiuto un gran fatto... Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg644lgbC29cyIaL9hEU9D5MctZsxzxMf-qK_ZlgGahfmf8ma_YGqgpBKCnRvzk3QVTW3rPBL2Tg1jx5B7z6jkGJCYA0OagjU3H32WUud2c4JhRnW-dNDt2KVv3zkgk-XAZfotFMJRwbFRbtZpbkLxwYy3J7VKLWQc-zIWqnFDFnGf_ZWLNmmZ2JF9lkn8/s2048/campanile%20Martorana.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg644lgbC29cyIaL9hEU9D5MctZsxzxMf-qK_ZlgGahfmf8ma_YGqgpBKCnRvzk3QVTW3rPBL2Tg1jx5B7z6jkGJCYA0OagjU3H32WUud2c4JhRnW-dNDt2KVv3zkgk-XAZfotFMJRwbFRbtZpbkLxwYy3J7VKLWQc-zIWqnFDFnGf_ZWLNmmZ2JF9lkn8/s320/campanile%20Martorana.jpg" width="240" /></a></div>Scendeva il popolo vittorioso nuovamente pel Cassaro, bramoso di nuovo sangue. Messer Ruggero andava innanzi a tutti, con la spada in pugno, gridando:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Alla Curia! Alla Curia!... Andiamo a prendere il gonfalone della città!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E la folla acclamava. Il gonfalone dava una significazione alla rivolta, raccoglieva il popolo sotto un segno glorioso, rievocava memorie non ancora spente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Qualcuno, dominando il tumulto, gridò:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Messer Ruggero! Guidateci voi!... Guidateci! Siate il nostro capo!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E la folla a urlare:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Viva Ruggero di Mastrangelo!... Viva il capitano del popolo!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Per le rughe strette e tortuose, che si rischiaravano improvvisamente alla luce di quelle faci fumiganti, e mostravano i volti commossi e spaventati delle donne e dei vecchi affacciati alle finestre, il popolo si avviò verso la Curia, le lame delle spade, le punte delle lance, balenavano di vividi e sanguigni guizzi al riflesso delle torce, e rendevano più sinistra quella marcia di popolo urlante.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La piccola piazza della Curia, l’atrio dei giudici si empirono di una folla che s’andava sempre più addossando e pigiandosi, tra le case e le chiese di S. Maria dell’Ammiraglio e di S. Cataldo, e il bel campanile, slanciato all’aria, colonna su colonna, che lumeggiato in basso dalla rossa luce delle torce, pareva smarrire la cupola nel cielo notturno. Su le mura delle chiese, dell’atrio, delle case, ombre strane e fantastiche si agitavano; si contorcevano l’agitarsi delle fiaccole e l’ondeggiare delle fiamme.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Un vocìo confuso, indistinto, alto come un brontolìo di mare tra scogliere, errava sopra tutte quelle teste, che pareva aspettassero qualcosa, che nessuno sapeva ma che sentiva nello spirito anelante. Ed ecco sopra alcuni gradini o sopra qualche sasso levarsi un uomo. Era messer Ruggero di Mastrangelo, alzata la spada ancor fumante di sangue, fe’ cenno di voler parlare; e subito corse un ordine, un invito, una esortazione; e un profondo silenzio chiuse le bocche, trasfuse negli occhi e nelle orecchie tutte quelle anime.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">L’antico bajuolo con voce sonora gridò:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Popolo, tu hai compiuto un gran fatto: hai vendicato diciassette anni di tirannide; hai cancellato la vergogna che ci rendeva ludibrio delle genti; hai insegnato al mondo come si abbattono le tirannie, e mostrato che collera di popolo è collera di Dio. Siano rese grazie a Dio che armò il tuo braccio! Ora è altra bisogna, popolo. Vuoi tu ritornare sotto il giogo di Faraone?...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Un urlo formidabile fece tremar la piazza e le case, ed esaltò i cuori.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- No! no!... meglio seppellirci sotto le rovine della città!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Niccoloso Ortoleva e Arrigo Baverio, due cavalieri che avevano compiuto prodigi, affrontando pei primi i francesi, gridarono sopra tutte le voci:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Né Faraone né altri re. Troppo sperimentammo la nequizia dei re!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Vogliamo esser padroni di noi stessi, non servi d’alcuno – gridò un popolano grasso noto in tutta la città, Nicola d’Ebdemonia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E tutto il popolo con una sola volontà, urlò:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Sì, sì: libertà!... libertà!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Allora Ruggero di Mastrangelo sollevò in alto il gonfalone della città: l’aquila d’oro in campo di porpora, e agitandolo tra il rosseggiar delle faci, a voce alta e squillante gridò:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- E sia! Buono stato e libertà!... Buono stato e libertà!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E migliaia di voci ripeterono con entusiasmo:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Buono stato e libertà!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Squillarono allora le campane della torre di S. Maria dell’Ammiraglio; squillarono sopra la moltitudine, che levava in alto le mani, come giuramento; e alle campane risposero gli squilli delle trombe e il rullìo dei tamburi moreschi del comune e suoni e grida si fondevano insieme, tra lo squassar delle torce e le salve delle mani e delle armi agitate in alto, come se un vento le scotesse furiosamente: e lo sventolìo di quel gonfalone, che librava l’aquila d’oro sopra quell’oceano di teste commosse.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E tra la commozione, le grida, i giuramenti, fra gli abbracci di gioia, lì, ai piedi del bel campanile, il popolo elesse i suoi capitani e il consiglio civico: Ruggero di Mastrangelo, Arrigo Baverio, Niccoloso d’Ortoleva cavalieri e Nicola d’Ebdemonia popolano, capitani: Pierotto da Caltagirone, Riccardo Fimetta, Bartolotto de Milite, Giovanni di Lampo e il notaio Luca di Guidaifo consiglieri.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La rivolta si tramutava in rivoluzione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Non erano ancora scorse quattro ore dal primo squillo della campana del Vespro, dal primo colpo di pugnale, dal primo sangue sparso; e Palermo aveva abbattuto un governo, distrutto un nemico potente e temuto, proclamato il Comune libero!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Al suono delle trombe e dei taballi, tra lo squillare delle campane a distesa, la moltitudine si rovesciò nuovamente per le strade, corse per tutti i quartieri della città con un motto feroce, nel quale si accumulava l’odio profondo e tenace:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Non un francese! Né la semente d’un francese!... Che si perda anche la memoria dell’odiata tirannia straniera.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E intanto che il nuovo governo sedeva nella Curia, e cominciava a provvedere, la caccia e la strage ricominciava per ogni dove, implacabile e senza tregua.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXdUTZq8EnjxmszghBWCMZG3EkMf5zaWgul6c-HxoUFqCWEkMZeOH82Y8AhiWLGun_RJnGnczEsUVBHPh21H70AK2x1dZ4y9V_48cxHxH2xxsrtPy9rrH4X2BHux0D6_GZiW3of2Lxb0gIQAaAVEMe2OoHNvzs1kN5Nvh5ONFBh6EMdEDF31nyvZwqxWc/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXdUTZq8EnjxmszghBWCMZG3EkMf5zaWgul6c-HxoUFqCWEkMZeOH82Y8AhiWLGun_RJnGnczEsUVBHPh21H70AK2x1dZ4y9V_48cxHxH2xxsrtPy9rrH4X2BHux0D6_GZiW3of2Lxb0gIQAaAVEMe2OoHNvzs1kN5Nvh5ONFBh6EMdEDF31nyvZwqxWc/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </span></div><div><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </span></div><div><span style="font-family: times;">Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile: </span></div><div><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), </span></div><div><br style="background-color: white; font-family: Vollkorn; font-size: 19.8px;" /></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-87858429891166452132024-03-27T09:47:00.000-07:002024-03-27T10:19:58.003-07:00Luigi Natoli: In quel momento le campane della chiesa di Santo Spirito sonavano a Vespro. Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVHoqnOcqZfzuwxJy4bwElAC_u_9PpISUuk9ruIhjOJvr2tyLcUuEb4YoPJmcqf4nddS9Vv8Rv8ciTbusoHiak4jPljE-iLje6O7ShwMhuzAmDXcSqZRnyxreIES4m6dgnK9y-z6ElgQEwf2duMbFt_JGR-iOv4LczqR0-0DMUGr-sfD0T4v3HI44i0WA/s1023/rivolta-del-vespro.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="781" data-original-width="1023" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVHoqnOcqZfzuwxJy4bwElAC_u_9PpISUuk9ruIhjOJvr2tyLcUuEb4YoPJmcqf4nddS9Vv8Rv8ciTbusoHiak4jPljE-iLje6O7ShwMhuzAmDXcSqZRnyxreIES4m6dgnK9y-z6ElgQEwf2duMbFt_JGR-iOv4LczqR0-0DMUGr-sfD0T4v3HI44i0WA/s320/rivolta-del-vespro.jpg" width="320" /></a></div>S’appressava attraverso il prato, fra un codazzo di curiosi, un piccolo corteo nuziale. Era Benvenuta di messer Ruggero di Mastrangelo con Guglielmo di Santafiora. Venivan verso la chiesa, inconsapevoli di quell’incontro con Droetto de Genlis. Le grida dei soldati, che s’eran messi a frugare qualche popolano, aveva messo un po’ in sospetto Benvenuta, che si stringeva accanto allo sposo, e messer Ruggero di Mastrangelo che s’era posto all’altro lato della figliola, affrettandola verso la chiesa.</span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Intanto, più in là sergenti e soldati continuavano a gridare:</div><div style="text-align: justify;">- Frughiamo questi paterini! debbono avere armi!...</div><div style="text-align: justify;">- Sì, frughiamo! – gridò da canto suo Droetto de Genlis; e avvicinatosi a madonna Benvenuta, con un gesto la fermò, aggiungendo: – Voi nascondete armi!...</div><div style="text-align: justify;">Messer Ruggero diventò rosso dalla collera.</div><div style="text-align: justify;">- Voi scherzate, messere! forse ignorate chi son io!...</div><div style="text-align: justify;">Ma Droetto grugnì, e voltosi alle lance spezzate che lo spalleggiavano, gridò:</div><div style="text-align: justify;">- Frugate cotesti poltroni; io mi incarico della donna.</div><div style="text-align: justify;">E aggiungendo l’atto alle parole, cacciò le mani oltraggiose dentro le vesti di Benvenuta, che mandò un grido e svenne fra le braccia di messer Guglielmo.</div><div style="text-align: justify;">- Ah questo è troppo! – urlò esasperato messer Ruggero, cercando divincolarsi dalle lance spezzate che lo tenevano, per gittarsi addosso a Droetto, che tentava forse un nuovo oltraggio, col volto imbestialito dalla vendetta e dalla lascivia; ma nel tempo stesso si vide il giullare, farsi largo, giungere a Droetto, trarlo indietro per la nuca, gridando:</div><div style="text-align: justify;">- Tu non ci torni!...</div><div style="text-align: justify;">E con rapidità fulminea, trattogli dal fianco il pugnale, glielo cacciò nella gola due volte, lo levò in alto sanguinoso, gridò:</div><div style="text-align: justify;">- Muoiano!... muoiano questi francesi, perdio!...</div><div style="text-align: justify;">Un urlo, simile allo scatenarsi di un uragano gli rispose; si videro lampeggiar venti, trenta lame, si udì l’urto formidabile e tremendo della vendetta.</div><div style="text-align: justify;">In quel momento le campane dalla torre della chiesa di Santo Spirito sonavano a Vespro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sonavano a Vespro le campane, per invitare i fedeli alla preghiera, e chiamare i frati nel coro; e l’ignoto fraticello, salito su la torre indorata dal sole cadente, non sapeva che quello squillo di campana avrebbe segnato nelle pagine della storia una data terribilmente memoranda.</div><div style="text-align: justify;">Dalla torre aveva mirato la pianura festante sotto il sole che declinava dietro le vette di Monte Cuccio, aveva veduto il formicolìo della gente, udito il vocìo confuso e disordinato di migliaia di voci senza capire; e aveva sonato, come sempre, l’ora della dolce e raccolta preghiera. Ma giù nel piano, quel che feriva l’aria sul colpo di pugnale che atterrava il sire Droetto, sonò come uno squillo di tromba; come un segno aspettato, come una voce di comando e di esortazione.</div><div style="text-align: justify;">Il fraticello continuava a sonare, con gli occhi erranti ora pel cielo, dove vagavano nuvolette, isole d’oro in un mare di porpora.</div><div style="text-align: justify;">Ma poi, crescendo il rumore, richinati gli occhi, gli occhi gli si spalancarono di stupore, un fremito gli passò pel sangue; e il suo braccio, quasi mosso da una forza ignota, continuò a sonare, a sonare, a sonare, con nuovo vigore, squilli serrati, violenti di guerra e di strage sopra il tumulto e il balenar dei ferri e il rosseggiare del sangue.</div><div style="text-align: justify;">Quella improvvisa zuffa, quelle grida, il cozzo delle armi, si propagarono in un baleno per la pianura. A un tratto tende e barracche furono rovesciate, tutta quella folla di uomini, come sospinta da un segno d’intesa, da un ordine, si levò in piedi. Molte donne traevansi dal seno i coltelli e li porgevano agli uomini; chi non aveva coltello impugnava un bastone, toglieva le aste delle tende, fracassava i banchi delle barracche, raccattava sassi. Tra le grida qua di spavento, là di coraggio e di incitamento, la folla accorreva. E su tutte le bocche suonava il grido ferocissimo:</div><div style="text-align: justify;">- Muoiano! muoiano!...</div><div style="text-align: justify;">A quell’improvviso e inaspettato insorgere di tutto un popolo, i sergenti, le lance spezzate, i soldati di Francia parvero sgomenti; ma fu un lampo. L’onta, la vergogna, l’ira, la superbia rissosa, il vantaggio delle armi, li spronarono a un contrattacco. Esperti nelle armi, poichè erano inferiori di numero, cercarono di raggrupparsi, di formare un forte nucleo, per gittarsi sopra la folla, che la presenza e lo spavento delle donne e dei fanciulli imbarazzava un poco.</div><div style="text-align: justify;">Ma non erano più in tempo. Sparsi qua e là, in piccoli gruppi, stretti da ogni parte, invece di attaccare si trovaron costretti a difendersi disperatamente. Maggiore era l’accanimento dinanzi alla chiesa dove messer Ruggero di Mastrangelo aveva fatto trasportar subito la figlia e dove correvano a rifugiarsi le donne spaventate nel momento che Damiano e gli «Albergarioti» investivano le lance spezzate.</div><div style="text-align: justify;">Le quali a quell’attacco, costrette a mutar fronte, per difendersi, dovettero lasciar Giordano, che scaraventò sul viso di un soldato che gli era vicino il liuto, approfittò di un istante, per chinarsi rapidamente sopra Droetto, togliergli la spada e l’elmetto; e così armato gittarsi nel combattimento, come un leone famelico in una mandra di polledri. La pugna si rinfocolò; altri francesi, colpiti da coltelli, da sassate, da mazzate, cadevano; ogni caduto, era una spada, una picca, un pugnale che passava nelle mani degli insorti.</div><div style="text-align: justify;">Messer Ruggero, uscendo in quel punto dalla chiesa, con uno sguardo capì il gran momento; e raccolte le armi di un cavaliere francese caduto, alzando la spada gridò:</div><div style="text-align: justify;">- Popolo! alla riscossa! muoiano tutti i francesi!...</div><div style="text-align: justify;">Guglielmo Santafiora e altri cavalieri palermitani, seguendo il suo esempio, s’armarono allo stesso modo, e tutti insieme fecero impeto dietro di lui. E intorno a loro si strinsero popolani e borghesi armati o no, ripetendo quel grido, cosicchè messer Ruggero, noto per gli uffici tenuti, per la ricchezza, per l’autorità diventò, senza volerlo, il capo, il condottiero di tutta quella moltitudine, che, buttata la pelle di agnello rassegnato, appariva formidabile come belva sitibonda di sangue.</div><div style="text-align: justify;">Era per tutta la pianura una mischia spaventevole e crudele. Diciassette anni di servaggio, di crudeltà subite, di violenze, d’infamia sofferte, diciassette anni di vergogne e di torture pareva avessero adunato tutte le loro collere in ogni braccio; la vendetta imprigionata da diciassette anni in ogni cuore, pareva balestrare nei muscoli, dilagare nel sangue, diventar volontà nelle mani; tramutarsi in lama, in legno, in sasso, in denti, in urlo!...</div><div style="text-align: justify;">- Muoiano! muoiano!...</div><div style="text-align: justify;">E morivano. Viluppi e aggrovigliamenti mostruosi di corpi che si piegavano, si rizzavano, si contorcevano, di braccia che si cercavano, si afferravano, contendevano, vibravano; balenìo di armi, sulle quali il sole cadente folgorava fiamme; cozzo di acciai; un volar di sassi, un agitar di bastoni, una confusione, un urlìo; ira, dolore, gemiti, bestemmie, trionfi!... Un uomo cadeva trafitto da dieci, venti colpi; un’onda vivente e violenta gli passava oltre, atterrava un altr’uomo; e passava ancora, terribile, inarrestabile, come un fiume in piena; travolgendo, trascinando.</div><div style="text-align: justify;">E la campana sonava ancora, incessante, implacabile. Sonava, sonava; il braccio del fraticello pervaso dall’impeto di quella tempesta di sangue, era diventato il braccio del popolo furente; la sua volontà era diventata suono; il suono gridava sopra il tumulto, sopra il cozzar dei ferri, sopra gli urli; gridava: - Muoia! Muoia!...</div><div style="text-align: justify;">Giordano, costretto a mettersi sulla difensiva, all’attacco veemente e irresistibile dei due cavalieri francesi, s’impegnava contro di essi in un combattimento maraviglioso e terribilmente epico, nel quale pareva che le tre anime fossero cresciute; anime di giganti armati di cento braccia. Ed ecco l’onda trionfante del popolo rovesciarsi nuovamente sopra di loro; e Damiano con un largo coltello da beccaio in pugno, sangue la lama, sangue le mani, sangue le vesti, feroce, trasfigurato, alla testa di tutti; e accanto e dietro gli «albergarioti» simili a un’onda di tigri, armati di tutte le collere; e fra loro anche donne, che la vista del sangue, l’urlìo, il contagio della battaglia, cancellata ogni timidezza, trasfigurava in lionesse, tramutava in vendicatrici di tutte le donne violate, uccise, dilaniate da diciassette anni. Anch’esse, coi capelli al vento, le vesti lacere, le braccia irrigidite dalla tensione nervosa, gli occhi fiammeggianti accorrevano alla vendetta e alla strage; avventavansi con le unghia sui nemici; affondavano le dita nelle gole dei fuggiaschi...</div><div style="text-align: justify;">Giordano ebbe da questo irrompere di popolo un nuovo aiuto; con una rapida mossa, evitati i ferri dei due cavalieri, aveva potuto balzare al fianco del sire de Saint-Victor, e cacciargli la spada fra le costole fino all’elsa:</div><div style="text-align: justify;">- E questa per Gamma Zita! – gridò.</div><div style="text-align: justify;">Intorno la pianura era sparsa di morti; paesani e stranieri; il sole scendeva dietro i monti tra nubi color di sangue. La luce crepuscolare arrossava gli alberi, i muri della chiesa, la pianura; e tutto pareva tingersi di sangue. La campana sonava, sonava ancora!...</div><div style="text-align: justify;">Per la pianura correvan frotte di popolani, di qua e di là, inseguendo qualche francese che cercava scampo nella fuga: e lo raggiungevano, e quello cadeva. Non uno giunse a fuggire; quei duecento un’ora innanzi superbi e prepotenti nelle loro belle vesti, nelle loro armature, fidenti nella loro potenza, sicuri della sommissione di un popolo inerme, fiduciosi della tollerante viltà che per diciassette anni aveva piegato il collo, giacevano ora per la pianura, a gruppi, ammonticchiati, sparsi, immersi nel loro sangue, con gli occhi sbarrati o chiusi, il volto spaventato o ancor iracondo. Giacevano pesti, disarmati, fra le tende sbrandellate e sanguinose, le barracche distrutte, le mense scompigliate, i vasi rotti, le otri del vino aperte. Qua e là pezzi di legno caduti sulle braci ancora accese, bruciando levavan lingue di fiamme e nubi di fumo.</div><div style="text-align: justify;">Ansanti, frementi, anelanti ancora, quelle torme si adunavano, si raggruppavano, senza un disegno, ma agitate da un pensiero confuso; quando messer Ruggero di Mastrangelo gridò con voce tonante:</div><div style="text-align: justify;">- A Palermo! a Palermo!...</div><div style="text-align: justify;">E allora da mille duemila bocche si levò formidabile, come scoppio di mille tuoni, tra l’agitarsi di mani convulse, il grido:</div><div style="text-align: justify;">- A Palermo! a Palermo!... Morte ai Francesi!...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglfBshG4Ug9nu02oKsa_2tNAMEGzuQZQGASdeJz3_X8avPH8J8GZ0M_URlzx01rwWt3nymK_IGIXsMaNnneTuqP0vDEkJSSgiaqK50LJM1LNNxZxQb-p_2St4KQfXZGir4nZp87NOoZy3PB4SiJuCr7HhjIKqiJB7XbIlIZNa_b7m1dIhkph__PeCOqL0/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglfBshG4Ug9nu02oKsa_2tNAMEGzuQZQGASdeJz3_X8avPH8J8GZ0M_URlzx01rwWt3nymK_IGIXsMaNnneTuqP0vDEkJSSgiaqK50LJM1LNNxZxQb-p_2St4KQfXZGir4nZp87NOoZy3PB4SiJuCr7HhjIKqiJB7XbIlIZNa_b7m1dIhkph__PeCOqL0/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div>Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </div><div>L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </div><div>Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</div><div>Copertina di Niccolò Pizzorno. </div><div>Il volume è disponibile: </div><div>Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</div><div>Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</div><div>La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</div></div></span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-91043885653100490732024-03-27T09:37:00.000-07:002024-03-27T09:37:05.899-07:00Luigi Natoli: Il piano di Santo Spirito s'andava empiendo di popolo... Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK6ubGZdKEM4zVrjPfZK3h2fFjv8s3CzKw2HS9si8yVkeTn9LoD7sm4wnQS4hu0Jklr8PM-UWSJUgKizapJ8lyTDhyphenhyphenRlRPPYklGmWfT8UrmSn-H8WovJXd940wWIy0RFdDSk0eKXOUywAiMwDau6a0sPTUbliDjyx-laJh1SCSQKTrpXPzwS9fLmZo-bA/s448/Chiesa-Santo-Spirito-veduta-storica.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="329" data-original-width="448" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK6ubGZdKEM4zVrjPfZK3h2fFjv8s3CzKw2HS9si8yVkeTn9LoD7sm4wnQS4hu0Jklr8PM-UWSJUgKizapJ8lyTDhyphenhyphenRlRPPYklGmWfT8UrmSn-H8WovJXd940wWIy0RFdDSk0eKXOUywAiMwDau6a0sPTUbliDjyx-laJh1SCSQKTrpXPzwS9fLmZo-bA/s320/Chiesa-Santo-Spirito-veduta-storica.jpg" width="320" /></a></div>Il piano di Santo Spirito s’andava empiendo di popolo. Qua e là si piantavan tende per difendersi dai raggi del sole e sotto le tende, nell’erba fresca e molle, si sedevano intere famiglie. Traevano da ceste e da bisacce le provviste; accendevano fuochi in focolari improvvisati con sassi, e vi ponevano a cuocere le vivande. Dalle fiamme si levavano sottili spirali di fumo, che s’allargavano in alto e si disperdevano, portando dovunque l’odor dell’arrosto, e qualche volta un misto di bruciaticcio. Qua e là si improvvisavano barracche dove si vendevano dolciumi; piccole paste in forma d’agnello o d’altro, nelle quali era, come incastonato, un uovo sodo; o biscotti di farina e miele. Altre barracche odoravano di vino. Dalle anfore di terracotta smaltata, dalle bocce di vetro che avevano nome garaffe, il vino usciva nelle tazze, nelle coppe, nei boccali di terracotta, gorgogliando, spumeggiando, sfolgorando riflessi di fiamma, promettendo l’oblìo e l’ebbrezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Si aggiravano venditori ambulanti traendosi dietro l’asinello con lo «zimmile» carico di lattughe, e con grandi orciuoli pieni d’acqua, gridando con voci cadenzate. Dei giullari vestiti stranamente, con un liuto o una guidema pendente sul petto, saltarellando con strani e ridicoli lazzi, si fermavano or dinanzi una or dinanzi altra comitiva, sotto questa o quella tenda, e cantavano qualcuna delle canzoni che più piacevano al popolo. Canti spesso un po’ sboccati e comici, o appassionati; più raramente tristi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E intanto giungeva sempre altra gente. Dei popolani armati di bastoni si spingevano innanzi le donne, come un pastore fa delle pecore, sceglievano il posto, le mettevano a sedere; andavano e venivano dalle barracche al posto scelto. Si potevan distinguere i vari quartieri della città; chè in quel tempo vi erano fra un quartiere e l’altro quasi dei confini, e per poco gli abitanti dell’uno non consideravano come stranieri quelli dell’altro, fino al punto da non consentir matrimonii fra persone di quartiere diverso. Così nel vasto piano si raggruppavano per parentele e quartieri; e ogni quartiere si riconosceva da una foggia particolare di vestire e di scelta di colori. Là erano quelli della Kalsa, più in qua quelli di Siralcadio; oltre, quelli del Cassaro, i più ricchi e cittadineschi; da questa parte, presso la chiesa, quelli dell’Albergaria, i più clamorosi e litigiosi: a un altro lato erano i pisani, e più giù gli amalfitani, e accanto i genovesi, e i greci del sobborgo marittimo, le colonie italiche cioè o gli avanzi dell’antica popolazione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Sorgeva in mezzo, dominatrice, la chiesa con le sue ogive bicrome, intrecciate fra loro, lungo i fianchi e sulle absidi, tra le quali si aprivano le finestrelle archiacute; e lanciava la torre del campanile, quadrata, ornata di qualche colonnina impegnata agli spigoli; sotto la quale si apriva il piccolo portico, sorretto da pilastri.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Dalla porta spalancata veniva fuori l’odor dell’incenso, e si travedeva l’altare illuminato da ceri. Dei frati apparivano sulla porta, ristavano sul portico, vestiti nelle loro bianche tonache, e guardavano quello spettacolo annuale, sempre nuovo e bello, che con la varietà dei colori e delle luci, col movimento delle scene, la vivace esuberanza della vita animava per un giorno la solitudine e il silenzio del loro eremitaggio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Intorno si stendeva la corona dei monti, quali percorsi dal sole, quali velati dall’ombra, un’ombra azzurrina e vaporosa; monte Cuccio innalzava il suo vertice velato dai raggi, e più in giù a tramontana, erto sul mare, torreggiava il Pellegrino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">In mezzo alla vasta conca, tra il verde dei giardini si vedevan bene le mura e le torri della città, e la mole grigia e severa del palazzo reale, con le sue alte e formidabili torri; e le chiome dei palmizi, che talvolta sorpassavano l’altezza delle mura.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Damiano s’era recato anche lui alla festa, con tre o quattro amici; avevano una guidema e una zampogna di canna, e parevano non d’altro solleciti che di divertirsi; e andavan trascorrendo fra quelli dell’Albergaria e del Cassaro senza fermarsi a lungo, guardando, sonando, sgambettando, ed evitando destramente di incontrarsi coi sergenti e i soldati francesi e provenzali, che andavano arrogantemente su e giù per il prato, fra le comitive, le tende, le barracche.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il Giustiziere aveva sguinzagliato a Santo Spirito un duecento di quei, più ribaldi che soldati, il fior fiore dei più prepotenti, per tenere a freno quella moltitudine e sorvegliare se mai qualcuno avesse armi contro il divieto. Essi andavano fieramente, coi pugni sul fianco, le spade battenti sui polpacci, vestiti di maglia d’acciaio, o di corazza, con gli elmi luccicanti al sole. Si fermavano, dove loro piaceva meglio, toglievano dalle mensa apparecchiate sull’erba quel che loro talentava o bevevano, senza pagare; somministravano qualche calcio, minacciavano di segar la gola a chi non si lasciava strappar dalle mani quel che stava mangiando.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Damiano seguiva con l’occhio or questo or quel gruppo di soldati. Talvolta si levava un battibecco più o meno rumoroso, i sergenti e i soldati, seguendo il loro costume spingevano la loro audacia sulle donne. Qualcuno gridava tra supplice e minaccioso:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Lasciateci stare!... lasciateci godere la bella giornata!... Andatevene; non vi disturbiamo, noi...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma queste parole suscitavano l’indignazione di quei prepotenti, che credevan forse di far troppe concessioni d’onore, allungando le mani lascive sulle donne, e rivolgendo loro frasi e inviti licenziosi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">L’arrivo rumoroso di un gruppo di soldati, dominò per un momento il confuso vocìo della moltitudine, e le brighe provocate dai perturbatori.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Parve che un uragano si abbattesse sopra il prato, e che fosse arrivato improvvisamente un esercito nemico all’assalto di quella moltitudine tranquilla e inerme. Erano alcune lance spezzate, guidate dai quattro amici: Droetto di Genlis alla testa, Bertrand de Taxeville, Ugo de Saint-Victor e Gastone de Brandt, e altri sei o sette cavalieri della stessa risma.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Giunsero come un nembo, schiamazzando, gittandosi addosso alle comitive che li precedevano, sulle tende e sulle barracche; abbattendo, sconvolgendo, mettendo lo sgomento da per tutto. Si avvicinavano verso la chiesa, fermandosi dinanzi al portico, disturbando coi loro lazzi le donne, e sollevando malumori e proteste...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFSOs76cgX5SIVKn6GZcmSO3InLtFGGX-CMJnD6EfkZIoze169BJzOOfXiTp1Jboi__7BE_bHAn4wqJpPgoSZ2FoRetZl9OLcgI1pW4Y63k_M26c19IDjaCzGqmFzn4YxkZNSXRXN-JzKoDaaFCdCWBcHIbQlaenHwsCdqdQxIHOLwHkK6JumVP3HJ1u8/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFSOs76cgX5SIVKn6GZcmSO3InLtFGGX-CMJnD6EfkZIoze169BJzOOfXiTp1Jboi__7BE_bHAn4wqJpPgoSZ2FoRetZl9OLcgI1pW4Y63k_M26c19IDjaCzGqmFzn4YxkZNSXRXN-JzKoDaaFCdCWBcHIbQlaenHwsCdqdQxIHOLwHkK6JumVP3HJ1u8/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </span></div><div><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </span></div><div><span style="font-family: times;">Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile: </span></div><div><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</span></div><div><br style="background-color: white; font-family: Vollkorn; font-size: 19.8px;" /></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-70478643550695394072024-03-27T09:28:00.000-07:002024-03-27T09:38:38.206-07:00Luigi Natoli: Quel martedì 31 marzo la giornata era bella e serena... Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico. <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigzrGUZGF90MFpnILMVbK3pndwRR1roRslSHfwjcr51u_7Apf7GLKcp0wB1up5_isZzsCJha4PSR7X7zMRaFBSEJ5I0EZDRP0X74_R3EDvkFXIF7EMMPKQ-aGZObEqXcYzZyEb4YrPbW7DUgluh3wjC7bCWcu6VczOJMIcBCgttzp3Ce9thpq5DBP3P3s/s820/1891%20-%20Palermo%20premoli%20vespri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="820" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigzrGUZGF90MFpnILMVbK3pndwRR1roRslSHfwjcr51u_7Apf7GLKcp0wB1up5_isZzsCJha4PSR7X7zMRaFBSEJ5I0EZDRP0X74_R3EDvkFXIF7EMMPKQ-aGZObEqXcYzZyEb4YrPbW7DUgluh3wjC7bCWcu6VczOJMIcBCgttzp3Ce9thpq5DBP3P3s/s320/1891%20-%20Palermo%20premoli%20vespri.jpg" width="320" /></a></div>La pasqua di quell’anno veniva triste e sconsolata: un nuovo bando del giustiziere aveva minacciato più fiere punizioni per coloro che portassero armi e promesso premi a coloro che ne scoprissero celate nelle vesti o nelle case dei cittadini.</span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Ciò era stato fomite di nuove e più violente vessazioni.</div><div style="text-align: justify;">Si incontravano qua e là grossi drappelli di soldati e di guardie, che entravano nelle case dei cittadini, buttando all’aria masserizie e arredi; bastonando o trascinando in carcere chi osasse alzare la parola; compiendo nefandezze, tra osceni sghignazzamenti. Per cansare la nuova tempesta, andavano i cittadini a capo basso e frettolosi e vedendo venire incontro qualche figura di straniero, si traevano di lato, e trascorrevano oltre quasi fuggendo, per evitare ogni anche lieve incidente. E tuttavia ciò non li salvava: bastava che uno scherano qualunque gridasse:</div><div style="text-align: justify;">- Un paterino fugge!</div><div style="text-align: justify;">Perché tutti gli corressero addosso, lo buttassero per terra, coprendolo di percosse e di sputi, e spogliandolo, se v’era cosa da portargli via...</div><div style="text-align: justify;">Ma più esoso ancora era stato in quei giorni il fiscalismo, nella riscossione delle gabelle e degli altri balzelli straordinari imposti dal re per le spese della prossima guerra.</div><div style="text-align: justify;">Nessuna opera di spoliazione fu mai così brigantesca. Intere famiglie eran buttate in mezzo alla strada, seminude, intanto che i ministri del tribunale vendevano la loro roba anche per qualche carlino; ed esse eran costrette ad assistere allo sperpero delle cose a loro più care, con le quali erano vissute tutta una vita, alle quali eran legati da dolci e tristi ricordi. Nè le loro lagrime, nè le loro preghiere disarmavano l’immane rapacità di quei ribelli ufficiali, che rispondevano ferocemente.</div><div style="text-align: justify;">- Pagate, paterini, pagate!</div><div style="text-align: justify;">Tra questi dolori, le solennità della settimana Santa erano trascorse; e il popolo aveva nelle chiese e nei riti cercato un conforto e un oblìo.</div><div style="text-align: justify;">Allora, o importazione di costumanze di altri paesi, o invenzione di anime timorate, le cerimonie della settimana santa si sposavano a rappresentazioni popolari. Il popolo non era soltanto spettatore commosso dei riti, ma vi partecipava, come elemento attivo, nelle processioni e nella rappresentazione di personaggi evangelici o biblici.</div><div style="text-align: justify;">Ciò era valso a dargli un diversivo ai suoi dolori.</div><div style="text-align: justify;">Le feste di Pasqua duravano qualche giorno dopo la domenica; in quei giorni il popolo se ne andava nelle prossime campagne, dove fossero santuari; ed ivi sull’erba, per commemorare la pasqua biblica, si mangiavano ova sode, lattughe e agnello arrostito: ma di solito a queste che erano le pietanze di rito, altre se ne aggiungevano, e dolciumi di origine araba, come la cassata e la cubaita e manicaretti, largamente inaffiati dal vino. Nel tripudio, che l’ebbrezza del vino metteva nei cuori, si intrecciavan sui prati balli e canti, al suono dei tamburi e delle guideme o dei liuti: e per due, tre ore, il popolo obbliava e pareva felice.</div><div style="text-align: justify;">Il martedì dopo Pasqua i cittadini solevano recarsi nel prato di S. Spirito, così detto per un monastero di cisterciensi, del quale non avanza ora che soltanto la chiesa.</div><div style="text-align: justify;">Dalla porta di S. Agata dell’Albergaria il monastero non era più lontano di mezzo miglio; vi si andava per un sentiero che attraversava orti e vigne. Oltre il prato si apriva, e ancor s’apre, un largo burrone, in fondo al quale scorre l’Oreto. Da circa un secolo e mezzo quel prato fu convertito in cimitero, e gli alti e neri cipressi ombreggiano croci e lapidi, là dov’eran erbe verdi e fiorite, e pascolavan le caprette sotto l’occhio vigilante di un pastorello semi-selvaggio.</div><div style="text-align: justify;">Approfittavano di quell’occasione gli sposi, che dovevan celebrar le nozze, per unire la loro gioia all’allegria generale, parendo loro un buon augurio, e come un bel saluto, la giocondità del popolo; e uno sfondo vivace e pieno di allegria, quel quadro vario di colori e di forme, risonante di canzoni e di musiche.</div><div style="text-align: justify;">Messer Ruggero di Mastrangelo non avendo potuto celebrare con pompa la seconda funzione di matrimonio, aveva voluto che almeno in quella occasione Benvenuta e messer Guglielmo Santafiora si recassero nel pomeriggio del martedì alla chiesa di S. Spirito, per partecipare alla festa comune.</div><div style="text-align: justify;">Non aveva creduto di far larghi inviti, per evitare inconvenienti; pochi amici intimi e i servi avrebbero accompagnati gli sposi, così non avrebbero dato negli occhi, e avrebbero potuto tranquillamente divertirsi.</div><div style="text-align: justify;">Quel martedì, 31 marzo, la giornata era così bella e serena, e splendeva un sole così tepido e l’aria era così olezzante di mille profumi, che pareva invitasse anche i più poveri, i più tristi, i più angustiati a lasciar l’ombra e la tetraggine della città, per correre ai campi; per sentire almeno la libertà del sole e dell’aria, bere la giocondità della natura festante di fiori e di trilli.</div><div style="text-align: justify;">E dalle tre porte meridionali della città: la porta Mazzara, la porta di S. Agata e la porta delle Terme (diventata poi di Termini) poco dopo il mezzodì uscivano tre fiumane di popolo, a gruppi, a comitive, di ogni ceto e condizione. Le donne vestite a festa, con gonne dai colori vivaci, quali tutte d’una tinta, quali variate; le popolane della Kalsa e del quartiere di Denisin, ancora attaccate al vecchio costume musulmano avevano il capo avvolto in un velo bianco, che lasciava scoperti gli occhi e il naso, e dava ai volti una espressione di misteriosa bellezza, agli occhi un fulgore umido e voluttuoso. Le altre, specialmente della borghesia o della nobiltà, portavano il viso scoperto, e la glimpa su le spalle, più o meno ricca di nappe e fiocchi di seta e d’oro.</div><div style="text-align: justify;">Le dame e i cavalieri, venivano a cavallo; e i cavalli, guidati a mano da scudieri o da schiavi, si pavoneggiavano nelle gualdrappe e scotevano i ricchi pennacchi svolazzanti sulle loro teste. Sotto i passi dei cavalli e dei pedoni si levava una leggera nuvola di polvere, che avvolgeva i più lontani; ma dentro la nube balenavano al sole i riflessi della seta e degli ori e le tinte vivaci si attenuavano in sfumature delicate e un poco grigiastre.</div><div style="text-align: justify;">Di quando in quando la folla si sbandava di qua e di là, sotto le siepi o i muriccioli dei poderi, per lasciar passare i sergenti del giustiziere, o qualche signore francese. Essi prendevan per sè quasi tutta la larghezza del sentiero, ributtando prepotentemente con ingiurie, spintoni, colpi del fodero della spada o di bastone, i popolani e i signori, per aver libero il passo; gittando qualche parola audace alle donne che apparivano loro più belle e desiderabili.</div><div style="text-align: justify;">Gli uomini stringevano i denti, seguivano con sguardo lampeggiante d’odio quei prepotenti e tacevano. La giornata era bella, e volevan godersela.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjueAVOTXRrknrcZLzmKaxhWoqr7_-ZPH07fRNhJGyFKo3DyXZQGgQ_nZsIjwpOrwhMXFez6PIVZQa09k9AGeYYkPy8FfnRjl14lY-M9lFx77qjwf0NmqfgpaONZZP1rrvL-PML1K_D4rKsa5t-do5HD6qM8flL4kuX3-gAKYz217JtB9dqaOov4iheEvw/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjueAVOTXRrknrcZLzmKaxhWoqr7_-ZPH07fRNhJGyFKo3DyXZQGgQ_nZsIjwpOrwhMXFez6PIVZQa09k9AGeYYkPy8FfnRjl14lY-M9lFx77qjwf0NmqfgpaONZZP1rrvL-PML1K_D4rKsa5t-do5HD6qM8flL4kuX3-gAKYz217JtB9dqaOov4iheEvw/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div>Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </div><div>L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </div><div>Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</div><div>Copertina di Niccolò Pizzorno. </div><div>Il volume è disponibile: </div><div>Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</div><div>Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</div><div>La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</div><div><br style="background-color: white; font-family: Vollkorn; font-size: 19.8px;" /></div></div></span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-22687749193618817772024-03-27T09:11:00.000-07:002024-03-27T09:11:42.104-07:00Luigi Natoli: Le lance spezzate del sire de Flambeau. Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico.<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlBhUeURXsadSz0h2v5d_eSFb_UJ_mBDngO_9oqHZWlHNdrbHo5bN6Bnncl9hkZNQKoraHIrrf8VUGowDM24rt54k-8cDO-8G3Z5esMfQKyldbItDfBvFd0t3wHuGKsK6E38oJYHfqWZlzoYS8GKt5YpdGU2jNtdRCUDCUmD90hnZmjLCGjQhKkt-7UcU/s320/lance%20spezzate.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="211" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlBhUeURXsadSz0h2v5d_eSFb_UJ_mBDngO_9oqHZWlHNdrbHo5bN6Bnncl9hkZNQKoraHIrrf8VUGowDM24rt54k-8cDO-8G3Z5esMfQKyldbItDfBvFd0t3wHuGKsK6E38oJYHfqWZlzoYS8GKt5YpdGU2jNtdRCUDCUmD90hnZmjLCGjQhKkt-7UcU/s1600/lance%20spezzate.jpg" width="211" /></a></div>- Ma raccontate, raccontate, sire de Flambeau; sapete che queste storielle mi divertono.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Erano in quattro, messer giustiziere; e vi so dire che sono i quattro più terribili di tutta la compagnia; le quattro migliori lance spezzate. Cuori di leone, artigli d’aquila, denti di lupo, impudenza di scimmia. Sono il terrore della città...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- I nomi, i nomi prima di tutto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Eccoli: Gastone de Brant, Bertrand de Taxeville, Ugo de Saint-Victor, Dronet de Genlis; età dai venticinque ai trentacinque anni. Gastone de Brant discende in linea retta dai Galli: alto, rossiccio, arguto, mobile; Bertrand de Taxeville sembra balzato dalla gesta di Rolando: squadrato, massiccio, fiero; Ugo de Saint-Victor è schietto provenzale: bruno, molle, immaginoso; Dronet de Genlis deve aver avuto per avolo un canonico di Strasburgo ingrassato di pasticci di fegato d’oca. Sebbene siano così diversi di aspetto, sono uguali di valore: amano le belle donne, il buon vino, le belle canzoni; bastonano questi paterini di Palermo; rubano agli ebrei; e sono prepotenti più di quanto si possa immaginare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Sacro nome di Dio! son dunque quattro demoni?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Forse sì; o per lo meno furono tenuti a battesimo da Belzebù in persona...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Me li farete conoscere, sire de Flambeau...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Quando vorrete, sire de Saint-Remy.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Ma sentiamo...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">I signori che così parlavano erano cinque, seduti intorno a una ricca tavola, in una bella e vasta sala.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il personaggio chiamato sire de Flambeau, che raccontava la gesta delle sue quattro lance spezzate, era un uomo sulla cinquantina, alto e possente, coi capelli grigi, tagliati sulla fronte e cadenti a zazzera tonda sulle tempia e sul collo, gli occhi di gatto e il naso in su. Sedeva in capo alla tavola dinanzi al padron di casa, che stava all’altro capo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Era questi il visconte Giovanni di Saint-Remy, giustiziere del Val di Mazara, per parte del magnifico e potentissimo signore Carlo d’Angiò, conte di Provenza, re di Sicilia e di Gerusalemme, duca di Napoli e delle Puglie, signore della contea di Folcaquier, ecc. ecc. Il visconte era un uomo sui quaranta; volto fra il lupo e la volpe; maniere da capo di banditi. Il terzo commensale era il sire di Ravel, bell’uomo di mezza età, dall’aspetto grave e solenne, che parlava lento, misurando il gesto e volgendo gli occhi intorno, come per raccogliere l’approvazione degli ascoltatori. Il quarto era messer Guglielmo Porcelet, signore di Calatafimi, piccolo, tozzo, brutto, ma con una grande aria di bontà sul volto e nella voce, di gentili maniere e di oneste parole, che facevan dimenticare i difetti della persona. L’ultimo era un uomo di chiesa; era il maestro cantore della Cappella Palatina, o, come diceva il popolo, corrompendo il vocabolo francese, ciantro; ventre enorme, che gli si adagiava sulle cosce, e gli traballava a ogni piccola scossa; volto rosso, liscio, giocondo, con piccoli occhi neri.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Monsignor giustiziere convitava spesso questi quattro suoi amici, sebbene messer Guglielmo Porcelet non fosse assiduo come gli altri, per la sua abituale dimora nel castello di Calatafimi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La sala da pranzo del palazzo del Giustiziere dava sopra le mura della città. Era una vasta sala, illuminata da due grandi finestre archiacute, divise per mezzo da svelte colonnine, e chiuse da imposte coperte di tela dipinta. Le pareti eran coperte di arazzi tolti da altre case di signori e di mercatanti, e ornate di trofei d’arme; il soffitto di legno dipinto a fiorami e a disegni geometrici di gusto arabo; sulla tavola di quercia scintillavano coppe, anfore e vasi d’argento, probabilmente avanzo di bottini o di spoliazioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il desinare era stato copioso e squisito, perché il visconte di Saint-Remy aveva preso ai suoi servizi un buon cuoco, il quale aveva una maniera spiccia e molto pratica di fornire la propria tavola. Il cuoco infatti non andava mai al mercato dove non si trovava che roba vendereccia; ma ogni mattina, accompagnato da guardie, si recava a casa di questo o di quel cittadino, e prendeva, senza cerimonie, i migliori polli, la miglior selvaggina, i più teneri agnelli, le paste più delicate per la mensa di messere il Giustiziere.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Pagare? No: ai cittadini, di qualunque ceto o ricchezza fossero, doveva bastar l’onore di servire monsignor di Saint-Remy.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">L’eccellente cuoco entrava, rovistava, portava via, senza neppur salutare; talvolta si degnava di ingiuriare i «paterini», se non si mostravano solleciti o soddisfatti. Di ribellarsi al ladrocinio non si parlava; le guardie che accompagnavano il cuoco, oltre a rubare la loro parte, avevano il compito di bastonare chi osasse lagnarsi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Oh no, messer Giovanni di Saint-Remy non spendeva molto per la sua tavola!...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Quanto ai vini glieli fornivano le cantine dei migliori produttori del Vallo, coi metodi medesimi. Di tanto in tanto una mano di arcieri a cavallo faceva una escursione per le città più note per l’industria del vino: e ritornavano con una «retina» di cavalli o di muli carichi di otri e di barili. Ma qualche vino più fine e squisito il magnifico signor giustiziere si procurava facendo dar la caccia a legni greci o spagnoli.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">I commensali dunque avevano, quel giorno, mangiato e bevuto con pieno godimento, ed eran già pervenuti a quel punto di loquacità e di espansività che anima le belle mense e dispone alle confidenze e ai discordi grassocci.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ciascuno aveva raccontato una sua storiella, fra le risate della compagnia: e lo stesso messer ciantro, tacendo, si capisce, i nomi per scrupolo religioso, aveva rivelato un allegro peccato di una sua penitente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma il sire di Flambeau, dato un pugno sulla tavola, che aveva fatto tremare e tintinnire le coppe d’argento, aveva detto:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Zitti là! La storiella che vi racconterò io vale tutte le vostre. Ne sono protagonisti alcune mie lance spezzate. Non l’ho saputa da loro, ma da chi ne fu vittima, che venne a piatire da me per averne vendetta. Vi dirò poi come l’ebbe.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Allora i commensali lo sollecitarono:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Raccontate, raccontate.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il sire di Saint-Remy allungò il muso volpino; il maestro dei cantori si sdraiò meglio sul seggiolone, protendendo il suo ampio ventre; soltanto messer Guglielmo Porcelet non mostrò avidità di udire: pareva anzi che sul suo volto errasse una espressione di mestizia e di compianto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIqC1JeDxegjyRsHwJniT47c5rmQMqwoE6ihVm-TMUC74KAoHibu1nUbkz1MAsOvthraT1p_lg0JZxh0oHAWku0eGimzTssVd9chbamG6p77Ue0xkUUyHd4_cQeN7nkEcgsxYWXw5ii43yvKfUY9_EbUqo1nAI1OKolURCwJPa58N4ATw3cLoxe8MdG38/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIqC1JeDxegjyRsHwJniT47c5rmQMqwoE6ihVm-TMUC74KAoHibu1nUbkz1MAsOvthraT1p_lg0JZxh0oHAWku0eGimzTssVd9chbamG6p77Ue0xkUUyHd4_cQeN7nkEcgsxYWXw5ii43yvKfUY9_EbUqo1nAI1OKolURCwJPa58N4ATw3cLoxe8MdG38/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </span></div><div><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </span></div><div><span style="font-family: times;">Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile: </span></div><div><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), </span></div><div><br style="background-color: white; font-family: Vollkorn; font-size: 19.8px;" /></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-21428675474221336922024-03-27T09:04:00.000-07:002024-03-27T09:04:28.036-07:00Luigi Natoli: La città di Palermo era nel secolo XIII distinta ancora in tre parti principali... Tratto da Il Vespro siciliano. Romanzo storico <div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMw7RnCJGRz9HmC31bW1sIMDtpDvDD0wV78SheytdyJSVv8bMYVQ5cUWvV50eBLePZWB9h-MOzVePa82gBQxlEv_NYhzRQgZop7Sbxxp0x4g7HwmglbeKDTFIE8zvdU61R8J2Wg3gVmCRx0k2eEHZpJHjVoagzWi3wP0bU4mfLM6srNHywGn4JYHBMJ2g/s5493/Palermo%20nel%20XIII%20secolo%20.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5493" data-original-width="3764" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMw7RnCJGRz9HmC31bW1sIMDtpDvDD0wV78SheytdyJSVv8bMYVQ5cUWvV50eBLePZWB9h-MOzVePa82gBQxlEv_NYhzRQgZop7Sbxxp0x4g7HwmglbeKDTFIE8zvdU61R8J2Wg3gVmCRx0k2eEHZpJHjVoagzWi3wP0bU4mfLM6srNHywGn4JYHBMJ2g/s320/Palermo%20nel%20XIII%20secolo%20.jpg" width="219" /></a></div>Giovanni di Saint-Remy abitava nella <i>Sucac el Kes</i>. Era questa una delle tre arterie principali della città vecchia, o Cassaro. La città di Palermo era nel secolo XIII distinta ancora in tre parti principali, divise da avvallamenti, in fondo ai quali a destra scorreva il fiumicello Cannizzaro, che scendendo per la odierna via Castro e pei Calderai e girando per gli Schioppettieri, metteva in mare sotto la parrocchia di S. Antonio, dove presso a poco giungeva allora la insenatura della Cala. A sinistra, dalla palude del Papireto, scendeva un fluviolo, detto poi della Conceria, che percorreva l’attuale via dei Candelai, la piazza Nuova, e si gittava anch’esso nel mare, dall’altro lato della chiesa di S. Antonio. La parte della città che rimaneva fra questi due corsi d’acqua, e che era la più antica, portava appunto il nome di Cassaro, era circondata di mura e di torri, che la segregavano dalle altre; ed era percorsa da tre strade principali: la via Marmorea in mezzo, ora Vittorio Emanuele; a destra una serie di strade che si continuavano, con vario nome, di cui avanzano le tracce, e si riconoscono nelle vie dei Biscottari, di S. Chiara, Giuseppe d’Alessi, dietro S. Cataldo e la chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio; a sinistra la Sucac el Kes, che, con altro nome, cominciava dalla ruga Coperta, e percorreva quella che oggi si chiama via del Celso, continuava con altri nomi arabi per la salita delle Vergini, e girava dietro la parrocchia di S. Antonio. La denominazione moderna, Celso, nacque dalla corruzione e trasformazione della parola araba Kes di cui si perdette il significato. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il palazzo del giustiziere sorgeva presso a poco di fronte al monastero del Gran Cancelliere, accanto a quel medesimo che la tradizione indicava come palazzo del famoso Maione, ministro di Guglielmo il Malo. Aveva l’aspetto di un castello, con la sua torre merlata e dalla parte posteriore dominava le mura settentrionali della città vecchia sulle bassure della palude Papiretana e del fluviolo, ora occupate dalla via dei Candelai. Rimangono ancora visibili, da questa parte, alcune finestre bifore, il capitello delle quali reca uno scudo col fiordaliso angioino. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il visconte di Saint-Remy aveva preferito questo palazzo alla reggia, all’antica dimora dei re, per parecchie ragioni. L’una che non ospitando più la corte, la reggia era decaduta dal suo splendore; l’edificio, abbandonato a se stesso, in parte deperiva; onde il giustiziere gli aveva lasciato l’ufficio di fortezza, e vi aveva allogato i tribunali e le carceri; l’altra ragione era strategica. Infatti il palazzo scelto per propria dimora dai giustizieri angioini si trovava in mezzo alle due fortezze principali della città, il Castello a mare da una parte, il Palazzo e Castello regio dall’altro; e in prossimità di due porte, quella di S. Agata alla Guidda, sulle secche del Papireto, e l’Oscura (ossia la Bab as Safa – porta della Salute – degli Arabi) che dava sul fluviolo della Conceria (oggi Piazza Nuova) ed è in parte ancora visibile dentro una bottega. </span></div><div><span style="font-family: times;">In capo alla strada del Kes presso la porta S. Agata, sorgeva un altro palazzo, che forse fu in origine dimora del cadì degli Schiavi, dal quale prese nome il quartiere degli Schiavoni, dall’altra parte del Papireto (Seralcadi) oggi detto del Capo. Del palazzo non è più alcun vestigio, ma rimane il nome di Schiavi a un cortiletto. Nel 1282 vi abitava il sire di Flambeau, capitano della compagnia delle lance spezzate, la quale aveva la sua caserma nell’antico quartiere militare degli arabi, rimasto per tradizione fino ai dì nostri quartiere militare. È la vasta Caserma di S. Giacomo, che allora, compresa dentro le mura del Cassaro, di cui son visibili gli avanzi nel corso Alberto Amedeo, e munita di torri, dominava la palude del Papireto e difendeva il palazzo regio. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il palazzo degli Schiavi, o del sire di Flambeau formava dunque una specie di sentinella avanzata tra il castello regio e la dimora del Giustiziere. </span></div><div><span style="font-family: times;">Queste indicazioni topografiche sono necessarie per meglio intendere gli avvenimenti che vi si svolgeranno. </span></div><div><span style="font-family: times;">La sala da pranzo del palazzo del Giustiziere dava sopra le mura della città. Era una vasta sala, illuminata da due grandi finestre archiacute, divise per mezzo da svelte colonnine, e chiuse da imposte coperte di tela dipinta. Le pareti eran coperte di arazzi tolti da altre case di signori e di mercatanti, e ornate di trofei d’arme; il soffitto di legno dipinto a fiorami e a disegni geometrici di gusto arabo; sulla tavola di quercia scintillavano coppe, anfore e vasi d’argento, probabilmente avanzo di bottini o di spoliazioni. </span></div><div><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbLsf_Six9oaB6dWQcBd0U05JQH3-obsiqf_EzxXHeQPA8tfC31razC2bxCHRNB6ituJjuBX-99fM3kA8024tONIzMrXxETJomV8k6iXn-y4hTYxEr_RPxmCAod2NKT1Lmb7nPikD-F82nfGtbM2QQ-dOgZOnPOaT2Knr1UJaGcUhR5_PzbZdjh2H3pmk/s750/il%20vespro%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbLsf_Six9oaB6dWQcBd0U05JQH3-obsiqf_EzxXHeQPA8tfC31razC2bxCHRNB6ituJjuBX-99fM3kA8024tONIzMrXxETJomV8k6iXn-y4hTYxEr_RPxmCAod2NKT1Lmb7nPikD-F82nfGtbM2QQ-dOgZOnPOaT2Knr1UJaGcUhR5_PzbZdjh2H3pmk/s320/il%20vespro%20siciliano.jpg" width="213" /></a></div></div><div><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo della famosa rivoluzione. </span></div><div><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1914, restaurato dal titolo all'indice. </span></div><div><span style="font-family: times;">Pagine 925 - Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile: </span></div><div><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15) Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), </span></div><div><br /></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-89774177230722701872024-03-25T09:23:00.000-07:002024-03-25T09:44:47.041-07:00Luigi Natoli: 25 marzo 1941 - 25 marzo 2024. Ricordiamo oggi l'83° anniversario della tua morte. <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsfzA3ccQhGvQK8oS-X-AhU8J42YntGO-cNaSq6nOJPY70SqfyPtT6dn3wW661CZF0d9cN0mJQwjNSoagio2YMmQT-6OqBq6Iws4RCW4Kc0WAE2wmFAmZbizSMpPe56YMOftMrMkOilNZldJYQDPKGwSlWwHSisMB89Uo3oJjvbzwNvpUgANPtFDQ8wo8/s1200/natoli2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1026" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsfzA3ccQhGvQK8oS-X-AhU8J42YntGO-cNaSq6nOJPY70SqfyPtT6dn3wW661CZF0d9cN0mJQwjNSoagio2YMmQT-6OqBq6Iws4RCW4Kc0WAE2wmFAmZbizSMpPe56YMOftMrMkOilNZldJYQDPKGwSlWwHSisMB89Uo3oJjvbzwNvpUgANPtFDQ8wo8/s320/natoli2.jpg" width="274" /></a></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="white-space-collapse: preserve;">Caro professore, </span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br />quello di oggi è solo un anniversario: tu continui a vivere, e vivrai per sempre nella possente opera letteraria e storiografica che hai lasciato al tuo pubblico. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Ventisei i romanzi storici pubblicati in dispense con la casa editrice La Gutemberg oppure a puntate in appendice al Giornale di Sicilia, nove le opere teatrali (cinque in italiano e quattro in dialetto siciliano), oltre le poesie, gli scritti di critica letteraria, storica e storiografica. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Innumerevoli gli articoli pubblicati sui quotidiani e sulle più importanti riviste siciliane con lo pseudonimo di Maurus, articoli di critica letteraria, artistica o di carattere storico. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Tantissime le leggende pubblicate con lo pseudonimo di William Galt. </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Quarantadue i testi scolastici pubblicati per tutta l'Italia e per tutti i tipi di scuole solo fino al 1905.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">La tua Opera è maestosa, tu la definiresti "fiera". Sei stato romanziere di notevoli romanzi storici, storiografo, drammaturgo, commediografo, poeta, critico letterario, conferenziere, professore... </span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Noi I Buoni Cugini editori, con ogni sforzo e con orgoglio portiamo avanti la pubblicazione della tua opera omnia con la Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Quando finiremo? Chi sa. Stiamo per pubblicare l'ultimo romanzo storico dei ventisei che hai scritto, ma tanto altro ci attende...</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Scopo di tutto questo è renderti immortale nel panorama letterario italiano e fare in modo che tu abbia la posizione che meriti. E in questo siamo sicuri che ce l'abbiamo fatta in parte, e ce la faremo.</span><br /><span style="white-space-collapse: preserve;">Grazie, caro professore per i tuoi insegnamenti, per l'immenso patrimonio di cultura che ci hai lasciato e per il grande significato che hai impresso alla nostra opera di editori. </span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;"> </span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">I Buoni Cugini editori </span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Anna Squatrito e Ivo Tiberio Ginevra </span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">www.ibuonicuginieditori.it </span></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-59274652141857573992024-03-21T09:36:00.000-07:002024-03-21T09:36:42.504-07:00Luigi Natoli: Damone e Pizia, esempio di vera amicizia. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnwA8qVa91D9-iVgkQ0Tw6kvY0p8ftTmB_4y637UD0Q-68hSnY1i6oSqaI4dD9CT-E2f_gqIFEq9z8tzL71lIkiB6Ij7lWSmxm9lbNsJeIhYeHqLHppi0rhE7IN7T3ZugpYmtP4e0mdJsa5oAjh-t4VhFuD9nZj-ywXo1gjjMF2z6oTIBor67qvbPNntw/s566/Damon_and_Pythias..gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="355" data-original-width="566" height="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnwA8qVa91D9-iVgkQ0Tw6kvY0p8ftTmB_4y637UD0Q-68hSnY1i6oSqaI4dD9CT-E2f_gqIFEq9z8tzL71lIkiB6Ij7lWSmxm9lbNsJeIhYeHqLHppi0rhE7IN7T3ZugpYmtP4e0mdJsa5oAjh-t4VhFuD9nZj-ywXo1gjjMF2z6oTIBor67qvbPNntw/s320/Damon_and_Pythias..gif" width="320" /></a></div>Dionisio, nobile siracusano, si era impadronito del potere e si era fatto tiranno, ossia signore, di Siracusa. Egli era crudele e sospettoso; imprigionava e faceva morire i cittadini che gli davano ombra, o che egli voleva spogliare dei loro averi: insomma regnava col terrore. E di lui si narrano molte storielle.</div><div style="text-align: justify;">Una di esse, che è pura fantasia del popolo, dice che in quella latomia Dionisio faceva chiudere i prigionieri; ed egli, stando di sopra, udiva tutti i loro discorsi, per quanto piano quelli parlassero; e scopriva così i loro secreti. Ma questa fantasia nacque nel popolo, perché la cava aveva la forma dell’interno di un orecchio, per cui si chiamò l’Orecchio di Dionisio.</div><div style="text-align: justify;">Ma ecco un fatto vero, narrato dagli storici: si parla di due giovani, additati come esempio di vera amicizia!</div><div style="text-align: justify;">Essi si chiamavano Damone e Pizia.</div><div style="text-align: justify;">Erano due giovani, che si volevano un gran bene: quel che piaceva all’uno, piaceva all’altro; i dolori dell’uno erano i dolori dell’altro; non c’era fra loro né tuo né mio: proprio, come si suol dire, si dividevano il sonno.</div><div style="text-align: justify;">Una volta Dionisio credette di essere stato offeso da Damone. Fattolo arrestare e gittare in prigione, lo condannò a morte. Immaginate il dolore di Pizia, che avrebbe dato la sua vita per salvare l’amico! Ma Damone aveva un altro dolore, non meno acerbo. Gli doleva morire senza abbracciare i genitori, che abitavano fuori Siracusa; e pregava il tiranno di concedergli almeno questa consolazione, promettendogli di ritornare.</div><div style="text-align: justify;">Dionisio, per paura che gli sfuggisse, si rifiutò; ma Pizia allora si offerse a far fede per l’amico. Disse al tiranno:</div><div style="text-align: justify;">- Lascia che Damone vada a baciare i suoi parenti: io resterò in prigione in sua vece. Se egli non tornerà nel termine prefisso, farai uccidere me.</div><div style="text-align: justify;">La proposta piacque a Dionisio. Damone abbracciò commosso Pizia, e partì. I suoi vecchietti abitavan lontano. Egli corse, li baciò, e fece per tornarsene. Quelli, piangendo, lo supplicavano di rimanere; ma egli disse:</div><div style="text-align: justify;">- Come posso io restare anche un’ora, se ci va di mezzo la vita di Pizia?</div><div style="text-align: justify;">Ma frattanto il tempo passava, e Dionisio pregustava la gioia di far morire Pizia, certo che Damone non sarebbe ritornato; e difatto, appena scoccata l’ora convenuta, diede l’ordine che Pizia fosse condotto a morire.</div><div style="text-align: justify;">E il carnefice si apparecchiava a compiere quella scelleratezza, quando ecco giungere trafelato Damone, fendere la folla, presentarsi a Dioniso, dirgli:</div><div style="text-align: justify;">- Eccomi, o signore: libera il mio amico e prendi la mia vita, che ora morirò contento.</div><div style="text-align: justify;">Ma Pizia non si rallegrò; piangendo disse:</div><div style="text-align: justify;">- O Damone, perché sei tornato? Che gioia avrò di vivere, se tu muori? Torna ai tuoi cari, e lascia morire me.</div><div style="text-align: justify;">A questa gara, il popolo si commosse; lo stesso tiranno non seppe nascondere la sua ammirazione pei due giovani, e non osò incrudelire, ma ordinò che fossero lasciati liberi tutti e due, e diede loro ricchi doni, domandando in compenso la loro amicizia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFXxrXpKWfTPaXM0tpLjEo6yiXyw7Q2Tqzyl5smnhi2TPBGEyGQYSSwTFGUAQIogj5WQ2nUhbqhNIrADFcgebGP-Pl2TGV1-qQPWEMYTWt378OeuCUcmkuarpxkmTec8aLdutj2qQWUZVEzFnRw_wm9W_uANvMM3_C6zw1GOkqxv3LgcOOFM6ZI6_vxRY/s771/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="771" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFXxrXpKWfTPaXM0tpLjEo6yiXyw7Q2Tqzyl5smnhi2TPBGEyGQYSSwTFGUAQIogj5WQ2nUhbqhNIrADFcgebGP-Pl2TGV1-qQPWEMYTWt378OeuCUcmkuarpxkmTec8aLdutj2qQWUZVEzFnRw_wm9W_uANvMM3_C6zw1GOkqxv3LgcOOFM6ZI6_vxRY/s320/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" width="208" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce esattamente quella originale del libro. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e presso il punto vendita del Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-8893864657885872332024-03-21T09:05:00.000-07:002024-03-21T09:05:06.723-07:00Luigi Natoli: Il Vespro siciliano narrato ai ragazzi del 1925. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie <div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEickEvM1JrxeB7OdsDuDGQDfSF9rR7DtlM3qmuyhzhWZ7dxhYLQd90I0c_qg2Cc7GSLvGYn88TRNFZwHiA9sbyJGA4KeQBBSJz4CqmV1VjepfXGzqvY6g1hewwtsBLJ12JR6BGXYzu_DhWLBQeqSfWCRwHtmt04HlHdmSVbVoTF0WA13yUKjD-MnkgFlvo/s1880/51.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1452" data-original-width="1880" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEickEvM1JrxeB7OdsDuDGQDfSF9rR7DtlM3qmuyhzhWZ7dxhYLQd90I0c_qg2Cc7GSLvGYn88TRNFZwHiA9sbyJGA4KeQBBSJz4CqmV1VjepfXGzqvY6g1hewwtsBLJ12JR6BGXYzu_DhWLBQeqSfWCRwHtmt04HlHdmSVbVoTF0WA13yUKjD-MnkgFlvo/s320/51.jpg" width="320" /></a></div> <span style="font-family: times;">I.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Il 31 di marzo cade l’anniversario di un avvenimento che, sebbene siano trascorse tante centinaia d’anni, è rimasto vivo nella storia e nei ricordi del popolo.</div><div style="text-align: justify;">È quello che vien detto il Vespro Siciliano. Ed ecco perché si chiama così.</div><div style="text-align: justify;">La Sicilia era caduta in potere del re Carlo d’Angiò, un Francese, il quale vi teneva suoi governatori e sue milizie, che opprimevano le popolazioni con ogni sorta di arbitrio; le spogliavano di tutto, e commettevano crudeltà incredibili. Vi basti dire che in Augusta, dopo aver saccheggiato e bruciato la città, fecero macello di tutti i prigionieri. Un orrore!</div><div style="text-align: justify;">E più ne commettevano, più diventavano insolenti e crudeli; e le cose erano arrivate a tal punto, che non si potevano più tollerare. Molti signori erano stati costretti a fuggire e si erano ricoverati alla corte del re Pietro d’Aragona: fra essi, ce n’erano due molto valenti, Giovanni da Procida e Ruggero di Lauria, i quali cominciarono a cospirare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;">II.</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per antica usanza, i Palermitani andavano ogni anno, il martedì dopo Pasqua, fuori le mura della città, in una pianura presso la Chiesa di Santo Spirito: e lì, alzate le tende, apparecchiate le mense, fra canti e suoni, passavano allegramente la giornata.</div><div style="text-align: justify;">Così fecero, sebbene martoriati, anche nel 1282, in cui il martedì cadeva il 31 marzo. E godevano un po’ di sollievo, quand’ecco venire i Francesi, che cominciarono a fare i prepotenti. Frugavano questo, per vedere se avesse armi nascoste; bastonavano quello; toglievano le vivande a un altro; offendevano e ridevano. E il popolo, paziente e zitto, inghiottiva fiele. In questo mentre, una giovane e bella sposa si avviava coi parenti alla chiesa. Vederla e venire in testa a un Francese, che si chiamava Droetto, di farle ingiuria, fu tutt’uno. Le andò incontro e le pose le mani in dosso. La sposa svenne: un giovane palermitano, allora, sdegnato, strappò a Droetto la spada, e l’uccise, gridando:</div><div style="text-align: justify;">- Muoiano i Francesi!...</div><div style="text-align: justify;">Fu questa la scintilla che fece a un tratto divampare l’incendio: tutti i Palermitani si slanciarono sui Francesi coi bastoni, coi sassi, con le stesse armi di questi; e quanti ce n’erano, tanti ne uccisero. In quel momento le campane sonavano l’ora del vespro.</div><div style="text-align: justify;">I Palermitani, gridando sempre: “Muoiano i Francesi!”, rientrarono in città, la sollevarono, e proclamarono libertà e buon governo. Tutti i Francesi furono ricercati e spenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;">III.</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E allora le altre città insorsero: dovunque si fece strage dell’odiato oppressore, che per diciassette anni aveva commesso violenze e crudeltà sulla popolazione.</div><div style="text-align: justify;">Si racconta, che, per riconoscere i Francesi, li obbligassero a pronunciare la parola ciciri, ceci, che quelli non sapevano dire come i Siciliani.</div><div style="text-align: justify;">Alla strage, dicono che solo un Francese scampasse: Guglielmo Porcélet, barone di Calatafimi, virtuoso e umano. Egli non fu molestato, anzi fu rispettosamente accompagnato a imbarcarsi coi suoi: e questo dimostra che la virtù è onorata anche nei momenti di grandi trambusti.</div><div style="text-align: justify;">Ma la Sicilia, liberatasi dai Francesi, dovette sostenere una lunga e fiera guerra; perché re Carlo voleva riprendersela e punirla: se non che Giovanni da Procida e Ruggero di Lauria d’accordo coi baroni siciliani indussero re Pietro d’Aragona a venire con un esercito: e Carlo fu sconfitto a Messina. La guerra continuò sotto i successori; ma finalmente le vittorie dei Siciliani obbligarono i nemici a riconoscere l’indipendenza della Sicilia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Senti la Francia ca sona martoria;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>no, ca la Francia ’un veni ’cchiù ’n Sicilia.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Viva Sicilia ca porta vittoria,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>viva Palermu, fici mirabilia!</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Sunati tutti li campani a gloria,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>spinciti tutti l’armi tirribilia;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>cà pri ’n eternu ristirà a memoria</i></div><div style="text-align: justify;"><i>ca li Francisi arristaru ’n Sicilia.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oggi queste cose non possono più accadere; la Sicilia nostra fa parte della grande patria: l’Italia; e l’Italia è una grande nazione, e nessuno oserà mai tentare di sopraffarla, o di strapparle una sola delle sue regioni.</div><div style="text-align: justify;">E non siamo più a quei tempi in cui era possibile agli stranieri di dominare in casa nostra. Oggi ogni popolo è indipendente, ed è padrone di sé: e i popoli sanno che debbono considerarsi come fratelli; e che tutti debbono cooperarsi per vivere secondo giustizia, in pace, con amore, e lavorando per l’utile di ogni nazione e di tutti gli uomini.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkRxrpuJD1fpcVeAx8kV0-Z-0b8XIrw55ehNUgXtuH9QG2uPUiGFk53e05x6xU7wawM1taVAo2Dz0XOsmn0jOet3rlkqm7RtuDI7yz-p-0CS7i2cBgfmCtOmhm_GfWiOQN7I1AaYq3TPWyTONHtVNLYdSK8MmRmm6iVjZoOUzP_jtSbDN8DjO6wGdigL4/s771/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="771" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkRxrpuJD1fpcVeAx8kV0-Z-0b8XIrw55ehNUgXtuH9QG2uPUiGFk53e05x6xU7wawM1taVAo2Dz0XOsmn0jOet3rlkqm7RtuDI7yz-p-0CS7i2cBgfmCtOmhm_GfWiOQN7I1AaYq3TPWyTONHtVNLYdSK8MmRmm6iVjZoOUzP_jtSbDN8DjO6wGdigL4/s320/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" width="208" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;">Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. </div><div style="background-color: white;">Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00</div><div style="background-color: white;">L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. </div><div style="background-color: white;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</div><div style="background-color: white;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</div><div style="background-color: white;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita del Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</div></div></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-19396031946118218502024-03-18T09:53:00.000-07:002024-03-18T09:53:52.961-07:00Luigi Natoli: Le basi della rivolta di Giuseppe D'Alesi. Tratto da: Fra' Diego La Matina. Romanzo storico siciliano. <div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLFXPrBoWnEpMjXNogvk9WoAbt3bAjwLkzv8eUq-CXEBmn4YjGQI1hKzTsIVbkvhbV3TJAhEpGSLUZcwLeED50RvGZOi_JEJGcZBsgOjmZEm0WWD1mlPuMydOZcWfacNZfyG-Mg5zxiC7lRD69Fn_ugGpO6nnUYRBTV_KGqkO2gGQ7lcahQoOGPtcChjo/s224/fig.%204.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="224" data-original-width="195" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLFXPrBoWnEpMjXNogvk9WoAbt3bAjwLkzv8eUq-CXEBmn4YjGQI1hKzTsIVbkvhbV3TJAhEpGSLUZcwLeED50RvGZOi_JEJGcZBsgOjmZEm0WWD1mlPuMydOZcWfacNZfyG-Mg5zxiC7lRD69Fn_ugGpO6nnUYRBTV_KGqkO2gGQ7lcahQoOGPtcChjo/s1600/fig.%204.jpg" width="195" /></a></div>C'era infatti nell'aria quel non so che di aspettazione paurosa, il
sentore di un avvenimento minaccioso, quasi un fremere del tempo. Lo sentivano
tutti; e stavano in sospetto irresoluti sui mezzi per provvedere e difendersi.<br />Il Vicerè radunava cavalleggeri, e forniva il Castello di granaglie e
di polveri quanto più nascostamente si poteva: ma pur qualche cosa ne
trapelava, e dava ombra a questi, paura a quelli; le galere stavano pronte nel
porto, sotto la difesa dei cannoni del Castello. In palazzo bauli e casse con
argenterie, denari, roba, erano già belli e fatti per potere al più lieve segno
esser posti in salvo sulle galere.<br />Ma il Senato aveva dovuto licenziare le guardie a cavallo, per volontà
delle maestranze. Non c'era bisogno di quelle, perché a custodire il tesoro
pubblico e il Palazzo pretorio provvedevano esse. In verità padrone del campo
erano oramai le maestranze. Esse avevano salvato il paese dall'anarchia;
avevano restituito l'ordine e la sicurezza, avevano in qualche modo
democratizzato il governo della città, infondendo maggior vigore al Consiglio
civico, introducendo nel Senato due rappresentanti popolari; avevano in loro
potere i bastioni con le artiglierie, e la custodia delle porte; avevano impedito
e impedivano che si rimettessero la gabelle abolite, e che si scemasse il peso
del pane. Queste abolizioni e questo mantenere il pane di dodici once recavano
gravi danni all'erario, e il Senato cominciava già a sentire l'impossibilità di
pagare alcuni assegni, fra i quali i cosiddetti bimestrali dovuti alle case
religiose, che già reclamavano. Qualche console che s'accorgeva del fallimento
immanchevole non si mostrava alieno dal lasciar ripristinare i balzelli: ma le
maestranze si opposero. C'era altro modo di provvedere, senza gravare sulla
povera gente: c'erano le ricchezze esorbitanti accumulate da certi ordini
religiosi; per esempio i gesuiti. Perché non incamerare il numerario di questi
padri, che si diceva ingente e avrebbe restaurato le finanze del Comune? E un
tentativo di prender con la forza le ricchezze che i gesuiti non eran disposti
a cedere pel bene pubblico, ci fu; ma quei padri ricorsero al solito mezzo:
presero il Cristo, lo posero sulla soglia fra candele accese, e si
inginocchiarono col Sacramento in mano. E dinanzi a quei simboli della
divinità, i popolani presi da riverente e sacro terrore indietreggiarono.<br />Mastro Giuseppe d'Alesi queste cose riferiva passeggiando sotto i
portici con fra Diego, e gli confidava anche gli incitamenti che gli venivano
da don Antonino Lo Giudice e dall'altro avvocato Giuseppe La Montagna; ai quali
s'era aggiunto un altro giurista non meno valoroso e conosciuto, don Giuseppe
Pesce; i quali miravano a liberare la Sicilia dalla servitù spagnuola; e farne
una monarchia indipendente, come nei tempi antichi con provvide leggi a
vantaggio della povera gente; una vera rivoluzione; buono stato e libertà. La
corona si poteva dare al principe di Geraci che era di stirpe regale.<br />Ah far rivivere i tempi del buon Guglielmo, così vivo nella tradizione
popolare; quando per terra e per mare il nome del regno di Sicilia era
rispettato e temuto; e le città erano ricche, e le terre feconde, e v'era
abbondanza di tutto e savie leggi che infrenavano le prepotenze, e punivano
ricchi e poveri ugualmente! Era un bel sogno!... Invece ora tutta la ricchezza
del regno se ne andava alla Corte di Madrid. Dei donativi votati dai
parlamenti, più della metà se li prendeva il Re a suo arbitrio, del resto se ne
prendeva ancora a titolo di regalo; quel che avanzava, povera cosa, serviva per
diritti del Vicerè, dei suoi segretari, per la flotta e infine per la
manutenzione dei porti, delle strade, dei fari e delle torri! Tutto denaro, che
se il regno fosse stato indipendente, sarebbe rimasto nell'isola.<br />Fra Diego approvava e aggiungeva altre idee sue.</span></div><div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBb30AqvwESTJBoBj14jgRFvuBKFzFt13Q4Ws0yPtkfOfPqVLSYkm0sG9Z_Q4EsJCQl12tgQ9cLXK0k9bHzdtS-_O2g2xroTOHPzvSUTOSeLiPHmgJa3Ae96G5y37UXA7s0UT_oQWxAZVJYLYCHGFnslDZfKgdlZAqAr9SiwcypjwsDHmhQAnWKbTO6f4/s768/fra%20diego%20la%20matina2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBb30AqvwESTJBoBj14jgRFvuBKFzFt13Q4Ws0yPtkfOfPqVLSYkm0sG9Z_Q4EsJCQl12tgQ9cLXK0k9bHzdtS-_O2g2xroTOHPzvSUTOSeLiPHmgJa3Ae96G5y37UXA7s0UT_oQWxAZVJYLYCHGFnslDZfKgdlZAqAr9SiwcypjwsDHmhQAnWKbTO6f4/s320/fra%20diego%20la%20matina2.jpg" width="208" /></a></div><br /></div><div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Fra' Diego La Matina. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1600, al tempo dell'Inquisizione spagnola. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione dell'unico romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1924, completo delle parti censurate nelle successive edizioni. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Prezzo di copertina € 24,00 - Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), Libreria Forense (Via Maqueda 185). </span></div></div><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-44554178725893547282024-03-18T09:49:00.000-07:002024-03-18T09:49:17.047-07:00Luigi Natoli: La Vicaria. Tratto da: Fra Diego La Matina. Romanzo storico siciliano <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo6Iwy4VankM7Z-2ScXBrDxgbImiVOZo49cbl8qP39m3aVb8eql_N74AK4UYvHCFxmPMlFSSx9QG02x5ISMoJjWjgwzj9N1EqntU1_0mydK6qCXmaYSmnI9oUJW4f9NtnMx1z7rzy0XWPf8bWAYLHPZXutAZXnJVCeSJ-S2YDooryEzwPn9ge9iqTRXq0/s750/Il-carcere-della-vicaria.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="750" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo6Iwy4VankM7Z-2ScXBrDxgbImiVOZo49cbl8qP39m3aVb8eql_N74AK4UYvHCFxmPMlFSSx9QG02x5ISMoJjWjgwzj9N1EqntU1_0mydK6qCXmaYSmnI9oUJW4f9NtnMx1z7rzy0XWPf8bWAYLHPZXutAZXnJVCeSJ-S2YDooryEzwPn9ge9iqTRXq0/s320/Il-carcere-della-vicaria.jpg" width="320" /></a></div>L'edificio delle carceri, dette della Vicaria, sorgeva allora sulla via Toledo, di fronte alla piazza Marina. Sorto per accogliervi la dogana, era stato, mentre ancora si fabbricava, trasformato in carcere e tale rimase fino a quando costruite le attuali Grandi Prigioni, fu convertito in palazzo delle Finanze, e accoglie oggi la Borsa, le banche e gli uffici finanziari. Allora, di qua e di là dalla porta v'erano due fontane parietali.Entrarvi non era difficile: v'era anzi una congregazione che aveva per proprio istituto di visitare i carcerati, e portare ai poveri, che erano i più, i mezzi di sussistenza. Lo stato non provvedeva che pane e acqua: chi possedeva di che procurarsi il desinare poteva nutrirsi bene, chi era povero riceveva dalla carità pubblica una minestra e qualche rara volta anche della carne e del vino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Si capisce quindi che a un frate, che portava del pane in tempi di carestia, e oltre il pane si presumeva che portasse conforti spirituali, le porte si spalancavano. Fra Diego entrò. Nulla era più lurido, più schifoso di quel carcere, dove i carcerati passavano tutto il giorno in promiscuità, e di ogni angolo facevano una latrina, il sudiciume saliva sulle pareti e spandeva un orribile puzzo. I denarosi avevano un pagliericcio nelle celle; i poveri paglia ammuffita, che si rinnovava raramente, e formicolavano di insetti. E pieni di insetti erano i carcerati, che vi avevano speculato nuovi passatempi e giuochi, con poste di scommesse: e uno dei più in voga, erano le corse dei pidocchi. Ma giocavano anche ai dadi e con le carte; e ne nascevano risse e coltellate.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD14meIcuciAt10MmecUSCwPrx9802pvI_X7zoTnqwU8XYZHs7mYr3xNz6o4Viz23scWSY06Jrud0uXIFg9Aa2ZJl2PhSQ19_T5RX2jkVOdZmpcLtG1X67zVnGnZ00lk_efk-wOPAya75ZVuWXtJF0vv-uaFiwgHVbKQJFHV2TbAQYYC3UmFEo7FEx32s/s768/fra%20diego%20la%20matina2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD14meIcuciAt10MmecUSCwPrx9802pvI_X7zoTnqwU8XYZHs7mYr3xNz6o4Viz23scWSY06Jrud0uXIFg9Aa2ZJl2PhSQ19_T5RX2jkVOdZmpcLtG1X67zVnGnZ00lk_efk-wOPAya75ZVuWXtJF0vv-uaFiwgHVbKQJFHV2TbAQYYC3UmFEo7FEx32s/s320/fra%20diego%20la%20matina2.jpg" width="208" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Fra' Diego La Matina. Romanzo storico siciliano. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione dell'unico romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1924.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Prezzo di copertina € 24,00 - Copertina di Niccolò Pizzorno. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), Libreria Forense (Via Maqueda 185). </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-30483047454842807792024-03-07T08:35:00.000-08:002024-03-07T08:35:45.055-08:00Luigi Natoli: In mezzo agli atti di ferocia rifulgono esempi di generosità e gentilezza... Tratto da: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI.<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitedgYrJUMpoQcMd8P-ASvizp_P9z_TIrFlRVkGKzHfCUikPNNxzBcLr2xA1WrT19QpZyOzIpcV_mKaKefNGSN-Oj-qk6MArc_EerrTQqCGRsCfoQXqy_cOfflxreb31EA9f2KNJYSrnJAZ8FrDGtcfNvCZm6_gaR4-plae3STFeIMIg5odRu_j2pnElQ/s1024/caso-di-sciacca-1024x576.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitedgYrJUMpoQcMd8P-ASvizp_P9z_TIrFlRVkGKzHfCUikPNNxzBcLr2xA1WrT19QpZyOzIpcV_mKaKefNGSN-Oj-qk6MArc_EerrTQqCGRsCfoQXqy_cOfflxreb31EA9f2KNJYSrnJAZ8FrDGtcfNvCZm6_gaR4-plae3STFeIMIg5odRu_j2pnElQ/s320/caso-di-sciacca-1024x576.jpg" width="320" /></a></div>In mezzo, però, agli atti di ferocia rifulgono esempi di generosità e di gentilezza. Nel caso di Sciacca, disputandosi il terreno palmo a palmo, il barone Perollo e i suoi s’eran ridotti nel mastio; contro il quale il conte Sigismondo de Luna aveva rivolto la sua rabbia e le sue forze. Dopo lunga ed ostinata difesa che aveva circondato il conte de Luna di cadaveri, il mastio cadde; il conte si precipitò innanzi in cerca del suo nemico per ucciderlo: ma in una stanza non trovò che la baronessa donna Brigida Bianco ed i figlioletti del Perollo. Or bene, assetato com’era di vendetta, innanzi alla donna e ai bambini, abbassò la spada, si levò l’elmo, e balbettò parole di rammarico; indi sottrasse al furore dei suoi l’afflitta donna e i figli, conducendoli a salvamento nel monastero di S. Maria delle Giummare. Ma tornò poscia a ricercare la morte del barone. </span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Nel medesimo assalto Ferrante Lucchesi, amico e partigiano del de Luna, e valoroso soldato, penetrando in una sala già difesa strenuamente, vi trovava, solo e a discrezione, Giovan Paolo Perollo, zio del barone, un prode che aveva militato sotto Luigi XII, e che aveva sostenuto da par suo la difesa del castello. Innanzi al valore la ferocia di Ferrante Lucchesi cadde; stese la mano al Perollo, gli ridiede la spada e lo indusse a mettersi in salvo. </div><div style="text-align: justify;">Non meno degni di nota sono gli atti di fortezza. Dopo scoperta la congiura degli Imperatori, si allestirono processi, e secondo le leggi del tempo, furon posti gli accusati alla tortura. Uno dei congiurati era Pirruccio Gioeni, giovinetto imberbe, ma di animo grande, al quale non furono risparmiati tormenti perché rivelasse; egli sostenne eroicamente ogni forma di tortura, ma tacque, maravigliando i giudici, che in età così giovenile e in aspetto quasi muliebre chiudesse animo virile ed eroico. </div><div style="text-align: justify;">Contro gli eccessi dei nobili le leggi erano spesso, anzi quasi sempre impotenti; privilegiati anche nel genere di morte – se condannati – essi non pativano veramente la pena, che quando erano rei di delitto politico; allora, più che le leggi, i vicerè, la corte, i magistrati erano di una severità feroce; ma ai reati comuni sfuggivano quasi sempre, cavandosela con una compensazione in danaro, e talvolta, con qualche anno di prigionia. Accadeva anche che questa prigionia sostenessero nel loro palagio o castello, invece che nelle carceri dello Stato. </div><div style="text-align: justify;">Non così pel popolo e per la borghesia, i quali si abbandonavano sovente ad eccessi e compievano delitti con audacia straordinaria, ed anche con grande disprezzo delle leggi, del sentimento religioso, della inferiorità del loro stato. Il movente di questi delitti era la vendetta; raramente nelle cronache leggesi di assassini commessi per furto. La mancanza di un vero e proprio ordinamento giuridico che tutelasse ugualmente tutti i cittadini di qualunque ordine, fomentava e perpetuava le vendette personali, che si sostituivano alla legge medesima. Ne conseguivano latitanze numerose, onde le campagne infestate da prosecuti, che si univano per la comune sicurezza, costituivano bande gravissime, contro le quali invano lottavano i capitan d’arme. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoOkKuoz0IB0sRY_HlfzxE0cjor1M5xZyoEQ7Eyjbjf2XNMGNIepJlx7lLmljICgM4eX5ZKzGQ7WK6S__yaqvTBJ0hRm-sMbzOZmgExXrGcney2lAomsez4B9XsLxxdDbXgS3NArZa148Ju4KIhlEX_joL8-yOlXmtT9DL8l5gj1qYmj7sWPceJXxsNHo/s2551/La%20civilt%C3%A0%20e%20la%20letteratura%20siciliana%20nel%20secolo%20XVI.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2551" data-original-width="1665" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoOkKuoz0IB0sRY_HlfzxE0cjor1M5xZyoEQ7Eyjbjf2XNMGNIepJlx7lLmljICgM4eX5ZKzGQ7WK6S__yaqvTBJ0hRm-sMbzOZmgExXrGcney2lAomsez4B9XsLxxdDbXgS3NArZa148Ju4KIhlEX_joL8-yOlXmtT9DL8l5gj1qYmj7sWPceJXxsNHo/s320/La%20civilt%C3%A0%20e%20la%20letteratura%20siciliana%20nel%20secolo%20XVI.jpg" width="209" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;">Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Raccolta di scritti storici e letterari. </div><div style="background-color: white;">Il volume comprende:</div><div style="background-color: white;"><p style="margin: 0px;">La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)</p><p style="margin: 0px;">Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)</p><p style="margin: 0px;">La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)</p><p style="margin: 0px;">Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)</p><p style="margin: 0px;">Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)</p><p style="margin: 0px;">Pagine 414 - Prezzo di copertina € 24,00</p><p style="margin: 0px;">Il volume è disponibile:</p><p style="margin: 0px;">dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)</p><p style="margin: 0px;">su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</p><p style="margin: 0px;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), Libreria Forense (Via Maqueda 185), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60).</p></div></div></span></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-69991998048135598832024-03-07T08:25:00.000-08:002024-03-07T08:36:09.631-08:00Luigi Natoli: La vita cittadina in Sicilia nel XVI secolo. Tratto da: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Raccolta di scritti letterari e storici.<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit587zBqa4mY__o1IHY6zJiKOSIfd519KoIxhpOOvrflCrWjKi9bOoSfNZWtwQgKXX-eHa13N_Yfvcdi52uwB_6KaO5stYXGscoor0VVRaJGMAOkSYm-836o4sKxTGBb909Au-BHryQK3uKHstaOb1Ake9J4bZvRrhOB98H4ICpMzXIyfp3rvmAwryDik/s5184/DSC03057.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5184" data-original-width="3888" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit587zBqa4mY__o1IHY6zJiKOSIfd519KoIxhpOOvrflCrWjKi9bOoSfNZWtwQgKXX-eHa13N_Yfvcdi52uwB_6KaO5stYXGscoor0VVRaJGMAOkSYm-836o4sKxTGBb909Au-BHryQK3uKHstaOb1Ake9J4bZvRrhOB98H4ICpMzXIyfp3rvmAwryDik/s320/DSC03057.JPG" width="240" /></a></div>Fra la miseria interna, e tanto onorato decoro all’estero si svolgeva la vita cittadina; curioso impasto di eleganti raffinatezze e di selvaggia ferocia; di feste maravigliose e di supplizi atroci; di ribellioni contro lo stato e di clamorosi trionfi ed entusiastiche accoglienze ai principi e ai vicerè medesimi; di manifestazioni ufficiali di ossequio e di stima, e di commiati, poco gentili per vero, dati dal popolo ai vicerè. Svolgevasi tra il fasto dell’antica e nuova nobiltà e la miseria delle plebi; tra atti di pietà e di devozione e vendette esercitate in pieno giorno, con grande audacia. <br />Sebbene, nel secolo XVI, il baronaggio si fosse ridotto ad abitare nelle città, segnatamente nella capitale, ed avesse tolto dalle usanze spagnuole tutte quelle forme e quelle pratiche di cortesia, che resero poi ridicolo il secolo successivo; tuttavia serbava ancora qualche cosa della ferocia feudale del medioevo.<br />L’eccidio di Luca Squarcialupo e dei suoi compagni, in chiesa, operato della nobiltà medesima, ricorda la congiura dei Pazzi e quella degli Olgiati per le circostanze di luogo e di forma; ma ci trasporta anche più in là nel tempo, pel fatto stesso. Ma esempio più terribile fu il Caso di Sciacca (1529) così memorabile che è rimasto nei proverbi, e ne è, dopo tre secoli e mezzo, ancor viva la tradizione.<br />La scellerata guerra tra i Luna e i Perollo, cominciata nel secolo XV, risorta poi nel bel mezzo del secolo XVI, e chiusa con la strage de’ partigiani del Perollo e lo scempio del barone don Giacomo, trova un riscontro nelle fierissime fazioni che nel duecento straziarono Verona, Pistoia, Firenze. Ma per la grandezza del fatto e per la scelleratezza della guerra sorpassa ogni altro simile avvenimento. L’assalto dato al castello dei Perollo, nel quale si usarono nell’offesa e nella difesa anche le artiglierie, durò tre giorni; e sprecò in stragi fratricide valore ad audacia grandissima. <br />Di queste discordie tra’ cittadini ne avvennero in Messina tra i Moleti e i Raitano; in Girgenti tra i Montaperto e i Naselli; in Trapani tra i Sanclementi e i Fardella che avevan preso nome di Canali e Mascari; ed erano uccisioni, stragi, guerre dentro le città stesse, nelle chiese; con incendii, saccheggi, che mettevano l’anarchia per ogni dove. <br />Un altro fatto che levò rumore – ma di minore importanza – fu quello del conte di Racalmuto o di Barresi. Paolo del Carretto conte di Racalmuto aveva dato uno schiaffo a uno di casa Barresi; questo fatto divise Castronovo in due. Un giorno recandosi il conte a visitare il fratello Ercole, seguito da 25 cavalli fu dai nemici assalito nella piana di S. Pietro. Vi perdette la vita; gli uccisori fuggirono, e preso servizio nello esercito del Re combatterono nel reame di Napoli contro il Lautrec, e così valorosamente, che oltre a esser perdonati, ebbero gradi militari. La cosa spiacque a don Giovanni del Carretto, nipote dell’ucciso, il quale incaricò della vendetta Enrico Giacchetto, un bandito che comandava 100 cavalli. Questi assalì i Barresi nella via di Termini e li distrusse, e le teste degli uccisi recò, feroce trofeo, a don Giovanni. <br />A noi queste scene di sangue fanno raccapriccio, ma allora, don Vincenzio di Giovanni poteva ammirarle, ed esclamare:<br />«Tanto si estimava l’onore in quei tempi!».<br />Pure qualche volta queste inimicizie si componevano amichevolmente, e la pace acquistava tutta l’importanza di un trattato. Il signor Travali pubblicò uno di questi contratti di pace, fra due famiglie di Licata, i Celestre e i Minafrà, avvenuto il 24 Marzo 1574, innanzi a don Carlo d’Aragona, per mezzo di notar Bascone. <br />Anche la pietosa tragedia della baronessa di Carini, (1563) che è argomento di una stupenda storia in versi assai nota, è un tratto caratteristico della vita baronale di quei tempi; al quale aggiungono gravità il silenzio e il mistero del quale gli storici, trattandosi di un potente feudatario come il barone di Carini, circondano il parricidio. <br />Questi non sono i soli fatti: le cronache del tempo e il Palermo Restaurato del di Giovanni son pieni di racconti di sangue. <br />Le liti, non infrequentemente, si definivano con una archibugiata. Un esempio per tutti. Il conte di Mussomeli aveva una lite con Alfonso Matrigale innanzi alla Gran Corte. La lite si tramutò in contesa; e le parole furono così aspre che don Marzio Gioeni, cognato del conte pose mano alla spada e ferì il Matrigale, innanzi al giudice. Il fatto fu riferito al vicerè dal sollecitator fiscale Giuseppe Raiola: don Marzio n’ebbe il capo troncato per mano del boia. Il conte di Mussomeli non patì la grave offesa e nel gennaio del 1592 fece uccidere il Raiola con una archibugiata. <br />Con la morte di don Giovan del Carretto finì la causa civile che egli aveva con alcuni cavalieri di casa Settimo e col barone di Sommatino. <br />In mezzo, però, agli atti di ferocia rifulgono esempi di generosità e di gentilezza. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYe_dDFFmK-uoJ_D-thTyNxuLEyWFj0uaDlz0Ejy0DCoVgOcTOuOqGXuLWvOqI5dKjkkdEOLSf_F2Iz4UHZw6uVnm8EGddu9t99t54wHiaYnlVYxgXMDVhgjtI3G4YqZ34jmtPm6DZbjpZ25l5Pfycb1o7ntnl9uLosIcPIDM5r0_DPwNzJgIt-bWaiss/s2551/La%20civilt%C3%A0%20e%20la%20letteratura%20siciliana%20nel%20secolo%20XVI.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: times;"><img border="0" data-original-height="2551" data-original-width="1665" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYe_dDFFmK-uoJ_D-thTyNxuLEyWFj0uaDlz0Ejy0DCoVgOcTOuOqGXuLWvOqI5dKjkkdEOLSf_F2Iz4UHZw6uVnm8EGddu9t99t54wHiaYnlVYxgXMDVhgjtI3G4YqZ34jmtPm6DZbjpZ25l5Pfycb1o7ntnl9uLosIcPIDM5r0_DPwNzJgIt-bWaiss/s320/La%20civilt%C3%A0%20e%20la%20letteratura%20siciliana%20nel%20secolo%20XVI.jpg" width="209" /></span></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Raccolta di scritti storici e letterari. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il volume comprende:</span></div><div style="text-align: justify;"><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">Pagine 414 - Prezzo di copertina € 24,00</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></p><p style="background-color: white; margin: 0px;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), Libreria Forense (Via Maqueda 185), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60).</span></p></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-88007117214651151032024-03-07T03:12:00.000-08:002024-03-07T03:12:31.936-08:00Luigi Natoli: La novella di Marzo. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. <div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghCRjbLTiV9L5viTK1FnJXjklKIOvPRQaVM3S-or62VcYTBDqmf5PtxK1Q6WMirNjR3tXWqdt4L_LDr07TbbzBGJHaPIb2remP1MW77EHf6tyUvKls0-oZl9cirpq6M7xDGndvNQuqYNFlZlSAFjA9yYQxTr5tHw9yCU2e57zcDkfg0vqWeH6E9n50hCc/s771/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="771" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghCRjbLTiV9L5viTK1FnJXjklKIOvPRQaVM3S-or62VcYTBDqmf5PtxK1Q6WMirNjR3tXWqdt4L_LDr07TbbzBGJHaPIb2remP1MW77EHf6tyUvKls0-oZl9cirpq6M7xDGndvNQuqYNFlZlSAFjA9yYQxTr5tHw9yCU2e57zcDkfg0vqWeH6E9n50hCc/s320/Almanacco%20del%20fanciullo%20siciliano.jpg" width="208" /></a></div>C’era una volta una vecchia dispettosa, che ogni anno, quando era l’ultimo giorno di marzo, sputava con disprezzo:</div><div style="text-align: justify;">- Te l’ho fatta, Marzo cane!</div><div style="text-align: justify;">Sopporta oggi, sopporta domani, andò a finire che Marzo se ne risentì, e giurò di vendicarsene. E che ti fa? Va da Aprile. </div><div style="text-align: justify;">Voi sapete che i primi giorni d’Aprile non son da meno di quelli di Marzo. Va dunque da Aprile, e gli dice:</div><div style="text-align: justify;">- Fammi un favore, caro: prestami tre giorni da’ tuoi, che voglio far morire una certa vecchia. </div><div style="text-align: justify;">Risponde Aprile:</div><div style="text-align: justify;">- Pigliateli pure.</div><div style="text-align: justify;">Ora questa vecchia il primo giorno d’Aprile, vedendo un bel cielo azzurro e sereno, contenta di avere anche questa volta sputato addosso a Marzo “cane”, aprì il chiuso, e menò un suo branco di pecore al pascolo, ché l’erba era fresca e saporosa.</div><div style="text-align: justify;">Ma nel meglio, eccoti una nuvoletta, che diventa un nuvolone, e copre tutto il cielo; il cielo si fa nero come la pece; la vecchia raccoglie le pecore, e fa per tornare: ma sì! A un tratto si rovescia una pioggia furiosa: vento, grandine, lampi e tuoni, che pare il finimondo.</div><div style="text-align: justify;">Hai voglia di fuggire! Scoppiò un fulmine e l’uccise. E Marzo rideva come un matto, dicendo:</div><div style="text-align: justify;">- Pigliatelo adesso il Marzo cane!</div><div style="text-align: justify;">E da questo ne venne il proverbio siciliano:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Marzu cci dissi ad Aprili:</i></div><div style="text-align: justify;"><i>’mprestami tri di li tô jorna vili,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>quantu a sta vecchia la fazzu murìri.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce esattamente quella originale del libro. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour) e presso il punto vendita del Centro Commerciale Conca d'Oro, La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15).</span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-76184705614504075872024-03-02T03:01:00.000-08:002024-03-02T03:01:49.957-08:00Luigi Natoli: Questo pareva a Giovan Luca un buon indizio per realizzare il suo sogno... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano. <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuMea7JcIJW7xGCLZ7JwaQ2GXRqw7Vz6txobHyL1JX6pYf8xIyhU5LyJ5fT1B70OHOZ06ZlH0pvQa54KQ9R7qO1Nuej24C5DsInLaSlT2eCp_GV8AQ8DQEZnCnL-q8lKDdiEkHhrQ1guj9_Yjj-Ej2GcasLRHyfCwgN1xlVpHbkIKm1QAkrLsn60ohshk/s418/Squarcialupo%20ritratto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="418" data-original-width="345" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuMea7JcIJW7xGCLZ7JwaQ2GXRqw7Vz6txobHyL1JX6pYf8xIyhU5LyJ5fT1B70OHOZ06ZlH0pvQa54KQ9R7qO1Nuej24C5DsInLaSlT2eCp_GV8AQ8DQEZnCnL-q8lKDdiEkHhrQ1guj9_Yjj-Ej2GcasLRHyfCwgN1xlVpHbkIKm1QAkrLsn60ohshk/s320/Squarcialupo%20ritratto.jpg" width="264" /></a></div>Squarcialupo era diventato l’arbitro della città, senza essere rivestito di una carica ufficiale. Non era che uno dei giurati. Uno dei primi atti della sommossa era stato quello di cacciare dal comune il Senato, ed eleggerne uno nuovo, sebbene questo non potesse durare in carica appena un mese; perché ogni anno, il primo di settembre si eleggeva il senato e il capitano di città; e se i senatori potevano essere rieletti, non era detto che sarebbero stati riconfermati tutti e Squarcialupo era stato fra gli eletti: ma pretore era stato scelto Giovanni Ventimiglia. Con tutto ciò il capo vero ed effettivo era Giovan Luca, su cui pesava la responsabilità del nuovo ordine, o meglio del disordine.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La sommossa s’andava propagando: una dopo l’altra le città demaniali e le grosse terre feudali insorgevano; e questo pareva a Giovan Luca un buon indizio per realizzare il suo sogno. Con una concezione anacronistica, che avrebbe risospinta la Sicilia all’epoca dei comuni, egli vagheggiava una confederazione di piccole repubbliche: e per questo, appena gli giungeva la notizia di una sollevazione, si affrettava a mandare ambasciatori e stringeva patti federali.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma la città intanto era in balìa del popolo, che di quella parola repubblica, della quale Giovan Luca gli aveva parlato, non era arrivato a capire altro che i signori non sarebbero stati più i padroni del governo; che il popolo doveva averci la sua parte; e che non ci dovevan essere più gabelle; e aver pane a buon mercato. E per conto suo vi aggiungeva che bisognava sbarazzare la città di tutti i vecchi partigiani di don Ugo, che erano ritornati per la protezione del duca di Monteleone. Quattro giudici uccisi e due palazzi incendiati non bastavano. E ogni giorno bande di popolo minuto, avido di bottino si davano a scorazzare per la città, a dar la caccia a quelli indicati – spesso per private vendette, – come del partito del vicerè, e a saccheggiare le case.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Giovan Luca lasciava fare, non trovando modo di impedire quegli eccessi, e non volendo d’altra parte alienarsi il popolo, che era la sua forza. E poi abbassare la potenza degli avversari, spargere il terrore, era per lui una buona arma per raggiungere quella meta che si era prefissa...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz7vsKdW7gW53EGBpGLT50ZfZuVTpAgW8CKz-U5Go9eE4wAqXQYdsdNoo2hp-5w1mVJtJRnMlOQuezOw92Z68pgDo0NvjjBS2MYv_p62TfHXUujnZYMLjBliamFSfxWA5YusBRJ8abFm5SGVbsnfZfO1F-dRYaB50Mq8VrNNKchctON2dXWtEv7ogkThQ/s2048/copertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1380" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz7vsKdW7gW53EGBpGLT50ZfZuVTpAgW8CKz-U5Go9eE4wAqXQYdsdNoo2hp-5w1mVJtJRnMlOQuezOw92Z68pgDo0NvjjBS2MYv_p62TfHXUujnZYMLjBliamFSfxWA5YusBRJ8abFm5SGVbsnfZfO1F-dRYaB50Mq8VrNNKchctON2dXWtEv7ogkThQ/s320/copertina.jpg" width="216" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L'opera, pubblicata per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini, è la fedele trascrizione del romanzo a puntate in appendice al Giornale di Sicilia del 1924.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Pagine 684 - Prezzo di copertina € 24,00</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Forense (Via Maqueda 185), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Bancarella (Via Cavour). </span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-80584683830908892024-03-02T02:57:00.000-08:002024-03-02T02:57:17.788-08:00Luigi Natoli: Allora quelli che seguivano Paolo Pollastra diedero addosso a quei miseri... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano. <div> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioJG0G_qPV-6kdIncF6KMARNJEJ0F0a1WY2lXKz__T3gfGe0Y_P3JgCYQhySVOT4IFZP5QQq6WCo-5ykXb4D2GgeXa3z5GjIkrwwpO3clPWp5pbnOJbhUXZp9ZOHy-VNqNlqPYm7OTjA4xRfWB4y52E0RzdhG4IzcEEmiuCc6jvz4m4FyzVZMsqThuxbE/s300/rivolta%20.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="300" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioJG0G_qPV-6kdIncF6KMARNJEJ0F0a1WY2lXKz__T3gfGe0Y_P3JgCYQhySVOT4IFZP5QQq6WCo-5ykXb4D2GgeXa3z5GjIkrwwpO3clPWp5pbnOJbhUXZp9ZOHy-VNqNlqPYm7OTjA4xRfWB4y52E0RzdhG4IzcEEmiuCc6jvz4m4FyzVZMsqThuxbE/s1600/rivolta%20.jpg" width="300" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Tristano ritornava a casa, quando dall'alto della piazza di Ballarò veniva una fiumana di gente armata, in mezzo alla quale, un cavaliere a cavallo, agitava la spada sguainata. La folla urlava grida di morte:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Ammazza gli spagnuoli! Ammazzali!</span></div></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Il balenìo delle armi accompagnava ferocemente le parole; e tutto intorno pareva scosso e sollevato dall'odio, come i marosi dal vento.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Tristano si fermò, guardando con stupore e non senza pena. Per quanto gli spagnuoli fossero stranieri, e non si fossero mai cattivato l'amore dei siciliani, per la loro albagia, e i loro arbitrii, e per quanto i soldati, spinti dalla fame, avessero commesso violenze, egli ricordava di aver militato con loro e di aver fra essi buoni compagni. E prevedeva che quel furore popolare avrebbe immerso la città in un lavacro di sangue, tra scene spaventevoli di orrore. Quando la folla fu più vicina riconobbe il gentiluomo che pareva se ne fosse fatto capo.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Era il magnifico Paolo Pollastra, un cavaliere, che nel quartiere dell'Albergheria godeva di grande reputazione di bravura, e fra quella gente rissosa faceva spesso da arbitro, ubbidito e seguito.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La notizia delle prime uccisioni, era giunta subito a lui; che sceso di casa armato, salito a cavallo, a grande voce aveva raccolto a sè i popolani più maneschi: ai quali via via si erano uniti gli altri, e la fiumana ingrossata, scendeva minacciosa.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- È tempo di finirla! – gridava il signor Paolo: – fuori questi barbari! Vogliamo esser padroni in casa nostra!... Fuori gli spagnoli!</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">E la folla acclamava; ma oltrepassando il pensiero di messer Paolo, invece di limitarsi alla espulsione gridava che bisognava uccidere, bisognava scannarli quegli stranieri odiati. Un nuovo Vespro. A Tristano parve una esagerazione inumana. Facendosi largo si avvicinò a messer Paolo, e fermandogli il cavallo, gli disse:</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Che cosa fate, magnifico? Volete spingere la città alla rivolta?</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- È tempo! – rispose il cavaliere – abbiamo tollerato troppo questi stranieri.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La folla scese nel cuore della città, invase la piazza del palazzo pretorio, gridando contro il pretore e i giurati; quand'ecco dall'altro lato, si sentì un mugghio di tempesta: e dai vicoli si vide venire degli spagnoli atterriti, qualcuno con volto insanguinato, che cercavano uno scampo, e dietro a loro torme di plebei furibondi, che li incalzavano urlando:</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">- Ammazzali! Ammazzali!</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Allora quelli che seguivano Paolo Pollastra, eccitati dalla caccia e dal sangue, diedero addosso a quei miseri; l'improvviso scomporsi, sprigionò Tristano, che non potendo, solo com'era, opporsi a quella moltitudine insensata e feroce, si ritrasse nella vicina chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, detta della Martorana. E giunse appena in tempo; perché il sagrestano, temendo che in quel tumulto potessero invadere la chiesa e saccheggiarla, ne chiudeva le porte.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma poco dopo ebbe vergogna, lui soldato, d'aver ceduto all'istinto della salvezza, e poiché il tumulto si era allontanato, non trova alcuna difficoltà a farsi aprire. Uscì col proposito di cercare persone più autorevoli che non lui, giovanissimo, per far cessare la inutile strage. Andando verso la Loggia, si imbattè in un giovane cavaliere che godeva buona reputazione, il signor Giovan Luca Squarcialupo.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Verso sera, Don Pietro Cadorna conte di Golisano, don Federico Patella (veramente si chiamava Abatelli) conte di Cammarata, ai quali si erano uniti il marchese di Licodia, Matteo Santapau, il conte di Geraci Simon Ventimiglia, il signor di Militello, Giovan Luca Squarcialupo, Tristano ed altri signori, a cavallo, andarono per le strade ove maggiore era il tumulto, e con le esortazioni, le minacce, le promesse: con l'autorità del nome e il prestigio di valore e di generosità che specialmente rendeva ben accetto il conte di Golisano, disarmavano gli animi. Ma vi concorrevano anche alcuni religiosi e qualche popolano; quelli con la minaccia di scomuniche, questo con le arguzie.</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Niente disarma più è meglio della risata; e mastro Jacopo Piededipapera lo sapeva...</span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgChy1KFHYoDjcJRCMZO1LJwi7hEZuowPQGnd1Ecy-t6ZTBw_cmybUZUdwKxAU2rg-1Pm3GbISI_sBq-CtmA1tQhV1msm3tRc0vy6EUooJADJ5Zjs0tZsGhWaCEg8m4V3Kia35VAxtmFbmowLy6PUM2PIc11ZQDzLNPyYplwSU-5ZQ1fvRBJN4Zro-pFIc/s640/Squarcialupo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="431" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgChy1KFHYoDjcJRCMZO1LJwi7hEZuowPQGnd1Ecy-t6ZTBw_cmybUZUdwKxAU2rg-1Pm3GbISI_sBq-CtmA1tQhV1msm3tRc0vy6EUooJADJ5Zjs0tZsGhWaCEg8m4V3Kia35VAxtmFbmowLy6PUM2PIc11ZQDzLNPyYplwSU-5ZQ1fvRBJN4Zro-pFIc/s320/Squarcialupo.jpg" width="216" /></a></div><br /></div><div style="background-color: white; text-align: justify;"><div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517.</span></div><div><span style="font-family: times;">L'opera, pubblicata per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini, è la fedele trascrizione del romanzo a puntate in appendice al Giornale di Sicilia del 1924.</span></div><div><span style="font-family: times;">Pagine 684 - Prezzo di copertina € 24,00</span></div><div><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</span></div><div><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></div><div><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Forense (Via Maqueda 185), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Bancarella (Via Cavour). </span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-24917114651092563502024-03-02T02:51:00.000-08:002024-03-02T02:51:04.950-08:00Luigi Natoli: Giovan Luca Squarcialupo, colui che vagheggiò la repubblica siciliana nel 1517. Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano.<div style="text-align: justify;"> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxJsgS-PgNdrbEq2x_zIpPRrvlK45MHg9USkJlvfQmfWtAobDmMk0-D-i2NpPUTToJ8Fhm2-3DEsytidsmkp4TqOJb5id2YswYTSpnN9EFSpNZrb9rgCk2fX2ftYqp9Quhqokk-FOp2UsbsLxBWoqkvDwrAPyUSH7d3AmzIMxdH5qH8ndBmR0Ie3ILJFo/s2048/copertina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1380" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxJsgS-PgNdrbEq2x_zIpPRrvlK45MHg9USkJlvfQmfWtAobDmMk0-D-i2NpPUTToJ8Fhm2-3DEsytidsmkp4TqOJb5id2YswYTSpnN9EFSpNZrb9rgCk2fX2ftYqp9Quhqokk-FOp2UsbsLxBWoqkvDwrAPyUSH7d3AmzIMxdH5qH8ndBmR0Ie3ILJFo/s320/copertina.jpg" width="216" /></a></div><span style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane, che esercitando traffici e tenendo banchi, avevano acquistato ricchezza e nobiltà. Era giovane. Pochi anni innanzi aveva preso moglie; ma dieci mesi dopo era rimasto vedovo. Viveva quasi appartato, badando al banco, e coltivando lo spirito con la lettura. Era stato alunno di un dotto umanista, che gli aveva fatto prendere amore ai grandi scrittori latini; ed egli leggeva con preferenza Livio e Virgilio. Ma leggeva anche certe cronache manoscritte della repubblica di Pisa, e altre del regno normanno e svevo di Sicilia e del Vespro. Abitava nella strada della Loggia dei Pisani, proprio quella che anche oggi conserva l’antico nome. Molte famiglie della “nazione” pisana stavano da quella parte, e nella strada di san Francesco: e gli Squarcialupo venivan da Pisa, e avevano il loro banco nella Loggia. Allora la strada si prolungava, perché la via Marmorea o Cassaro finivano a Sant’Antonio: e dovevan passare cinquant’anni all’incirca, perché fosse prolungato fino alla chiesa di Porto Salvo, tagliando strade, e abbattendo case.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;">IL PERSONAGGIO</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">... Disse queste parole con un tono così solenne e profetico, che il vecchio barone lo guardò con maraviglia e ammirazione. Giovan Luca gli sembrò più alto, più grande, con l’aspetto di uno di quei personaggi eroici della storia evocata. Borbottò qualche parola, ma parve rimettersi. Subiva il fascino di quella voce, di quel gesto, di quella passione per la libertà che sfavillava negli occhi del giovane, e lo illuminava di una nuova luce.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">... Parlava col volto acceso da una fiamma interna, che rendeva calda e appassionata la parola. Tristano, sebbene avesse gran premura di andarsene, ne rimaneva talvolta preso, e lo ammirava: e gli pareva che Giovan Luca si ingrandisse, e si illuminasse di una luce nuova. Non era più quel pensoso, che pareva sdegnoso di parlare, o parlava breve e a sentenze: pareva qualcosa fra l’oratore e il condottiero; un sovvertitore di popolo e un dominatore. Certamente aveva un’idea, che non rivelava ancora, forse era l’idea madre, dalla quale si generavano tutte le sue azioni, anche caute, quasi saggiature; ma che al momento opportuno, si sarebbero svolte in tutta la loro pienezza. Con tutto ciò appariva agli occhi di Tristano come un uomo nuovo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">"...All’amore per la donna ho sostituito un altro amore, del quale Lucrezia non può essere gelosa: quello per questa terra nostra. Ed è amore grande e puro anche questo, Tristano. Forse più grande dell’altro, perché domanda sacrifizi, e non dona: e tuttavia rende immortali gli uomini".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">"...Prima di essere innamorato voi eravate cittadino; e la terra che vi diede i natali, la terra che i vostri occhi videro per la prima, deve seder prima nella vostra mente, nel vostro cuore!... Ah! ecco perchè non sappiamo riprendere l’antica indipendenza: ecco perché non sappiamo esser liberi!... Le anime nostre si sono avvilite nell’egoismo, e al bene comune antepongono il proprio tornaconto... Io credevo di aver forgiato il vostro cuore, Tristano: di avervi trasfuso una parte della fiamma che arde nel mio; pensavo che voi sareste stato domani l’eroe della patria: Bruto o Camillo, Giovan da Procida o Alaimo da Lentini... Ahimè! voi preferite rassomigliare all’eroe di cui portate il nome e languire d’amore!... Levatevi su, Tristano Buondelmonti!... La patria prima di tutto!..."</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Giovan Luca attendeva a preparare i modi e i mezzi per attuare quel suo vecchio disegno di riscossa per cacciare lo straniero, e istituire un governo democratico, come quello che fece la gloria di Pisa. Era l’idea accarezzata fin da quando cominciò a leggere le pagine di Livio, maturatasi col progredire negli studi umanistici, fattasi assillante in quei rivolgimenti, e allo spettacolo delle violenze e delle ladronerie del vicerè don Ugo. Che quelli non fossero tempi di repubblica, che questa repubblica vagheggiata da lui era un anacronismo, sfuggiva alla esaltazione del suo spirito, che lo illudeva di speranze e di sogni eroici.</span></div><div style="font-family: times; text-align: justify;"><br style="background-color: white; font-size: 19.8px;" /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhleuOmKmx2IqQqSqVxQNtlbjuqf4N9MxRw9Fkw6k04vVdxtVIxm-5-UmOS6hGEixSEblUc7vtZajReHHpqJz8QQKlW7y5y70sdmbfSBE6b022yLtEsZSsIGEyvuZJXUCq1acs0r4LegEMD6h1k55KRIg40dplJk-Lm2j-06a7ENiN0UC6V8tc6arXRY/s640/Squarcialupo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="431" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhleuOmKmx2IqQqSqVxQNtlbjuqf4N9MxRw9Fkw6k04vVdxtVIxm-5-UmOS6hGEixSEblUc7vtZajReHHpqJz8QQKlW7y5y70sdmbfSBE6b022yLtEsZSsIGEyvuZJXUCq1acs0r4LegEMD6h1k55KRIg40dplJk-Lm2j-06a7ENiN0UC6V8tc6arXRY/s320/Squarcialupo.jpg" width="216" /></a></div><div style="font-family: times; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-family: times; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517.</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">L'opera, pubblicata per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini, è la fedele trascrizione del romanzo a puntate in appendice al Giornale di Sicilia del 1924.</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Pagine 684 - Prezzo di copertina € 24,00</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Il volume è disponibile:</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</div><div style="font-family: times; text-align: justify;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Forense (Via Maqueda 185), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Bancarella (Via Cavour). </div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-25737461005275368472024-02-29T03:30:00.000-08:002024-02-29T03:30:50.509-08:00Luigi Natoli: Ferrazzano fa lo spettacolo nel palazzo della marchesa di Geraci. Tratto da: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh230Kgc8CpT_voy2yb6aKdUEjYPsa9K1ho6XqY3HK3JShJurzCY_SeJBeDQYt_V5GjDWecXeXxE-f7r0NVW17STsnWrFPiPPX9sM3GAI1KVse192WJpwcKuuuDdD2xV1f7lXBpDstYNLfJchLzIpor2OVVk0axK8VMWp1yn80JEoFRzeBczKY5aRm4ik/s3456/fig10.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3456" data-original-width="2323" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh230Kgc8CpT_voy2yb6aKdUEjYPsa9K1ho6XqY3HK3JShJurzCY_SeJBeDQYt_V5GjDWecXeXxE-f7r0NVW17STsnWrFPiPPX9sM3GAI1KVse192WJpwcKuuuDdD2xV1f7lXBpDstYNLfJchLzIpor2OVVk0axK8VMWp1yn80JEoFRzeBczKY5aRm4ik/s320/fig10.jpg" width="215" /></a></div>C’era una grande conversazione in casa della marchesa di Geraci. Il palazzo sorgeva nel Cassaro, dove sorge ancora, sebbene non avesse ancora tutte le sue parti; e non mostrava nella triplice porta e nell’atrio la imponenza della sua mole e l’orgoglio della famiglia. Si capiva benissimo che non si tralasciava l’occasione per frequentare la nobile casa, e i Geraci sfoggiavano fin dallo scalone la loro magnificenza. Fino al Quattrocento i nobili erano solamente conti; il primo nominato marchese fu il magnifico Giovanni Ventimiglia, che da conte di Geraci diventò marchese, e per un secolo si disse in Sicilia semplicemente “il marchese” senza altro per indicare i Ventimiglia. Questo fatto aveva indotto a ritenere la loro nobiltà come la più antica e genuina; e sebbene il feudo fosse elevato a principato, pure tenevano a quel primo titolo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Le vaste sale erano affollate di dame di tutte le età e di tutte le bellezze. Non dico che vi era anche qualche bruttezza; la quale per altro serviva inconsapevolmente di contrapposto per far meglio risaltare la beltà delle altre; e qualche scheletrica o per converso sferoidale figura, che facevano apprezzare meglio le gentili e giovanili silfidi che popolavano le sale. E la gran maggioranza era di maritate; gli usi del mondo allora non consentivano alle fanciulle di intervenire alle conversazioni e alle feste da ballo. Appena se ne vedeva qualcuna, ma di solito aveva oltrepassato i trenta anni, che in una città e in una classe abituata a vederle spose a sedici ed anche a quattordici anni, significava avere quasi l’età sinodale. Dunque giovani mogli, sul cui volto si leggeva apertamente il desiderio di piacere. E ne avevano il bisogno; maritate dai parenti, senza conoscere il futuro marito, senza amarlo, spesso d’età quattro volte maggiore di quella della sposa, sentivano in cuore una aspirazione a qualche sentimento più dolce, che si tramutava in desiderio, e da questo in voglia. Non diciamo poi delle vedove ancor giovani o per lo meno ancora piacenti, e della moda dei cavalieri serventi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Si capisce quale poteva essere la conversazione tra le dame e i cavalieri serventi e non serventi, e quale era lo sdolcinato linguaggio in uso fra loro.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La marchesa di Geraci aveva oltrepassato la quarantina ed era bruttina, ma spiritosa, e doveva a questa qualità la corte che le facevano non certo i giovani, che sfarfallavano dove il miele era più fresco e più dolce, ma i più maturi. Ella riceveva con molto garbo; aveva una frase gentile per chiunque le era presentato, sorridente e incoraggiante. Accanto a lei stava la giovane duchessa di Archi, come una tortorella abbandonata, dacchè il marito, un rompicollo, aveva stimato meglio seguire in continente la prima donna del teatro di S. Cecilia, senza dar di sé alcuna notizia. Era bellina, e il sorriso dolcemente malinconico era una leva potente per sollevare i pesi più saldi. La marchesa di Geraci se la teneva vicina appunto per la sua forzata vedovanza, che la rendeva interessante agli occhi di tutti, specialmente degli uomini, che però non osavano farle la corte sotto la vigilanza della marchesa. Appunto per questo, ella aveva per suo servente il cavaliere d’Archirafi, che aveva cinquantacinque anni: le oneste maldicenze erano messe a tacere.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Un’altra stella di prim’ordine era la duchessa di Garsiliato, che splendeva in mezzo ad una corte di gentiluomini. Era veramente bella, alta, slanciata, il volto ovale, nel quale sfolgoravano gli occhi nerissimi, il naso era un poema, diritto con le narici piccole leggermente rosee; la bocca di corallo. Non si poteva dir quanto fosse da attribuire ai segreti della sua toeletta, ma le fattezze incomparabilmente regolari non avevano bisogno dell’aiuto dei cosmetici. Parlava con grazia, un po’ lenta, con lievi gesti del capo, e con un sorriso affascinante. Aveva trentadue anni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma la marchesa di Aidone, una bella donna anche lei, pareva la fragilità in persona; si sarebbe detto che si spezzava in due; ogni più piccolo incidente le cagionava una grande commozione che si manifestava in interiezioni, in “ohimè”, in “oh Dio”, in mani al cuore e simili gesti di una straordinaria sensibilità. Era piccolina e piuttosto magra.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La contessa di San Bartolomeo per converso rideva sempre per qualunque causa, anche se triste; era una cosa superiore alla sua volontà; rideva di nulla, e spesso si domandava perché ridesse. Grassoccia, né alta, né bassa, bianca e rosea, pareva il ritratto della buona salute, e infondeva agli altri la giocondità. Aveva anche lei ventisette anni come la marchesa di Aidone.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La principessa d’Altofonte pareva una regina orgogliosa; era bella, ma le sue fattezze riflettevano l’orgoglio e acquistavano una certa durezza, che respingeva gli animi. Giunonica, s’avvaleva del suo corpo per imporsi, e dovunque passava, accoglieva con un sorriso di protezione gli inchini di chi, forse, valeva più di lei. Non aveva che una adorazione: la plastica e armoniosa bellezza delle sue forme; e quando usciva dal bagno, si guardava tutta nuda nel grande specchio, compiacendosi con se stessa, e domandandosi se v’era alcuna donna che si rassomigliasse a lei. Se fosse vissuta ai tempi delle favole, avrebbe creduto che il sommo Giove l’avesse generata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Ma a che parlare di tutte quante le dame che rendevano i saloni della marchesa di Geraci simili a olezzanti superbi mazzi di fiori.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">V’era da per tutto un cicaleccio frammisto di risatine, di esclamazioni, di domande; un brusìo di mille voci che parlavano a voce moderata ma che tutte insieme facevano un tumulto giocondo. Ma a un tratto corse una voce e si fece un gran silenzio; la marchesa aveva preparato una sorpresa che nessuno si aspettava: la recita d’una farsetta originale, non lunga, con pochissimi personaggi; la marchesa taceva chi era l’autore, ma la incorreggibile imprudenza della baronessa di Santo Stefano aveva rivelato sotto voce che era la stessa marchesa, che si compiaceva di serbare l’anonimo. La malignità sussurrava che la baronessa ne aveva ricevuto l’imbeccata: ma ognuno fingeva di ignorarne l’autore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">V’era nell’ultima sala un palcoscenico velato, e là passarono gli invitati, e presero posto. Durante il pezzo suonato da una orchestra il chiacchierio si fece più vivace. Certo l’idea della marchesa, una commedia in un atto o una farsa, recitata in casa, era una cosa graziosa, specialmente se breve, e se l’autore sapeva trovare un soggetto divertente. Chi erano gli attori? Anche questo rimaneva segreto; non v’era che un attore in città che sapeva divertire il pubblico: Ferrazzano. Ma la baronessa di Santo Stefano non lo sapeva neppur lei, aveva saputo la composizione dell’opera, ma sulla scelta degli attori non sapeva nulla.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La musica terminò di sonare, lo squillo di un campanello impose il silenzio, una specie d’attore si affacciò da un lato della scena e annunziò il titolo dello spettacolo: era “L’Amor beffato”. Un mormorio ridevole si propagò per la sala, perché il pubblico capì che s’alludeva a una avventura capitata in quei tempi a un signore, e che aveva fatto le spese della città. Si tirò il velario; cominciava lo spettacolo...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s749/Ferrazzano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="749" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s320/Ferrazzano.jpg" width="214" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento in cui protagonista è Ferrazzano, comico del '700, maschera del teatro siciliano. <br />L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia dal 30 ottobre 1932.<br />Copertina di Niccolò Pizzorno. Pagine 338. Prezzo di copertina € 19,00.<br />Il volume è disponibile:<br />Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia, sconto 15%)<br />Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:<br />La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-34270242937548211222024-02-29T03:23:00.000-08:002024-02-29T03:23:26.772-08:00Luigi Natoli: A otto anni ella calcò per la prima volta le tavole del palcoscenico... Tratto da: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHpzpf-xmBwStScf2l0eFqlNSh01c1DNIP_ckosqYCKAbXjXbsyBqLfhFTkDMeSkguRCdTwgX-EZDxKIU1TSc0YsIfzEw6fKtum6M7voJJiN_qppq9GjHqcdtVhfWUZUxutucaV9ZgffSDS8oRlOkA788fQUuYGn3ROlnQboVyw_eA0KjP_2NsmmhkRow/s640/002.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHpzpf-xmBwStScf2l0eFqlNSh01c1DNIP_ckosqYCKAbXjXbsyBqLfhFTkDMeSkguRCdTwgX-EZDxKIU1TSc0YsIfzEw6fKtum6M7voJJiN_qppq9GjHqcdtVhfWUZUxutucaV9ZgffSDS8oRlOkA788fQUuYGn3ROlnQboVyw_eA0KjP_2NsmmhkRow/s320/002.JPG" width="240" /></a></div>-</span><span style="font-family: times;"> Floristella? ma si chiamava così se non sbaglio la piccola di Anna Consalvi. Una volta ella ne parlò, non ricordo più in quale occasione… E ora è fuggita… Con chi? E perché s’è rivolta a me per lasciarmi la sua creatura?... Ma domani ci penserò io!... Oh povero pulcino, e che ti darò io di pappa? perché tu avrai fame, me ne accorgo…</span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Tenendosi in braccio la bambina si diede a rovistare la casa. Non erano che due stanze quasi nude, con un letto, una tavola, un armadio, due ceste e tre sedie: e poi vesti alla rinfusa sulle sedie, sul letto, per terra; nell’armadio trovò un tozzarello di pane, lo porse in mano alla piccina, che lo mise in bocca: aveva quattro dentini.</div><div style="text-align: justify;">Tutta la notte pensò e sognò la bambina; la portava all’ospedale degli esposti; la raccomandava al Governatore; non la consegnassero a nessuno, salvo che a lui, che verrebbe a ritirarla quando avesse sette anni compiuti. Ma il mattino cominciò col darsi attorno in cerca di latte; poteva stare la piccola senza nutrimento, fino a quando l’avrebbe portata ai trovatelli? Ai trovatelli non si recò, e così passò il giorno; e passarono altri giorni di seguito; passarono dei mesi; finì che Ferrazzano tenne ed allevò come sua la piccola esposta. E a chi gli domandava donde gli fosse venuta quella bambina, rispondeva:</div><div style="text-align: justify;">- Me l’ha data mia moglie.</div><div style="text-align: justify;">- Come? Se tu sei scapolo?</div><div style="text-align: justify;">- Domandate a Floristella.</div><div style="text-align: justify;">Domandavano a lei di chi fosse figlia, e la piccola si stringeva a Ferrazzano con affetto filiale. Così vissero; Ferrazzano tacendo rigorosamente quanto si riferiva alla origine di Floristella, Floristella credendosi realmente figliuola di Ferrazzano. A otto anni ella calcò per la prima volta le tavole del palcoscenico: fu un prodigio. Si trattava di una particina di fanciulletta, e Floristella la sostenne con tanta padronanza di scena e disinvoltura di linguaggio, che alla fine riscosse interminabili ed entusiastici applausi del pubblico e degli attori. Ferrazzano, che di mala voglia aveva acconsentito a far recitare la sua pupilla, chè non voleva assolutamente che si desse al teatro, dovette chinare il capo innanzi alla febbre che si impossessò di Floristella. Così divenne attrice, e da un anno faceva le parti di ingenua con la nuova compagnia messa su dal Minniti. Intanto ella aveva con Ferrazzano girato un po’ per l’Isola, dove c’era una festa religiosa e un magazzino disposto a mutarsi in teatro.</div><div style="text-align: justify;">Quel giorno ella se ne stava quasi dinanzi la porta, e pareva che aspettasse qualcuno. Pensieri torbidi le offuscavano la mente; si vedeva dal corrugare degli occhi che pareva non avessero requie. A un tratto rialzò il capo; aveva visto venire nel quadrato di luce la figura di Ferrazzano...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s749/Ferrazzano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="749" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s320/Ferrazzano.jpg" width="214" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;">Luigi Natoli: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento in cui protagonista è Ferrazzano, comico del '700, maschera del teatro siciliano. </div><div style="background-color: white;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia dal 30 ottobre 1932.</div><div style="background-color: white;">Copertina di Niccolò Pizzorno. Pagine 338. Prezzo di copertina € 19,00.</div><div style="background-color: white;">Il volume è disponibile:</div><div style="background-color: white;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia, sconto 15%)</div><div style="background-color: white;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</div><div style="background-color: white;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</div></div></span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-25962679444062468182024-02-29T03:13:00.000-08:002024-02-29T03:15:52.946-08:00Luigi Natoli: Il teatro dei Travaglini (oggi teatro Bellini) nel 1775. Tratto da: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano. <div><div class="separator" style="clear: both; font-family: times; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPyosFrsl_mBq4tpH2AhySSlH5BveZAjbhdSes_05Ls_wg6hmW7y5gqOGTSzzu_tIjf3rgzCpUl1R4JaKkjtXMjRhOfzuoaruqCc_jEBbsbEqgnjEf_CyVRvZmZdepDf7poTa7SsnQ_izsLbfQDJwpH6GxIniaIQMTVeSSYHoGaY78GXvsR6Bvpj1tfG8/s1024/teatro-bellini-palermo.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPyosFrsl_mBq4tpH2AhySSlH5BveZAjbhdSes_05Ls_wg6hmW7y5gqOGTSzzu_tIjf3rgzCpUl1R4JaKkjtXMjRhOfzuoaruqCc_jEBbsbEqgnjEf_CyVRvZmZdepDf7poTa7SsnQ_izsLbfQDJwpH6GxIniaIQMTVeSSYHoGaY78GXvsR6Bvpj1tfG8/s320/teatro-bellini-palermo.webp" width="320" /></a></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;">Era questo detto dei Travaglini o più modernamente dal nome del proprietario, di S. Lucia; dove recitavano le compagnie dei comici; e che poi rifatto, abbellito e prevalso il secondo nome, si adattò a teatro d’opera, rivaleggiando con quello più grande dei musici detto di S. Cecilia; finchè ingrandito prese il nome di Carolino; e fu il solo e glorioso teatro d’opera di Palermo, anche quando, mutato il regime, fu intitolato al nome imperituro di Bellini. Allora, nel 1775, era un piccolo teatro che di fuori non annunziava punto che nascondesse una sala da spettacoli. Una tettoia difendeva la porta sulla quale una tabella di legno portava dipinto lo scritto: “Teatro di Travaglini”; un corridoio senza luce, umido, con le pareti grommose, conduceva all’ingresso del teatro, in fondo a un breve spazio. Una sala capace di trecento persone e tre file di palchi; non vi erano poltrone, che allora non si usavano, ma sedie numerate; una grande lumiera pendeva dal soffitto. Di giorno bisognava abituarsi al buio per potersi movere e non inciampare in qualche sedia, ma di sera si illuminava e si vedeva bene la fioritura delle belle vesti e la bianchezza delle carni sull’addobbatura rosso cupo dei palchetti. L’illuminazione era a cera nella lumiera e nei trionfi dei palchetti, ad olio sul palcoscenico. Il quale era più tosto angusto; aveva in giro gli stanzini degli attori, piccoli e malmessi, alcuni, invece di porta, erano difesi da una tendina; gli uomini stavano da una parte in tre stanzini comuni, le donne in due, pochi stanzini erano privilegiati. L’attrezzatura si componeva di tre o quattro scene con le rispettive quinte; le scene erano arrotolate in alto e trattenute da corde che penzolavano da un lato.</div><div style="text-align: justify;">In quel tempo vi agiva una compagnia condotta da un siciliano, che godeva grande opinione di buon attore, e recitava nelle parti di padre nobile: si chiamava Domenico Minniti, era nato per così dire in teatro, perché era figlio di comici. I suoi attori erano siciliani, ma il “Tiranno” e la moglie erano napoletani, Antonio Zardo e Giuliana Buzelle, che in arte recitava da Beatrice. Era quasi tutta una famiglia, chè fra loro erano imparentati: padri, madri e figli recitavano o prendevano parte della compagnia come attrezzisti o trovarobe. Ma Floristella no; era una trovatella o per essere più esatti, una figlia dell’arte trovata in un angolo della porta di casa di Ferrazzano una sera al ritorno dal teatro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si rappresentava il “Don Chisciotte”, commedia tutta da ridere, che era il melodramma di Apostolo Zeno ridotto a commedia non certe innovazioni dal Minniti. Molte scene si facevano a braccio, fra cui quelle del Minniti e quelle del Ferrazzano. I personaggi avevano subito anche loro delle trasformazioni, e in generale lo spirito della commedia era reso più allegro dell’originale. Il duca aveva preso un nome, si chiamava “Asdrubale”, ed era rappresentato da Antonio Zardo; la duchessa si chiamava “Doralinda” e la sosteneva una attrice, Anna Saverino, “Don Chisciotte” era il Minniti, “Sancio Panza” il Ferrazzano, “Rosaura” Giuliana Buzzelle, “Lauretta” Stefania Corona, “Don Alvaro” Vincenzo Migliocco, “Florindo” Nino Pollione, “Donna Filomena” Carmela Grassa.</div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s749/Ferrazzano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="749" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s320/Ferrazzano.jpg" width="214" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento in cui protagonista è Ferrazzano, comico del '700, maschera del teatro siciliano. </span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia dal 30 ottobre 1932.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno. Pagine 338. Prezzo di copertina € 19,00.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Il volume è disponibile:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia, sconto 15%)</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</span></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-75403576010591768022024-02-29T03:07:00.000-08:002024-02-29T03:13:42.093-08:00Luigi Natoli: La smorfia, ossia il vero mazzo per vincere all'estrazione dei lotti... Tratto da: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano. <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJmROc49An_DkH1Z3e_dzIme0M0nm8WKDqqsdi5mx65rVGQ-h3-qRwS9svkOwMj9kwrbqInfU_2d4oBRXAIfCUNeJbYaa3szG2dkpOMePDGQstgqo2nH1tdjx9aU4Hx2lRicGB8YRoxkBmnUTm7w5ldhye9sHcUjvRBsSl97Bt71ie93-TzvEXOMnK5iw/s400/la%20smorfia.gif" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="298" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJmROc49An_DkH1Z3e_dzIme0M0nm8WKDqqsdi5mx65rVGQ-h3-qRwS9svkOwMj9kwrbqInfU_2d4oBRXAIfCUNeJbYaa3szG2dkpOMePDGQstgqo2nH1tdjx9aU4Hx2lRicGB8YRoxkBmnUTm7w5ldhye9sHcUjvRBsSl97Bt71ie93-TzvEXOMnK5iw/s320/la%20smorfia.gif" width="238" /></a></div>Il giuoco! L’anno innanzi il vicerè don Marcantonio Colonna principe d’Aliano, aveva pubblicato un bando coi soliti modi, e suon di trombe e di tamburi, col quale proibiva i giuochi di “invito e parata”, fra i quali elencava quelli che erano in uso tra le classi elevate e le infime: “Bassetta, biribisso, primera di qualsivoglia sorte, goffo, stopo con invito, trenta e quaranta, cartetta, banco fallito, regia usanza, o sia truppa, faraone, paris e pinta, passa dieci, sette e otto, scassaquindici, laccio e cavigliola, cacocciolille, o siano tabacchiere, o siano scorze di noce” e altri popolari; ma era stato tempo perso. Il bando proibiva assolutamente a qualsiasi persona, senza differenza di grado, condizione, dignità, nazionalità, privilegio, di tenere “né direttamente né indirettamente, ridotti di giuochi pubblici o sia baratteria di carte, dadi, palle e biribisso”. Proibiva che nessuno doveva giocare e “intervenire anche per vedere giocare”, fosse in luogo pubblico o privato, “palagi, case, giardini... ecc.”</div><div style="text-align: justify;">Li proibiva, e minacciava gravi pene: pei nobili, se uomini cinque anni di relegazione, se donne cinque anni d’esilio; senza contare le multe in soprappiù, e le pene che colpivano i creditori di giuoco e quelli che avevano giocato in parola, e i conduttori di case da giuoco, i quali dovevano pagare al fisco mille ducati, e perdere tavolini, sedie, “e tutti gli strumenti dei giuochi proibiti”, che dovevano essere bruciati innanzi le case in cui si fosse giocato… Ma non ci fu nessun condannato, nessuna casa vide bruciata la più piccola cosa; e la prammatica del vicerè Marcantonio Colonna raggiunse tutte le altre dei suoi predecessori sul gioco nel gran mare delle parole inutili.</div><div style="text-align: justify;">Perciò si giocava a primera, a trenta e quaranta e alla bassetta in barba alle disposizioni.</div><div style="text-align: justify;">Dunque don Diego e il baronello Spinola, due arrabbiati giocatori, giocavano audacemente forti somme. Il baronello puntava; che questo aveva voluto, dacchè aveva la mano buona; del resto erano in vena di vincere, e dopo un’ora il mucchietto ch’era dinanzi a loro, diventò un mucchione. Ridendo si alzarono dal giuoco, e passarono nella sala di conversazione. C’erano gli oziosi e in quel momento parlavano di un annunzio, che si leggeva nella gazzetta “Il Nuovo Postiglione”. Era questa una raccolta di notizie da Parigi, da Madrid, da Vienna, ecc. frammischiate con avvisi di cose cittadine. Il numero, di cui si parlava, conteneva l’annunzio di un libro pubblicato in quei giorni. Non è a credere che si trattasse di una edizione di Dante o di Petrarca o d’un altro classico, ma semplicemente “la Smorfia” o sia “Il vero mezzo per vincere all’estrazione dei lotti, o sia, una nuova lista generale contenente quasi tutte le voci delle cose popolaresche e appartenenti alle Visioni e Sogni, con loro numero, esposto per ordine alfabetico. Opera di Fortunato Indovino, da esso estratta da Vecchi Libretti dell’Anonimo Cabalista, e di Albumazzar da Carpinteri. Accresciuta di 400 voci, ed ora in questa terza edizione se ne aggiunge 582 oltre delle 90 figure esprimenti le arti, il giuoco del Barone... V’è annesso il giuoco romano, e i numeri delle contrade. Tre nuove Cabale d’ignoto autore, le tavole astronumeralgebrate, quali saranno per la cabala di Rutilio Benincasa...”. E chi ne ha più ne metta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s749/Ferrazzano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="749" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslLsOM2gWIkKcVpqQzknxghqxEIGubY6h2YY2V4rTNhWfziuDbLnBS_WCcYtaNPgeIeM5_NzQdcZoplMSkHHn5hDgkLpl9hVnPYlsvESzLsfwbhFazkFf3pjk9ZNwtBqL4PU3FWLF8ZP_V34KW_HFJUNx2ApjOcDKyeoSI6qQbRy3z70K_Yai9eHbVJc/s320/Ferrazzano.jpg" width="214" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Luigi Natoli: Ferrazzano. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento in cui protagonista è Ferrazzano,<span style="background-color: white;"> comico del '700, maschera del teatro siciliano.</span><span style="background-color: white;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia dal 30 ottobre 1932.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">Copertina di Niccolò Pizzorno. Pagine 338. Prezzo di copertina € 19,00.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">Il volume è disponibile:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia, sconto 15%)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)</span></div></span>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-38119975030333257992024-02-28T02:42:00.000-08:002024-02-28T02:42:24.979-08:00Luigi Natoli: Dedicata a A. E. Onufrio<div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyMvNtQihkj1yDBUotjc14V0UfQQvuX3oX4Wn3M7bu56sg_aQt6FwTzEzXusMmB1-9vdW_2FXv0BVJpy-s9JSyuFtJWw0tiGgjBlWct4uhn4g9TmZCq_zJbP4_DP_F8AOtZEMSoELZgMceRBNh7nmOJI2iLrEh8pgig955gH3CICJ7GxI_vW4_m6tp6N0/s785/Poesie.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="785" data-original-width="510" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyMvNtQihkj1yDBUotjc14V0UfQQvuX3oX4Wn3M7bu56sg_aQt6FwTzEzXusMmB1-9vdW_2FXv0BVJpy-s9JSyuFtJWw0tiGgjBlWct4uhn4g9TmZCq_zJbP4_DP_F8AOtZEMSoELZgMceRBNh7nmOJI2iLrEh8pgig955gH3CICJ7GxI_vW4_m6tp6N0/s320/Poesie.jpg" width="208" /></a></div>S’affaccia a mare il sole e non sbadiglia, <br /></span><span style="font-family: times;">ma sorride co i flutti e gli inargenta, <br /></span><span style="font-family: times;">passa l’aura sottile, e s’accapiglia<br /></span><span style="font-family: times;">co ’l fiorrancio che trema e si lamenta. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Sovra il mio tetto il passero pispiglia<br /></span><span style="font-family: times;">la sua canzone garrula e contenta; <br /></span><span style="font-family: times;">la rosa entro la buccia s’invermiglia, <br /></span><span style="font-family: times;">s’ingemma il pesco e infogliasi la menta.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><br /></span><span style="font-family: times;">E il sol si leva; il bruco su la foglia, <br /></span><span style="font-family: times;">su ’l letamaio il tafano rivive; <br /></span><span style="font-family: times;">ogni grano di terra s’ingermoglia</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><br /></span><span style="font-family: times;">ed io non sento l’amoroso foco; <br /></span><span style="font-family: times;">un amaro sconforto in me sol vive, <br /></span><span style="font-family: times;">e mi sento morire a poco a poco. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><i>Luigi Natoli</i></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: Poesie.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Il volume comprende le raccolte di poesie edite e mai più ripubblicate e soprattutto inedite, fedelmente trascritte dai manoscritti originali. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Pagine 278 - Prezzo di copertina € 20,00</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Disponibile:</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (sconto 15% - consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times;">La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi, 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo, 56), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102), Libreria Forense (Via Maqueda 185), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni, 60). </span></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-57073716707787072702024-02-21T08:18:00.000-08:002024-02-21T08:18:41.972-08:00Luigi Natoli: La mia dottrina, che è la vera, ha uno scopo: la rigenerazione dell'uomo... Tratto da: Cagliostro e le sue avventure. <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB2XclpVebIZa06EpcPRHMWcKo-eOTmXuSfXn-7f7-EJa9kYdCvHDrMM9WEAJRSPvHHuuQwMyNvpZHn_hyX4ZYCIjoa79m_IF7b4-vVYIAIpbgMwWcYR7BQ5q4D6DPN8HXu3FH1M_aNSWJgX3mXqaA6OKHxUM50Sv961sopJrBAmoEG3uYy3tRfjzZa6A/s274/massoneria2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="263" data-original-width="274" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB2XclpVebIZa06EpcPRHMWcKo-eOTmXuSfXn-7f7-EJa9kYdCvHDrMM9WEAJRSPvHHuuQwMyNvpZHn_hyX4ZYCIjoa79m_IF7b4-vVYIAIpbgMwWcYR7BQ5q4D6DPN8HXu3FH1M_aNSWJgX3mXqaA6OKHxUM50Sv961sopJrBAmoEG3uYy3tRfjzZa6A/s1600/massoneria2.jpg" width="274" /></a></div>Le logge seguivano tutta la stretta osservanza, ed eran sotto la protezione della Corte: sicchè era vano ogni tentativo di modificarle secondo quelle idee, che con la lettura dell’opuscolo di Giorgio Cafton, s’erano venute formando nella mia mente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Qualche visita che vi feci mi confermò nella mia idea, che cioè l’illuminismo, che era la dottrina di queste logge, conduceva a una specie di ateismo sterile. Ma dove io concepii la necessità di una riforma, fu a Lipsia, dove udii dalla stessa bocca di Scieffort, la sua dottrina. Essa era un impasto curioso della dottrina del primo fondatore Giovanni Boheme – la quale ammetteva che l’uomo riceveva direttamente da Dio un lume speciale, per cui poteva da sé raggiungere la perfezione – di riti massonici, e dell’ordine fondato da Adamo Weisshaupt, qualche anno prima, che mescolando fra loro la dottrina dell’illuminismo e i riti massonici ne aveva cavato fuori una setta più politica che altro; e che pretendeva poter generare il bene dalle stesse cause che generavano il male.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Tuttavia io vi riscontravo qualche cosa che poteva servire ai miei scopi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Io facevo come l’ape. Andavo suggendo qua e là ciò che mi poteva servire. Dal conte di Saint-Germain, come da Scieffort; da Swedemborg – e da costui presi anzi molto – come da Cofton; dagli alchimisti di cui studiavo i segreti, come dai libri di mastro Altotas; dalle mie conoscenze di medicina come da quelle cognizioni superficiali di storia e della Scrittura; da quella mia forza occulta, come dalle pratiche magiche di cui conoscevo i procedimenti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Tutto ciò doveva servirmi nella esecuzione del disegno che già s’era fermato nella mia mente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Una voce interna mi chiamava a compiere grandi cose; l’avvenire si schiudeva dinanzi a me; io mi lanciai animosamente nel nuovo cammino, con la sicurezza della vittoria.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">“Tutto ciò che voi credete maraviglioso, e che sia frutto della vostra scienza, è vecchio; io lo appresi in un tempo del quale ho perduto la memoria. Voi tramutate i metalli? Ed io li tramuto da un pezzo; voi credete di possedere la pietra filosofale, ma vi ingannate: nessuno di voi conosce la formula segreta del divino Ermete Trimegisto incise sopra una colonna del tempio; perché nessuno di voi ha passato lunghi anni nella penitenza e nel colloquio con Dio e coi sette Angeli, come li ho passati io tra le rovine di Menfi o dentro le Piramidi misteriose, dove nessun mortale è mai entrato: voi credete di essere immortali, ebbene io dico a voi che non passerà un mese che Scieffort, colpito dall’ira divina, morrà.”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">“La mia dottrina, che è la vera, ha uno scopo: la rigenerazione dell’uomo; mira ad aumentare la potenza e la dignità della sua anima; a insegnar loro, che per quanto grandi siano le cose maravigliose che egli può vedere, siano anche i sette angeli che stanno al cospetto di Dio, egli non deve adorarli, ma considerarli per uguali; che nel mondo degli spiriti o egli non deve penetrare, o se vi penetra, deve parlare da maestro e dominatore non già implorante o avvilirsi; poiché egli è stato creato a immagine di Dio, che gli ha dato il diritto di comandare e dominare la natura. Per giungere a questo non sono necessarie le vostre cerimonie; le vostre formule magiche; ma un cuor puro, un animo forte, amare, far del bene e aspettare!”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy5wkk-EoGdOeK7WQyq9ty7GvBpbZRAvmJkSGBXSLi-fphBq5jCyN4uUYh9we5NaGoVkccuDis914FVlEcpj8yrzrdDeBygOu9saCwVKXfOizInEoW5d6zWT4t_qQFx8paSXEEtR2Y9RIVLsq_K3A43jdugzg0Li_0foaN7QUuSvSoIj9dtCYzRWdJxzw/s1499/cagliostro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1499" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy5wkk-EoGdOeK7WQyq9ty7GvBpbZRAvmJkSGBXSLi-fphBq5jCyN4uUYh9we5NaGoVkccuDis914FVlEcpj8yrzrdDeBygOu9saCwVKXfOizInEoW5d6zWT4t_qQFx8paSXEEtR2Y9RIVLsq_K3A43jdugzg0Li_0foaN7QUuSvSoIj9dtCYzRWdJxzw/s320/cagliostro.jpg" width="213" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: <span style="background-color: transparent; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Cagliostro e le sue avventure –</span><span style="background-color: transparent;"> Romanzo storico siciliano ambientato nel 1700. È la storia di Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, narrata dal protagonista come la lettura di un Diario. </span></span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">L’opera, in una edizione totalmente restaurata dal titolo all’indice, è costruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.</span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno </span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Pagine 881 – Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Disponibile su Amazon Prime, Ibs e tutti gli store on line</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), Libreria Forense (Via Maqueda 185)</span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-464036518733069421.post-73584587036413321222024-02-21T08:05:00.000-08:002024-02-21T08:05:31.580-08:00Luigi Natoli: Io nacqui in un vicolo che allora prendeva il nome da una celebre taverna detta della Perciata... Tratto da: Cagliostro e le sue avventure. <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZs6blkkpakg6a1BhKQ1K1WdNrAJ70QTWgSAu1fHjwT5YGXdyboBv6l_HweHJViEvxqQUcmeOu3yNPu9Rawwc13ti8dKD8FevfgmXDwE9UJ2N7hgL5KoXJYp2dg4SnTo9vWNhOYE-HOEABQHFfnkFNvRJARHFvra-MLaHnm15ogHWd-ECjb-SDEMAk_Nw/s796/Cagliostro_Certificato_DSC_3438.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="634" data-original-width="796" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZs6blkkpakg6a1BhKQ1K1WdNrAJ70QTWgSAu1fHjwT5YGXdyboBv6l_HweHJViEvxqQUcmeOu3yNPu9Rawwc13ti8dKD8FevfgmXDwE9UJ2N7hgL5KoXJYp2dg4SnTo9vWNhOYE-HOEABQHFfnkFNvRJARHFvra-MLaHnm15ogHWd-ECjb-SDEMAk_Nw/s320/Cagliostro_Certificato_DSC_3438.jpg" width="320" /></a></div>Per restringere la mia parentela, e perchè sappiate che il titolo di Cagliostro non è meno mio di qualunque altro, voglio farvi un breve albero genealogico della mia famiglia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Anche nella Bibbia e nei Vangeli si comincia con l’albero genealogico. Io non risalgo ad Abramo e Noè, la parentela dei quali per altro non respingo; ma scendo a tempi assai più vicini.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Carlo Matteo Martello ebbe due figlie, una, Maria andò sposa di don Giuseppe Bracconieri, morto nel 1754; l’altra, Vincenza, si maritò in don Giuseppe Cagliostro di Novara Sicula, e fu la mia buona madrina.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Dal matrimonio di Maria col Bracconieri nacquero quattro figli, due maschi Antonino e Matteo, miei zii, e due femine; Felicia Bracconieri, mia madre, che andò in moglie a don Pietro Balsamo, e Maria che fu sposata al signor Filippo Abate di Termini.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Dicono che il mio nonno paterno Antonino Balsamo fosse un libraio molto noto in Palermo. Non so, e non mi importa saperlo. Mio padre era un mercante.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Le nozze di Felicia Bracconieri e di Pietro Balsamo furono feconde di due figliuoli: Giovanna Giuseppa Maria, mia sorella, che poi – a quanto ne ho saputo – si è sposata con un Giovan Battista Capotummino, ed io.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Io nacqui a Palermo, il 2 giugno 1743 nella casa paterna, in un vicolo che allora prendeva il nome da una celebre taverna detta della Perciata, nelle vicinanze dell’ospedale dei frati Benfratelli. Fui battezzato sei giorni dopo alla Cattedrale dal parroco don Diego Mezzopane e fui tenuto a battesimo da don Giovan Battista Barone e dalla zia Vincenza Cagliostro che, non potendo venire personalmente, si fece rappresentare per procura.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Nel battesimo ebbi imposti i nomi di Giuseppe, Giovan Battista, Vincenzo, Pietro, Antonino e Matteo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Troppi nomi per un uomo solo. I miei mi chiamarono sempre col primo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Se nel corso della mia vita io assunsi cognomi diversi non c’è dunque da stupirsi. Dal momento che era piaciuto ai miei parenti di caricarmi di tutti quei nomi che io non domandavo, perchè mai non potevo io concedermi di mia volontà quelli che mi piacevano?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Questi particolari sulla mia nascita risulterebbero dalla fede di battesimo, che fu domandata in occasione del mio matrimonio; ma io ho sempre dato uno scarsissimo valore a questo documento insignificante per la vita di un uomo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Per un pezzo io stesso credetti di essere nato a Termini o a Messina o a Malta; ma poi mi son persuaso che, per quanto la fede di battesimo assicuri il luogo e la data della mia nascita, è da sciocchi cercare quando o dove la mia personalità abbia avuto origine. Io l’ignoro. Io sono stato sempre e la mia patria è il mondo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrEaG9tXoQ0MA62wzS2Lb6qrSAgaXeYdy3DvXsYRo7SnCruKJOA86zeuolQGbJOd0GbONtcWTSMf2dxK4qR3MRe6wjmkNWGFHRKSUk_ssUKV5I7fKVk5WqMQZg3LhKVQoAsVKvDSKDu7hZrxGyIV0rfuv15XflpduxuzthmtZX1BWTUP3PjE-zUgMKm2k/s1499/cagliostro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1499" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrEaG9tXoQ0MA62wzS2Lb6qrSAgaXeYdy3DvXsYRo7SnCruKJOA86zeuolQGbJOd0GbONtcWTSMf2dxK4qR3MRe6wjmkNWGFHRKSUk_ssUKV5I7fKVk5WqMQZg3LhKVQoAsVKvDSKDu7hZrxGyIV0rfuv15XflpduxuzthmtZX1BWTUP3PjE-zUgMKm2k/s320/cagliostro.jpg" width="213" /></a></div><br /><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Luigi Natoli: <span style="background-color: transparent; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Cagliostro e le sue avventure –</span><span style="background-color: transparent;"> Romanzo storico siciliano ambientato nel 1700. È la storia di Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, narrata dal protagonista come la lettura di un Diario. </span></span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: transparent;">L’opera, in una edizione totalmente restaurata dal titolo all’indice, è costruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.</span></span></div><div style="background-color: white;"><span style="font-family: times;">Copertina di Niccolò Pizzorno </span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Pagine 881 – Prezzo di copertina € 25,00</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">Disponibile su Amazon Prime, Ibs e tutti gli store on line</span></div><div style="background-color: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;">In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), Libreria Forense (Via Maqueda 185)</span></div></div>Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editorihttp://www.blogger.com/profile/16869407315264539768noreply@blogger.com0